Mobilità pendolare in crescita, risorse inadeguate

MILANO. ASSEMBLEA NAZIONALE PENDOLARI: RICHIESTI PIU' INVESTIMENTI, TRENI E NUOVE INFRASTRUTTURE

MILANO. ASSEMBLEA NAZIONALE PENDOLARI: RICHIESTI PIU' INVESTIMENTI, TRENI E NUOVE INFRASTRUTTURE

Convocata da Legambiente nell'ambito di Pendolaria”Il trasporto ferroviario locale deve diventare una priorità nell’agenda politica italiana. Servono più investimenti, più treni e nuove infrastrutture”

Più investimenti, più treni e nuove infrastrutture sono quello che serve al trasporto ferroviario locale per uscire dalla grave crisi in cui versa ormai da troppo tempo. Lo chiedono a gran voce i comitati e le associazioni di pendolari che venerdì  si sono riuniti insieme a amministratori pubblici, manager delle ferrovie e sindacati, nell’assemblea nazionale dei pendolari convocata da Legambiente nell’ambito di Pendolaria, la campagna dell’associazione ambientalista in favore della mobilità regionale su ferro.

Secondo i dati del Censis la mobilità pendolare nel nostro Paese è in costante crescita (+ 14,5% tra il 2001 e il 2007) e riguarda circa 13 milioni di persone. Di queste la maggior parte predilige l’auto e solo il 14,8% sceglie il treno.

"A fronte di questa crescita – sottolineano in Legambiente – la risposta da parte delle istituzioni negli anni è stata assolutamente inadeguata. Mentre si è investito nell’acquisto di nuovi convogli per i collegamenti Eurostar e altri stanziamenti sono previsti per l’entrata in funzione dei binari ad Alta Velocità, poco o nulla si è fatto per il trasporto pendolare. Eppure per i passeggeri trasportati parliamo di un rapporto di 9 a 1 (2milioni di passeggeri trasportati sulle linee regionali a fronte di poco più di 250mila sulle linee a lunga percorrenza)".

Bisogna cambiare rotta – è emerso a gran voce venerdì -. Il trasporto ferroviario locale è un’urgenza nazionale e una priorità che non può continuare ad essere ignorata ma che, al contrario, deve diventare uno degli obiettivi strategici delle politiche nazionali.

Quella pendolare è una porzione di domanda particolare, che riguarda soprattutto alcune città metropolitane: Milano e Roma in primo luogo, Torino, Genova, Bologna, il quadrilatero Veneto (Treviso, Padova, Vicenza, Mestre), Firenze, Napoli, e con minore intensità Bari, Reggio Calabria e Palermo. Ed è una domanda per spostamenti di breve distanza – 24,2 km lo spostamento medio –  e concentrati in alcune ore della giornata (dalle 6:00 alle 9:00 e dalle 17:00 alle 20:00). Proprio a questa domanda bisogna dare più urgente risposta.

Il passaggio di competenze dal Governo alle Regioni, che dal 2000 affida a queste ultime il compito di gestire le risorse provenienti dallo Stato, di programmare gli investimenti dei fondi regionali e di stipulare con le imprese concessionarie i contratti che contemplano la quantità e la qualità del servizio, non ha prodotto miglioramenti – è stato fatto notare venerdì -. Anzi, si è assistito ad una drastica riduzione dei fondi messi a disposizione per i treni “pendolari” sia da parte dello Stato che delle Regioni.

Contrariamente a quanto annunciato e promesso più volte dal Governo, nell’ultima Finanziaria le risorse per migliorare il trasporto locale e l’offerta di convogli sulle piccole e medie distanze sono scomparse insieme ai 1000 nuovi treni promessi ai pendolari per migliorare le condizioni di viaggio e uscire da un’odissea quotidiana fatta di ritardi, carrozze sporche e sovraffollate.

