Il "ministro dei trasporti" Liu Zhijun ha avuto a disposizione un capitale maestoso

Cina, addio al Ministero delle Ferrovie

Cina, addio al Ministero delle Ferrovie

L’11 marzo 2013 rimarrà una data storica per le ferrovie cinesi: il ministero che sopraintendeva l’immensa rete di binari della Cina è stato sciolto. Le competenze suddivise tra il ministero dei Trasporti, per la parte di controllo, e una società operativa per la gestione del servizio.

Ne ha dato notizia un articolo pubblicato dal Corriere della Sera a firma di Guido Santevecchi, corrispondente da Pechino per il primo quotidiano nazionale.   “Con due milioni e centomila dipendenti – si legge nell’articolo – capitali finora illimitati, una sua forza di polizia e 98 mila chilometri di binari da gestire il ministero delle Ferrovie cinese era considerato «uno Stato dentro lo Stato»”.   Secondo Santevecchi “la fine del potere del ministero delle Ferrovie è il primo segnale di forza della nuova leadership, la quinta generazione di capi della Repubblica Popolare cinese”.   “Nell'ultimo decennio la Cina si è dotata di 9.356 chilometri di alta velocità, la rete più estesa del pianeta – racconta ancora Santevecchi nell’articolo – a dicembre ha inaugurato la Pechino- Canton: 2.298 chilometri percorsi in otto ore, un altro primato mondiale.   Per raggiungere questi obiettivi nel più breve tempo possibile, il boss del ministero, Liu Zhijun, ha avuto a disposizione un bilancio maestoso: ha potuto emettere obbligazioni (cioè debito) per 2,7 trilioni di yuan, pari a circa 330 miliardi di euro. Per questo era stato soprannominato Liu «Grande Balzo». Ma sullo stesso binario di questo successo, correvano anche la corruzione ed errori tragici.   Messi allo scoperto dall'incidente del luglio 2011, quando due treni dell'alta velocità si scontrarono causando 40 morti e 200 feriti”.

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