La storia dello “struscio” fiorentino lungo i binari

FIRENZE. QUELLA VOLTA CHE LA GIOCONDA SALI’ SUL TRAM: PRESENTATO IL LIBRO "FIRENZE IN TRANVAI

FIRENZE. QUELLA VOLTA CHE LA GIOCONDA SALI’ SUL TRAM: PRESENTATO IL LIBRO "FIRENZE IN TRANVAI

Storia, foto, aneddoti, cartine, e molto altro rappresentano il libro di Fabrizio Pettinelli, responsabile di esercizio di Ataf che, grazie ad un preciso lavoro di ricerca, esperienza e alcune interviste ha ricostruito in maniera brillante la “Firenze in tranvai”

Nel pomeriggio dell’11 dicembre 1913, alla fermata di via Panzani, in prossimità dell’albergo Tripoli-Italia (oggi Hotel Gioconda), salì sulla linea 5 del tram un passeggero che portava una valigia di cartone. Sceso alla fermata di Borgo Ognissanti, entrò nel negozio dell’antiquario Geri ed estrasse dalla sua valigia nientemeno che la “Gioconda” di Leonardo, rubata due anni prima al Louvre. E’ solo questo uno dei tanti episodi storici che legano il tram alla città di Firenze. Un legame così forte e radicato che ancora oggi capita spesso di sentire qualcuno rispondere al cellulare sull’autobus e dire: “Sono sul tram”.

Storia, foto, aneddoti, cartine, e molto altro rappresentano il libro di Fabrizio Pettinelli, responsabile di esercizio di Ataf che, grazie ad un preciso lavoro di ricerca, esperienza e alcune interviste ha ricostruito in maniera brillante la “Firenze in tranvai” (dal titolo del libro).

“Un gesto d’affetto verso il padre – commenta la presidente di Ataf, Maria Capezzuoli citando la dedica dell’autore (“A mio padre, un tranviere”) – ma anche verso la città di Firenze e l’azienda dove lavorando ha trascorso una vita. E’ questo, ritengo, il valore più grande del libro di Fabrizio Pettinelli, che Ataf ha accolto, apprezzato e pubblicato con piacere”.

Manovratore, controllore e fattorino, immortalati in una foto accompagnano l’ultima corsa del tram il 20 gennaio 1958. Sono visibilmente commossi. Il cambiamento arriva proprio negli anni in cui nel 1955 in piazza della Repubblica la Fiat presenta la 600, e sulla 500 nel 1957 a bordo c’è un Odoardo Spadaro in grande spolvero. Erano gli ultimi anni dell’Ottocento, invece, quando il Vamba, il celebre fiorentino autore di Gianburrasca, scriveva: “Viva il via-vai, viva il tranvai, viva il progresso e quelli che ce l’hanno messo”. Mentre l’aneddotica ricorda che negli anni del tram al concordato segnale lanciato dal bigliettaio: “Rintuzza!”, l’autista dava una bruschissima frenata che, proiettando tutti i viaggiatori in avanti, creava un po’ di spazio sul fondo della vettura per far salire qualcun altro.
Nel 1871 la Provincia di Firenze dava al signor Bettini la concessione per 99 anni delle strade provinciali per l’impianto di tranvie a cavalli. Bettini non sfruttò mai quella concessione. La cedette ai signori Otlet e Guillon, rappresentanti in Italia della potente belga Société Anonime del Tramways Florentins. E’ a causa, o merito, di questo “Tramways” che i fiorentini diranno, e dicono, “tranvai”.

La storia del tram è ricostruita con grande cura dall’autore fino all’ultimo viaggio del 1958. La “Belga”, come veniva chiamata, resta a capo del servizio fino al 1934. Il 15 luglio del 1935 l’amministrazione comunale, dopo varie vicissitudini, affida l’esercizio della rete alla Fiat. Il nome dell’azienda è Stu: servizio tranviario urbano. La Fiat, prima direttamente, poi attraverso una controllata milanese (dal 1941) passa la mano nel dopoguerra.

L’amministrazione comunale, consapevole della grande importanza che il servizio di trasporto pubblico doveva assumere nella fase di ricostruzione post-bellica, si impegna in prima persona. Stanzia 12 milioni di lire nel 1946 per il sussidio ai 1.000, su 1.400 dipendenti rimasti senza lavoro. Lo sviluppo della rete, invece, si muove di pari passo con lo “sminamento” del centro e la ricostruzione del materiale rotabile. Il 25 ottobre del 1945 la giunta comunale delibera la municipalizzazione dell’azienda di trasporti. Nel 1946, il primo gennaio, nasce Ataf. “Il libro di Pettinelli – aggiunge la presidente – ricostruisce la storia della mobilità cittadina, liberandola da polemiche e tecnicismi faticosi. Dai tempi degli omnibus ai tram, fino alla Firenze di oggi, si racconta il trasporto pubblico per narrare una città che cambia. Perché il servizio di trasporto pubblico deve cambiare nel tempo mostrandosi capace di rispondere ad esigenze di mobilità collettiva in continua trasformazione. Altrimenti non è più un servizio”.

Il cerchio si chiude è il titolo dell’ultimo capitolo del libro di Fabrizio Pettinelli. “Speriamo sia anche un augurio – chiosa la presidente – per la città, che al tram è affezionata e che in esso ripone, ancora una volta, le proprie speranze di efficienza e modernità”.M. M. – clickmobility.it

Left Menu Icon