"Violenza sui pugliesi" sostiene il presidente della Regione

Bari. Ferrovie: dalla Regione class action contro i tagli

Bari. Ferrovie: dalla Regione class action contro i tagli

Ieri il presidente Vendola e gli assessori Minervini e Capone ieri hanno convocato incontro al quale hanno aderito tutte le associazioni dei consumatori, i sindacati, Confindustria, l'Anci e le forze politiche per la salvaguardia del trasporto pubblico ferroviario e del diritto alla mobilità dei pugliesi

“Non è più solo una questione tecnica. C'è un carattere squisitamente politico nel problema dei collegamenti a lunga percorrenza che stiamo sollevando. Chiediamo al governo la responsabilità di fornirci una risposta concreta”. L’assessore alle infrastrutture e mobilità Guglielmo Minervini si è soffermato su questo aspetto nell’incontro convocato ieri mattina dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, al quale hanno aderito tutte le associazioni dei consumatori, i sindacati, Confindustria, l'Anci e le forze politiche per la salvaguardia del trasporto pubblico ferroviario e del diritto alla mobilità dei pugliesi.

“Non è una forma di rivendicazionismo meridionalista – ha aggiunto Minervini – ma una questione che attiene allo sviluppo. Serve sanare la frattura sulle infrastrutture e i servizi di collegamento delle persone e delle merci per mettere il Mezzogiorno nelle condizioni di contribuire al salvataggio del nostro Paese”.

“Nella sede centrale di Trenitalia – ha raccontato l’assessore – campeggia una cartina della rete ferroviaria italiana che si ferma a Roma. È la rete dell’alta velocità, distribuita in modo capillare al nord, ma che taglia fuori la linea adriatica e il sud. È un’immagine emblematica del riflesso concreto delle politiche leghiste attuate negli ultimi anni in Italia. Per questo, accanto alla vertenza sui servizi, c’è quella sulle infrastrutture che porremo in via prioritaria al governo nell’incontro del 17 gennaio. Occorre dare assoluta priorità alla Bari-Napoli per ricucire questa grossa smagliatura nella rete che genera due livelli di servizio diversi tra il nord e il sud del Paese. La Bari-Napoli è irrinunciabile perché la Puglia non giochi più in difesa sulle politiche della mobilità ferroviaria”. Inoltre ha concluso Minervini: “Lo smantellamento progressivo del servizio notturno e il disagio insostenibile cui sono chiamati i pugliesi, costretti a scendere a Bologna, anzicchè alimentare la domanda, deprime e dequalifica l’offerta di Trenitalia. E sta producendo una prima conseguenza, dirottare sui collegamenti su gomma il traffico di quella fascia di viaggiatori, anziani o famiglie, che non possono accedere ai collegamenti aerei e che hanno bisogno di arrivare direttamente a destinazione”.

“Un incontro utile a coordinare la rivolta della Puglia contro un atto di violenza di Trenitalia”.
Ha commentato il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola nel presentare alla stampa alcune iniziative intraprese contro Trenitalia a seguito del peggioramento del servizio reso sulle linee notte dei treni che collegano la Puglia con il Nord e dell’aumento dei prezzi dei biglietti e della scarsa trasparenza sulle promozioni pubblicizzate.

“Occorre mettere in sinergia – ha spiegato Vendola – le diverse istituzioni e i diversi attori sociali, per rendere questa battaglia forte e determinata e che non potrà che concludersi dando ragione alle nostre ragioni”.

È uno di quei casi, ha proseguito il presidente della Regione Puglia, “in cui non ci si può lamentare della latitanza della politica. Penso che la politica a 360 gradi abbia da subito reagito, non con una logica di mera lamentazione, ma raccontando quali sono le ragioni reali violate dagli atteggiamenti di chi taglia l’Italia in due, da chi taglia i collegamenti ferroviari e da chi ci impedisce di esercitare pienamente il diritto alla mobilità”.

“Abbiamo reagito con durezza – ha continuato Vendola – sin dal primo momento. Già nella prima riunione dei Governatori del sud con il premier Monti, abbiamo posto questo problema come emblematico di una discriminazione verso il Mezzogiorno. Vorrei anche ricordare che nel mio primo incontro che ho avuto con i Ministri Passera e Barca per chiudere intese importanti, ho ribadito che tali intese rimanevano tutte condizionate alla dirimente vicenda ferroviaria”.

