Sei misure per diminuire il costo del trasporto in città e aumentare l’efficienza del trasporto pubblico.
L'Automobile Club d’Italia (ACI) ha presentato nei giorni scorsi lo studio sul Trasporto Pubblico realizzato dalla Fondazione "Filippo Caracciolo" dal titolo "Il trasporto pubblico locale in Italia: stato, prospettive e confronti internazionali". Nello studio viene posta la questione dei gravi ritardi del sistema trasportistico italiano che bloccano lo sviluppo di una mobilità sostenibile per i cittadini.
Realizzato in collaborazione con il Dipartimento di ingegneria dei trasporti dell'Università Federico II di Napoli, lo studio traccia il quadro della mobilità urbana nel nostro Paese, e in particolare del trasporto pubblico locale, sottolineandone i ritardi rispetto agli altri Paesi Europei.
Per rimettersi al passo con l’Unione Europea, l'Aci propone una ricetta che si articola in sei punti: ripensare le priorità di investimento del comparto, valutare fonti di finanziamento alternative a livello locale, liberalizzare il settore, realizzare un mercato aperto alla concorrenza, redigere un Testo Unico che regolarizzi la normativa, far partire quanto prima l'Autorità dei Trasporti.
Lo studio punta il dito sui gravi ritardi nelle infrastrutture e nei grandi investimenti oltre che al perdurare d’incertezza di risorse e regole che non permettono di rilanciare le metropolitane, bus, tram e treni come “alleati strategici dell’auto”. Gli “automobilisti per forza”, cioè quei chilometri che un italiano è costretto a percorrere in più con l’auto a causa dell’inefficienza del trasporto pubblico locale (TPL), pagano un costo in più all’anno per muoversi quantificato attorno a € 1.500. Da qui la considerazione dello studio presentato dall’ACI che serve, con urgenza, una pianificazione intelligente d’investimenti e interventi, con la creazione di parcheggi di scambio in ottica di “plurimodalità di trasporto”. Per l’ACI, il trasporto locale deve diventare una priorità nazionale attraverso investimenti certi, chiarezza normativa, apertura alla concorrenza, revisione delle politiche di mobilità urbana, un aumento della produttività, applicazione di sistemi di trasporto intelligenti e ricambio del parco circolante bus (l’età media è di circa 11 anni). Secondo l’Automobile Club d’Italia si può andare verso una maggiore efficienza ed efficacia della mobilità urbana con azioni “interne” ottimizzando i turni, aumentando la produttività del personale, ridiscutendo i contratti di secondo livello; con azioni “esterne” aumentando le corsie preferenziali, i parcheggi d’interscambio, uso delle tecnologie applicate al settore, pensare e progettare nuovi servizi più flessibili per riuscire a servire fasce orarie di domanda debole e aree cittadine particolari. Con il documento presentato, l’ACI propone sei misure prioritarie da realizzare: – ripensare le priorità d’investimento superando la logica del finanziare singole strutture e allocando le risorse nazionali necessarie per sviluppare gli investimenti in infrastrutture, mezzi e tecnologie per il TPL; – valutare fonti di finanziamento alternative a livello locale per recuperare le risorse aggiuntive necessarie per nuovi servizi e investimenti; – avviare un percorso di riforme stabile e coerente nel tempo, in ottica di riduzione costi, contenimento della finanza pubblica; – realizzare un mercato aperto alla concorrenza attivando processi di liberalizzazione del settore; – adottare un Testo Unico per il TPL che regoli e riorganizzi la normativa, risolva incertezza e contraddizioni e introduca le necessarie innovazioni; – attivare l’Autorità per i Trasporti che svolga compiti di regolazione del settore, tutela dei cittadini e dia impulso ai processi avviati. In allegato potete scaricare il documento in .pdf dello studio.