Per la Banca Mondiale le politiche e le scelte di sviluppo infrastrutturale sono decisive per affermare una crescita "verde" dell'economia internazionale
Washington – Sul sito della Banca Mondiale è stato pubblicato un importante dossier su come il settore dei trasporti influisca in modo sostanziale sull'assetto ambientale dell'economia internazionale. Il documento, scaricabile dal sito World Bank e anche in fondo all'articolo, considera i possibili percorsi verso una crescita ecologicamente sostenibile passano anche attraverso un profondo ripensamento delle strategie e delle scelte di mobilità, individuale e collettiva. Il rapporto della Banca Mondiale argomenta in 7 capitoli per quali ragioni lo sviluppo ambientalmente sostenibile sia essenziale per il rilancio delle economie internazionali, nei Paesi a sviluppo industriale maturo come in quelli in fase di industrializzazione. Una notevole inversione di tendenza, se si considera che storicamente la crescita economica si è caratterizzata per una sostanziale indifferenza rispetto a tematiche ambientali, basti pensarte che i Paesi ad alto reddito (16% sul totale della popolazione mondiale) incidono ancora per il 75% sui consumi globali e per il 41% sulle emissioni globali di biossido di carbonio. Oggi, con l'accellerazione della crescita dei Paesi di nuova industrializzazione, l'equilibrio ecologico del pianeta è fortemente a rischio, e se si replicassero gli errori fatti (e perseguiti) dai paesi già industrializzati, si arriverebbe alla perdita delle condizioni necessarie all'esistenza umana sulla terra. Per questi motivi, diventa ormai indispensabile costruire un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca assieme incremento della ricchezza e mantenimento dell'equilibrio ambientale ed ecologico. Come sottolinea correttamente sull Huffington Post Pietro Spirito, esperto di economia dei trasporti: "Conuigare sviluppo e rispetto per l'ambiente è l'equazione decisiva dei prossimi tempi: nel decennio tra il 2000 ed il 2010 si sono persi annualmente 5,2 milioni di ettari di foreste, soprattutto nelle regioni tropicali, e nel 2008 un quarto della superficie terrestre risultava in uno stato di degrado, dal punto di vista della erosione del suolo, della salinificazione e della desertificazione. Sempre nel 2008, 874 specie si sono estinte, e più di altre 17.000 mila risultano a rischio di estinzione. Il costo del degrado ambientale, misurato in termini di perdita di prodotto nazionale lordo equivalente, risulta pari su scala mondiale, secondo le stime della Banca Mondiale, all'8%, con un valore che per la Cina è pari al 9%." E' quindi evidente come in questo scenario, i trasporti siano uno dei terreni decisivi per la possibile riconversione ecologica dell'economia, in quanto sono tra i principali responsabili delle emissioni di biossido di carbonio. "Mentre si riduce la propensione alla proprietà ed all'uso dell'automobile nei Paesi a capitalismo avanzato, – scrive Pietro Spirito – la crescita della motorizzazione privata nei Paesi di nuova industrializzazione rischia, se non si introducono elementi correttivi, di condizionare la sostenibilità del pianeta." Per questo, secondo lo studio della Banca Mondiale, non sono sufficienti i progressi tecnologici che pure l'industria dell'automobile sta determinando in termini di riduzione dell'impatto inquinante dei veicoli. Si tratta di mettere in discussione un modello di assetto economico fortemente ancora centrato sul trasporto individuale e sulla motorizzazione di massa. La configurazione delle scelte urbanistiche costituisce un crocevia decisivo per la qualità dello sviluppo, proprio perché il fenomeno della crescita metropolitana sarà uno dei segni primari degli eventi sociali ed economici dei prossimi decenni. A questo link è disponibile l'articolo originale in inglese mentre cliccando sul banner sottostante è possibile scaricare il dossier della Banca Mondiale.