Dietro i numeri dei singoli parametri e della classifica generale si possono cogliere differenti percorsi ambientali. Questi percorsi, senza essere veri e propri cluster, possono essere sintetizzati in sette gruppi
Dietro i numeri dei singoli parametri e della classifica generale si possono cogliere differenti percorsi ambientali. Questi percorsi, senza essere veri e propri cluster, possono essere sintetizzati in sette gruppi di città, in funzione del rapporto tra condizioni di pressione ambientale (consumi e inquinamento) e capacità di gestione ambientale (infrastrutture, servizi, pianificazione). Tale analisi, fa emergere la rilevanza assunta dalla capacità di governo delle pubbliche amministrazioni e dal senso civico nel generare percorsi di sviluppo differenziati che si riflettono anche nel diverso grado di qualità e di sostenibilità ambientale.
Degradate: Ragusa, Frosinone, Agrigento, Catania, Caserta, Siracusa, Benevento, Palermo. sono le città con elevati carichi ambientali (valori superiori alla media che ricadono spesso nel 20% di pressione ambientale a maggiore intensità) e con bassi livelli e capacità di gestione ambientale che pregiudicano la realizzazione di interventi innovativi. A fronte di livelli di inquinamento elevati (ad esempio, superamento dei limiti per il biossido di azoto ed il PM10) non risultano implementati o sono molto in ritardo gli interventi di ´risposta´, sia per la mobilità urbana, che per la gestione dei rifiuti. Sono in prevalenza città del Sud, soprattutto siciliane (Ragusa, Agrigento, Siracusa, Catania, Palermo) sempre caratterizzate da livelli di reddito procapite ben inferiori alla media nazionale (con la sola eccezione di Frosinone). In alcune di queste città – particolarmente rilevante il caso di Palermo – pur essendo state sviluppate politiche innovative di recupero del patrimonio edilizio, molti interventi di recupero e protezione ambientale stentano a decollare.
Trascurate: Oristano, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Enna, Isernia, Trapani, Crotone, Catanzaro, Nuoro, Messina, Imperia, Brindisi, Taranto. Sono le città dove si associano condizioni di pressione ambientale contenuta e assenza o grave carenza di gestione ambientale. Con la sola eccezione di Imperia, si tratta sempre di città meridionali caratterizzate da bassi livelli di reddito (e spesso da elevate condizioni di disagio sociale) nelle quali, in genere proprio per effetto di queste condizioni di disagio, i consumi e le pressioni ambientali (energetici, motorizzazione, rifiuti ecc.) sono nettamente inferiori alla media. Occorre però ricordare che per molte di queste città mancano dati sui livelli di inquinamento atmosferico, anche se, laddove disponibili, risultano generalmente contenuti.
Stressate. Pordenone, Alessandria, Milano, L´Aquila, Lecce, Padova, Forlì, Cuneo, Ravenna, Vicenza. Sono città che presentano i maggiori carichi ambientali (i valori rilevati si collocano quasi sempre nel 20% a maggiore intensità), con alti tassi di motorizzazione e consumi energetici e livelli di inquinamento atmosferico tra i più elevati: biossido di azoto e/o PM10 quasi sempre sopra le soglie. Lo sviluppo di politiche e misure ambientali è stato parziale e discontinuo. In alcuni ambiti eccellono, in altri si collocano tra i peggiori. Sono principalmente città del Centro-Nord, grandi e piccole (come Milano o Pordenone), in genere con elevati livelli di reddito e consumo. Se per le città del Sud, come Lecce, questa classificazione corrisponde ad una ´uscita´ da situazioni di degrado ed è associata ad un cospicuo e diffuso miglioramento delle performance di gestione ambientale (ad esempio, la gestione della mobilità, la raccolta differenziata e la depurazione) le città stressate del Nord sono le città che non hanno ancora saputo rispondere con coerenza alla decadimento della qualità ambientale. Gli interventi di protezione e tutela ambientale sono ancora concepiti in maniera difensiva, si tampona la crisi con qualche misura di contenimento. La qualità ambientale non è uno degli elementi della strategia di governo e di sviluppo della città e l´inquinamento è ancora visto come un ´costo´ da sopportare.