Un taglio assolutamente inaccettabile che porta lo stanziamento per il trasporto ferroviario locale addirittura al di sotto delle cifre messe a disposizione nel 2000 (1215 milioni di euro): quest'anno 438 milioni di euro in meno rispetto all’anno scorso per un totale di 1174 milioni di euro. E anche le Regioni,  che dal 2000 ad oggi potevano scommettere sul futuro della ferrovia avendo completa competenza sulla programmazione del servizio e sugli investimenti aggiuntivi per migliorare qualità e quantità dell’offerta, non hanno investito neanche l’1% dei propri bilanci al trasporto locale – hanno sottolineato con forza L'assemblea -.
Al trasporto ferroviario hanno destinato solo le briciole, concentrando gli sforzi maggiori  nel perseguire i target della “Legge Obiettivo”: linee ad Alta velocità e grandi opere stradali.
Il vero problema dunque sono le risorse, assolutamente insufficienti a garantire un servizio di qualità. La stessa liberalizzazione del servizio, della quale si è discusso a lungo in questi anni è ferma. L’idea per cui con le gare per l’assegnazione delle concessioni e la concorrenza si possa migliorare la qualità del servizio è giusta, ma sta in piedi solo se è accompagnata da maggiori risorse, come avviene negli altri Paesi europei.“Continuare a dare la priorità a infrastrutture che favoriscano il trasporto privato e su gomma – sottolinea Legambiente – è spaventosamente controproducente per un paese come l’Italia  dove le città sono congestionate da un numero impressionante di automobili e per questo assediate da altissimi livelli di smog. Senza considerare che in base agli accordi di Kyoto dobbiamo assolutamente ridurre le emissioni di gas serra e dobbiamo farlo in fretta. Un trasporto ferroviario locale efficiente riuscirebbe non solo a combattere i mutamenti climatici e liberare le nostre città da inquinamento e congestione, ma garantirebbe a tutti i cittadini il diritto ad una mobilità libera e sostenibile”.  
Secondo Legambiente recuperare i ritardi è possibile, invertire il rapporto tra mobilità pubblica e privata non è utopia. Un forte rilancio del trasporto ferroviario pendolare è una scelta lungimirante, che incrocia nuove domande e bisogni dei cittadini e insieme guarda al futuro delle città italiane.

Con questa assemblea – spiegano venerdì alla platea – si è costituita una grande alleanza di cittadini, associazioni, comitati che si battono per un interesse generale e per arrivare al raggiungimento di alcuni obiettivi:  
1. Ottenere maggiori risorse per il servizio di trasporto pendolare. Individuare un meccanismo di finanziamento che cresca progressivamente nel tempo per dare certezza agli investimenti da parte delle Regioni.

2. L’attuazione del progetto 1000 nuovi treni per i pendolari. Solo con un parco rotabile rinnovato che cresca nel tempo sarà possibile dare risposta a una domanda in costante aumento e soprattutto togliere auto dalla strada.

3. La priorità agli investimenti nei nodi urbani nelle politiche infrastrutturali. L’agenda degli investimenti nazionali deve contenere le risorse per realizzare gli interventi di ammodernamento e messa in sicurezza delle linee urbane, di realizzazione di binari dedicati al trasporto regionale e metropolitano, di linee di aggiramento per le merci, di nuove stazioni attrezzate con parcheggi e servizi.

4. Stabilire un patto con i pendolari. I cittadini che ogni giorno si muovono in treno sono l’interlocutore fondamentale di questa strategia di potenziamento del servizio. E il confronto, la partecipazione e l’informazione dei pendolari diventano fondamentali anche per rafforzare e monitorare il servizio sulla rete (puntualità, grado di affollamento,  igiene, climatizzazione, informazione e cortesia personale). A un progressivo miglioramento del servizio può poi corrispondere, secondo Legambiente, un adeguamento del prezzo dei biglietti. Tutte le inchieste tra i pendolari confermano la disponibilità a tariffe più alte a fronte di un servizio più efficiente e a una migliore integrazione nelle stazioni con gli altri sistemi di spostamento urbano.

 In questa direzione i Comuni non sono esclusi da responsabilità rilevanti. Alla base delle esperienze di maggiore successo di integrazione tra linee di trasporto ferroviario regionale e metropolitano con il trasporto pubblico locale nelle città europee c’è una forte condivisione di obiettivi e strategie tra i diversi Enti Locali. In Italia però in assenza di Città metropolitane con poteri in materia, l’articolazione delle competenze si divide tra Comuni con perimetri troppo limitati e senza risorse, Province senza un ruolo altro che di coordinamento, Regioni interessate a collegamenti autostradali e lungo le reti nazionali e europee.

"In questa prospettiva si deve istituire una carta dei diritti dei pendolari che fissi obiettivi di servizio, diritti dei cittadini utenti, condizioni minime di informazione, qualità, rimborso per disfunzioni che avvengano nelle diverse città metropolitane italiane".

Manu Mich. – clickmobility.it

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