Il capitale naturale della terra è in pericolo: lo stima il Rapporto Living Planet 2002 del WWF

Il capitale naturale della terra è in pericolo: lo stima il Rapporto Living Planet 2002 del WWF

Il documento è stato laborato con la collaborazione del World Conservation Monitoring Centre di Cambridge

L´uomo continua a sfruttare le risorse naturali ad una velocità superiore alla capacità di rigenerazione, a stabilirlo sono i fatti, contenuti nell´ultimo rapporto edito dal  WWF. Con  ´Living Planet 2002´, rapporto sullo stato del Pianeta, ci si può confrontare con il concetto di ´impronta ecologica´, elemento sul quale si base il  rapporto stesso.

´Negli ultimi quarant´anni l´impatto delle attività dell´uomo sui sistemi naturali è cresciuto dell´80%, crescendo ad un livello che, attualmente, è del 20% superiore  rispetto alla capacità biologica del Pianeta. – spiegano i responsabili del WWF anche dalle pagine del loro sito -.  E´ come se consumassimo risorse per un  1,2 pianeti. In pratica, il nostro consumo di risorse sta eccedendo la capacità produttiva della stessa Terra depauperando il capitale naturale stesso del nostro  pianeta. Lo rivela il Rapporto Living Planet 2002 del WWF, elaborato con la collaborazione del World Conservation Monitoring Centre di Cambridge´.

´Dal 1970 ad oggi le foreste che coprono la Terra si sono ridotte del 12%, la biodiversità marina di un terzo, gli ecosistemi d´acqua dolce del 55% – si legge  ancora nella presentazione proposta dal WWF -. Nello stesso periodo i consumi umani sono raddoppiati, e continuano a crescere al ritmo di 1,5% l´anno. L´indice  complessivo di biodiversità è passato da 100 a 65. La crescita sproporzionata dei consumi e dell´inquinamento mette sotto accusa soprattutto i Paesi ricchi. Gli  abitanti degli Stati Uniti, ad esempio, consumano 24 volte tanto rispetto a quelli dei paesi africani più poveri´.

´Nel calcolo delle impronte ecologiche delle diverse nazioni l´Italia si colloca al 29° posto, con 3,84 ettari globali pro capite, a fronte di una biocapacità di 1,18 ettari  globali pro capite. Gli Stati Uniti sono invece al secondo posto con un´impronta ecologica di 9,70 ettari globali pro capite superati solo dagli Emirati Arabi Uniti con  10,13. Assumendo anche scenari con crescita di popolazione mondiale media, uno sviluppo economico medio ed un uso di tecnologie a maggiore efficienza di  risorse, l´impronta ecologica potrebbe crescere, nel periodo dal 2000 al 2050, ad un livello tra l´80 ed il 120 % oltre l´attuale. In questo scenario i 9,3 miliardi di  abitanti che la Terra dovrebbe avere nel 2050 (proiezione media delle Nazioni Unite) richiederebbero da 1.8 e 2.2 pianeti come la Terra in grado di sostenere il  loro consumo di cereali, carne, pesce e legno e per mantenere il livello di anidride carbonica costante nell´atmosfera´.

´Tutto questo evidentemente impone scelte coraggiose e non più differibili – ha dichiarato il Portavoce del WWF Italia, Gianfranco Bologna -. E´ necessario invertire  l´attuale tendenza delle nostre società, diretta al sempre maggiore sfruttamento dei sistemi naturali oltre la loro capacità di rigenerazione ed oltre la loro capacità di  assimilazione degli scarti, dei rifiuti, delle sostanze tossiche, dell´inquinamento da noi prodotto. Sono passati dieci anni dal vertice di Rio de Janeiro sullo Sviluppo  Sostenibile: la risposta politica ed economica è stata assolutamente inadeguata rispetto alla sfida´.

L´insostenibileimprontadell´uomosullaterra


Manuela Michelini – clickmobility.it

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