L’Anci sta puntando molto su “una via italiana” alle smart cities

TTS intervista Graziano Delrio (Anci)

TTS intervista Graziano Delrio (Anci)

“Le imprese aiutino gli amministratori locali a trovare nuovi modelli di governance per la mobilità di merci e passeggeri” questo il parere di Graziano Delrio, Presidente dell'Anci, intervistato da TTS Italia, l'Associazione Nazionale della Telematica per i Trasporti e la Sicurezza, che ha la missione di promuovere lo sviluppo e la diffusione dei Sistemi Intelligenti di Trasporto in Italia.

E’ quasi un appello quello che il presidente dell’Anci, Graziano Delrio lancia al mondo degli ITS: alle aziende chiede di sostenere e aiutare i Comuni nella ricerca di nuove soluzioni di smart mobility.  
Presidente Delrio, l’Anci ha avviato l’ “Osservatorio nazionale Smart City”.   E’ possibile spiegare meglio di che cosa si tratta, quali sono gli obiettivi, ma soprattutto come l’Anci intende procedere verso una sempre maggiore diffusione delle tecnologie &ldqu o;smart” per le città?
L’Anci, partendo dalla cornice di sviluppo delle smart cities definita a livello europeo, si è data l’obiettivo di supportare i Comuni che intendono intraprendere un percorso di evoluzione urbana intelligente e sostenibile, aggregando la domanda comunale per fare massa critica nei confronti del Governo nazionale e del mondo privato.   L’obiettivo generale, in linea con l’orientamento che emerge dall’Agenda Digitale Italiana, è infatti quello di arrivare a una “via italiana” alle smart cities, che si adatti e sia in grado di valorizzare gli asset caratterizzanti le nostre città, puntando con decisione alla dimensione dell’inclusione, sia fra i territori che all’interno delle città.   Come Anci vogliamo portare il nostro contributo in maniera forte e propositiva, sia sul fronte politico, evidenziando la centralità delle città e la necessit&agra ve; di definire un modello che sia in grado di valori zzare le specificità di ogni territorio, sia su quello dei contenuti, operando in direzione della ricognizione e dell’analisi rispetto alle esperienze in corso, della modellizzazione degli approcci di pianificazione urbana sostenibile e dei relativi interventi settoriali, del supporto alla realizzazione degli interventi.   E’ proprio su questi ultimi tre punti che agirà il nostro Osservatorio. Non c’è dubbio che città come Genova, Torino e Bari, costituiscano esempi ai quali tutte le altre città italiane guardano con interesse. A livello di singole soluzioni, però, è possibile trovare eccellenze anche in altri Comuni. L’Anci, con l’Osservatorio Nazionale, vuole appunto mettere a fattor comune le esperienze di valore x rendere replicabili con i necessari adattamenti ad altri contesti territoriali.  
La smart mobility è un ingrediente fondamentale per la piena realizzazione delle cit tà intelligenti. Come state affrontando il tema?   Le città dipendono sempre più strutturalmente dai propri sistemi di trasporto. Non può esistere una “smart city” senza “smart mobility” ma le potenzialità della “smart mobility” sono ancora colte in modo episodico nel Paese, che più di altri necessita di risposte rapide ai ritardi della mobilità urbana. Bisogna puntare su sistemi di controllo del traffico, miglioramento del trasporto pubblico, informazione all’utenza, rilievo delle infrazioni, programmazione e assistenza al viaggio, logistica urbana, gestione della sosta e dei sistemi di car-sharing e bike-sharing. Tutto ciò può dare benefici economici quantificabili per le amministrazioni e per gli operatori di questo mercato, che però ha bisogno di concretezza e di azioni di coordinamento che mettano a valore le scarse risorse pubbliche e private disponibil i.
    Di fronte a questi temi, dive nta inevitabile parlare di fondi. I Comuni risentono sempre più delle restrizioni del Patto di Stabilità e del momento di crisi economica generalizzata. Avete delineato una strada “alternativa” per la realizzazione di questi investimenti?
  In Italia, le risorse messe in gioco specificamente sul tema smart cities sono quelle derivanti dalle call europee, che alcune grandi città sono riuscite ad aggiudicarsi, e quelle messe in campo dal MIUR con i due bandi per il Mezzogiorno e per l’intero territorio nazionale, per un ammontare di circa 1 miliardo di euro. Il tema delle risorse è ovviamente dirimente. Il problema principale con il quale si scontrano i Comuni è, in questo momento, il rispetto del patto di stabilità. L'Anci ribadisce da tempo che senza un'interpretazione meno ottusa, che permetta di mettere in gioco risorse in questo momento bloccate nelle casse dei Comuni virtuosi, ogni politica di riforma che i nterviene sulla dimensione locale è destinata a rimanere pura chimera. I progetti legati alla smart city non sfuggono a questa regola, anzi, visto il loro alto tasso di innovatività, dipendono in maniera fondamentale dalla capacità di investire. La