In mezzo al guado. Grosseto, Lecco, Varese, Savona, Lucca, Lodi, Udine, Trieste, Prato, Rovigo, Venezia, Gorizia, Perugia, La Spezia, Pisa, Genova, Terni, Chieti, Firenze, Vercelli, Novara, Verona, Teramo, Pistoia, Cagliari, Viterbo, Treviso, Ancona, Pesaro, Napoli, Rieti, Bari, Asti, Foggia, Como, Pescara, Aosta, Salerno, Cosenza, Sassari, Avellino, Latina. La gran parte delle città italiane è caratterizzata da livelli di inquinamento significativi, anche se spesso decrescenti, e da politiche ambientali discontinue, buone o eccellenti in alcuni settori, mediocri se non indegne in altri. Sono le città in mezzo al guado. Medie e piccole città soprattutto del Centro-Nord, ma anche alcune grandi città come Napoli, Firenze, Genova. In questa classe si ritrovano situazioni differenti. Accanto a città medio-piccole senza condizioni ambientali stressate, ma con politiche ambientali modeste, vi sono città grandi o medie che hanno ancora da completare la realizzazione di importanti servizi ambientali (come la depurazione per Firenze) o che non hanno intrapreso con la stessa efficacia la strada innovativa delle città ´reattive´. Si segnalano, inoltre, città meridionali, come Napoli, che escono con successo da una situazione di forte degrado e incuria ambientale e territoriale.
Reattive. Roma, Modena, Torino, Piacenza, Siena, Rimini, Massa, Reggio Emilia, Brescia, Parma, Trento, Bologna, Verbania, Bergamo. C´è invece chi reagisce ai carichi ambientali legati allo sviluppo economico e ad alti livelli di consumo. Sono le città ´reattive´. In queste città i carichi ambientali sono elevati ed i livelli di inquinamento, anche se decrescenti, restano significativi. Ma le città ´reattive´ tendono a non rimanere ferme e dispiegano politiche, spesso anche di segno ´proattivo´, per reagire allo stato di degrado e all´alta pressione ambientale. Si tratta di città che hanno raggiunto livelli di eccellenza (come Bergamo), almeno nel contesto italiano, su molti degli indicatori di gestione ambientale. Su quasi nessun indicatore ricadono nel 20% delle città peggiori, e spesso si posizionano tra le città migliori in circa la metà degli indicatori. Sono tutte città del Centro-Nord e, tra queste, anche alcune delle grandi città italiane come Roma o Torino (la cui collocazione in questa classe è ancora precaria) e come Bologna che da anni si colloca ai vertici per le politiche ambientali (anche se con qualche segno di appannamento).
Rilassate. Campobasso, Caltanissetta, Ascoli, Potenza, Macerata, Matera, Biella, Arezzo, Belluno. Sono città con grandi potenzialità di miglioramento ma che, forse proprio per una qualità ambientale già dignitosa, non hanno politiche ambientali sufficientemente attive e coerenti. In molte di queste città, anche in virtù della loro storia o della loro collocazione geografica, vi sono bassi livelli di pressione e di inquinamento ambientale. Sono tra le non molte città italiane dove non vengono superati i limiti né per il biossido di azoto né per il PM10. Le città meridionali che rientrano in questo gruppo sono caratterizzate anche da livelli di servizi e gestione ambientale ben al di sopra della media del Sud. Le città del Centro-Nord si collocano su livelli medi di gestione ambientale. Queste città, con politiche ambientali più decise e innovative potrebbero collocarsi ai vertici della sostenibilità ambientale, ma sembra quasi che i bassi livelli di pressione e conflittualità ambientale non riescano a fornire adeguati stimoli.
Virtuose. Livorno, Ferrara, Bolzano, Pavia, Sondrio, Mantova, Cremona. Tra le piccole e medie del Centro-Nord si ritrovano anche le città ´virtuose´, le città dove sono bassi (o comunque inferiori alla media) i livelli di pressione ambientale e di inquinamento atmosferico e dove è, invece, alta la capacità di gestione e la disponibilità di servizi di tutela ambientale. Sono le città che da tempo compongono la testa della classifica di Ecosistema Urbano, dove servizi e politiche ambientali sono stati dispiegati da tempo. Sono, in genere, città che già dieci anni fa erano dotate di un sistema efficiente di depurazione, che avevano cominciato a sviluppare la raccolta differenziata prima del decreto Ronchi, e che si erano dotate di isole pedonali, zone a traffico limitate, piste ciclabili. Anche negli ultimi anni esse continuano a registrare un costante miglioramento.