Studio dell’Istituto Bruno Leoni sulla concorrenza nel tpl

Torino. Tpl: gestione a gara per migliorare servizio e contenere i costi

Torino. Tpl: gestione a gara per migliorare servizio e contenere i costi

Il paper di Gastaldi, Quaglino e Stagnaro affronta il caso studio del tpl ligure, dove è in discussione norma per la creazione di un unico bacino regionale. A questo proposito “L’analisi dei bilanci delle società liguri rivela pesanti inefficienze e non sembra far emergere alcuna relazione tra i risultati operativi, la struttura di costo e le dimensioni aziendali"

Per migliorare il servizio e contenere i costi del trasporto pubblico locale (Tpl) occorre consentire la concorrenza nel mercato e, laddove si ritenga necessario il supporto pubblico, affidare la gestione del servizio tramite gara e su lotti di dimensioni contenute. Lo sostengono Francesco Gastaldi, Lucia Quaglino e Carlo Stagnaro in uno Special Report dell’Istituto Bruno Leoni intitolato “Il trasporto pubblico locale e la concorrenza. Cambiare il paradigma per salvare il servizio: il caso ligure”.

Secondo lo studio, “la ridefinizione del servizio pubblico – limitandone il perimetro, superando i vincoli di esclusiva e bandendo gare multiple su lotti di dimensione ridotta – può contribuire a rilanciare il tpl italiano, sia come numero di passeggeri sia come solidità dei conti, sia infine come strumento per creare efficienza dal lato dei costi”. Infatti “l’evolvere della società, dell’economia e delle forme urbane impone un forte ripensamento del servizio pubblico, a partire dalla ridefinizione del suo perimetro. Ciò è pure funzionale a un utilizzo razionale delle risorse pubbliche (in costante diminuzione) adibite a tale scopo”.

Il paper di Gastaldi, Quaglino e Stagnaro affronta il caso studio del tpl ligure, dove è in discussione una norma per la creazione di un unico bacino a livello regionale.
A questo proposito si legge: “L’analisi dei bilanci delle società liguri rivela pesanti inefficienze e, soprattutto, non sembra far emergere alcuna relazione tra i risultati operativi, la struttura di costo e le dimensioni aziendali.

A questo proposito si segnala pure lo scarso livello di trasparenza nelle società. Per tutte queste ragioni, il ddl regionale appare molto discutibile. È assai improbabile che, qualora venisse implementato, esso potrebbe produrre benefici dal lato dei costi; anzi, appare più verosimile la tesi opposta, che porterebbe a un livellamento verso l’alto legato all’inevitabile egemonia di Amt, la più grande e la meno efficiente tra le aziende liguri di Tpl”.

Esiste un’alternativa? In una recente intervista con Giorgio Santilli, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha suggerito di introdurre quella che, per il modo in cui il Tpl è strutturato nel nostro paese, sarebbe una novità rivoluzionaria: “Penso che un settore dove la concorrenza nel mercato possa funzionare è quello dei trasporti, ragionando su singole linee o su pacchetti di linee… Si può procedere assegnando a gara non necessariamente tutto il servizio ma pacchetti di linee con una pluralità di gare. Il vantaggio in questo caso è anche di fornire al regolatore informazioni comparate su aspetti fondamentali della gestione, per esempio i costi”.

È davvero possibile seguire questa indicazione? Può produrre dei benefici? La tesi sostenuta in questo paper è che la ridefinizione del servizio pubblico – limitandone il
perimetro, superando i vincoli di esclusiva e bandendo gare multiple su lotti di dimensione ridotta – possa contribuire a rilanciare il Tpl italiano, sia come numero di passeggeri sia come solidità dei conti, sia infine come strumento per creare efficienza dal lato dei costi.

In allegato …
“Il trasporto pubblico locale e la concorrenza. Cambiare il paradigma per salvare il servizio: il caso ligure”

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