stessa spending review pone ulteriori vincoli, quali ad esempio l'impossibilità di avvalersi di strutture tecniche dedicate al coordinamento di iniziative complesse come quelle di cui stiamo parlando. In questo contesto, per evitare l'immobilismo è comunque necessario lavorare sull'apertura di nuove strade, che passano da diverse modalità di relazione fra pubblico e privato. Partendo da alcune esperienze già avviate, vanno identificati modelli di sviluppo, da parte del privato, di soluzioni e servizi innovativi basati sul ri-utilizzo dell'immenso patrimonio informativo dei Comuni, nonché di partenariati pubblico-privati mirati alla realizzazione di progetti basati su meccanismi di co mune vantaggio quali, ad esempio, il c.d. revenue sha ring, ovvero la possibilità di ripagare gli investimenti con la condivisione dei risparmi di spesa generati dalla soluzione innovativa. E' un meccanismo che si adatta, ad esempio, agli interventi di efficientamento energetico. Inoltre va preso spunto da esempi che si stanno sviluppando all'estero, quali ad esempio gli appalti pre-commerciali – meccanismo rispetto al quale nel dl sviluppo bis sono state previste anche risorse – e vanno esplorate modalità innovative di coinvolgimento del mondo bancario su iniziative specifiche.  
L’articolo 8 del decreto Sviluppo bis ha introdotto una serie di novità sul piano tecnologico per i trasporti, tra cui anche la bigliettazione elettronica per i bus e la possibilità di pagare il ticket tramite cellulare. I Comuni sono pronti a far decollare queste iniziative? Quali sono le maggiori criticità da affrontare per l’avvio di nuove tecnologie?
  E’ proprio così, il Decreto Sviluppo bis ha introdotto questa interessante novità tecnologica: i biglietti elettronici per le aziende del trasporto pubblico locale. Autobus e altri mezzi adibiti al trasporto pubblico dovranno consentire l’utilizzo della bigliettazione elettronica attraverso strumenti di pagamento come ad esempio gli attuali smartphone. Il biglietto può essere acquistato utilizzando il dispositivo del cliente e il pagamento viene effettuato attraverso il credito telefonico e tramite esso si potrà anche avere la verifica dell’avvenuto pagamento. Gli apparecchi di telefonia mobilie più moderni, sono già dotati di un chip che consente di scansionare dei dispositivi di controllo, per verificare che il pagamento sia avvenuto regolarmente. Sono state avviate sperimentazioni di questo tipo già in realtà come Genova, Firenze, Savona e Bari: è ancora presto per valutarne gli effetti sulla prioritaria funzione di contrast o all’evasione tariffaria.  
TTS Italia, su richiesta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in collaborazione con molte associazioni di categoria, ha predisposto una proposta di Piano nazionale sugli ITS che l’Italia sta presentando a Bruxelles. Quali sono secondo lei le priorità per i centri urbani?
  Le priorità per i centri urbani riguardano la loro infrastrutturazione e la contemporanea messa a sistema delle applicazioni telematiche esistenti per il traffico e i trasporti in modo da costituire un vero e proprio ecosistema urbano. Un ecosistema interattivo fra infrastrutture, veicoli e cittadini in cui la mobilità – merci e passeggeri – sia pensata come un unicum da ottimizzare e da rendere finalmente sostenibile nell'accezione più ampia del termine, ambientalmente, economicamente, socialmente. Noi amministratori dei territori dobbiamo guardare oltre il contingente, dobbiamo lavorare per creare un ambiente urbano che sia a misura di cittadin o, accessibile, friendly per i residenti, per i city users e per i turisti. Quindi c’è bisogno non solo e non solamente di ITS a servizio del monitoraggio dei veicoli o pannelli a messaggio variabile per i pendolari ma di un vero e proprio interscambio di dati che a diverso titolo vengano raccolti e gestiti da aziende pubbliche o da concessionari privati. In questo nuovo modello di governance del territorio che siamo chiamati a sviluppare i sistemi ITS possono e debbono giocare un ruolo centrale non solo come facilitatori di una accessibilità diffusa del territorio e di una sicurezza sempre maggiore dell'intero sistema ma anche come inibitori di comportamenti al di fuori delle regole stabilite. La sfida che noi lanciamo al settore degli ITS é proprio quella di aiutare gli amministratori locali a pensare a nuovi modelli di governance per la mobilità delle merci e dei passeggeri, modelli fino a qualche tempo fa impensabili a causa della mancanza di si stemi di localizzazione, tracciabilità, certificazio ne, monitoraggio in continua evoluzione dinamica come quelli che abbiamo a disposizione adesso. Quindi mi auguro che questo segmento industriale, che vede importanti campioni nazionali nel settore, sia pronto a supportare le nuove esigenze degli amministratori comprendendone appieno le necessità.

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