Il presidente Vendola ha anche annunciato “che il prossimo 17 gennaio il premier Monti incontrerà i presidenti delle Regioni del sud su un’agenda di lavoro meridionale. Per noi, il primo punto di questa agenda sarà il ripristino di ciò che ci è stato tolto, la cucitura di ciò che è stato tagliato”.

Le associazioni dei consumatori hanno predisposto tre differenti azioni:

a) una diffida a Trenitalia ai fini di una Class Action in quanto come concessionario di un servizio pubblico essenziale, con le recenti modifiche degli orari e l’abolizione dei treni, ha peggiorato le condizioni dei cittadini pugliesi;
b) un esposto all’Antitrust con riferimento al tema dell’aumento dei prezzi e delle promozioni pubblicizzate per pratica commerciale scorretta e la nuova organizzazione che prevede 4 livelli che sostituiscono le precedenti classi (prima e seconda);
c) l’istituzione di un numero verde (800661834, ndr) attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle 13.00 per raccogliere reclami e denunce di utenti al fine di attivare le azioni di risarcimento danni.

L’iniziativa di una class action proposta dalle associazioni contro Trenitalia, secondo Vendola “è quanto mai opportuna perché si tratta di un atto di ribellione civile nei confronti di una scelta incivile”.

“Non ci sono ragioni economiche – ha detto Vendola – nelle scelte che sono state fatte da Trenitalia, ci sono ragioni che noi contestiamo in radice; il Governo nazionale non creda di cavarsela pensando che si tratti di un dialogo o di un conflitto tra noi e Trenitalia. Per noi il trasporto ferroviario è un servizio sociale fondamentale e la Regione Puglia intende continuare questa battaglia fino alla fine. Non è possibile perdere questa battaglia, perché significherebbe accettare un destino di marginalità per il Mezzogiorno d’Italia. E se il Sud resta marginale non c’è nessuna possibilità di salvare l’Italia”.
Vendola ha anche ringraziato tutti i media “che hanno svolto un ruolo importantissimo di sensibilizzazione, perché non subissimo in maniera rassegnata questi soprusi”.

Che la battaglia di Trenitalia sia “una battaglia sociale, culturale ed economica e che per questa ragione il tema debba essere affrontato con il Governo Monti e con i ministri Passera e Barca” lo ha ricordato anche l’assessore regionale allo sviluppo economico Loredana Capone che ha sottolineato che quello che sta facendo ora Trenitalia “crea un grosso problema di coesione territoriale”.

“Moretti non è un tecnico – ha aggiunto la Capone – è il presidente di una società pubblica che svolge un servizio sociale ed economico che ha effetti su tutto il paese e che può anche arrivare a deprimere una parte del paese se le scelte non sono coerenti con gli obiettivi di sviluppo salva Italia. Esattamente come sta accadendo in Puglia dove le sue scelte non sono state certamente tecniche”. Ai ministri Passera e Barca poi, la Capone ha voluto ricordare che la loro presenza nel governo “deve assicurare il perseguimento degli obiettivi di sviluppo e di coesione sociale di tutto il paese e che togliere i servizi e tagliare i treni nel modo in cui lo ha fatto Trenitalia in Puglia ha significato oggettivamente comprimere le possibilità di sviluppo di tutto il Sud”. Per la Capone, il Presidente del Consiglio Monti deve ricordarsi dell’impegno che lui stesso ha annunciato nel giorno del suo insediamento e cioè quello di “far ripartire l’Italia proprio dal Sud”.

Obiettivo della battaglia che deve comunque diventare questione nazionale e non provinciale “perché questa battaglia è promossa dalla Puglia ma non è soltanto della Puglia” è ottenere quanto richiesto dalla class action, e cioè – ha ricordato la Capone – “in primo luogo il ripristino del numero dei treni soppressi, comprese anche le cuccette quasi sempre in over booking e il ripristino dei treni sino a Milano e Torino perché lo stop a Bologna non ha alcuna ragione di essere se non quella di finanziare l’utilizzo delle frecce rosse”.
 

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