La replica di ASSTRA allo strappo di ATM

La replica di ASSTRA allo strappo di ATM

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Asstra in risposta allo strappo mezzo stampa di ATM Milano dall'associazione

Abbiamo letto le dichiarazioni del presidente di ATM di Milano,  pubblicate dal Corriere della Sera il 3 febbraio scorso nelle pagine della cronaca locale, a proposito dell’uscita di ATM dall’ASSTRA. A parte le frecciate nei confronti dell’Associazione che non ci interessa rilevare, quello che viene fuori da questa vicenda, è la fotografia al negativo dello strappo Marchionne/Confindustria. Mutatis mutandis, tanto per far capire bene questa corrispondenza  “al contrario”: Marchionne uscì da Confindustria per  avere mano libera , anzi liberata, dal contratto dei metalmeccanici e fare a modo suo nei distretti produttivi italiani.   Motivo? Abbassare il costo del lavoro nelle fabbriche italiane della Fiat. Il presidente di ATM dice di uscire da Asstra per liberarsi dal contratto di lavoro degli autoferrotranvieri , o quantomeno sfilarsi dalla sua trattativa, perché non vede l’ora di concludere il contratto di lavoro in ATM, costi quel che costi!  tanto ATM se lo può permettere,  essendo l’unica azienda sana delle circa 190 aziende di trasporto pubblico locale italiane associate ad Asstra. Tutte ree di essere  un coacervo di incapaci, nella migliore delle ipotesi.   Non sta a noi giudicare le conseguenze dello strappo di Marchionne al sistema delle regole del lavoro e delle relazioni industriali  del Paese.   E’ invece nostro compito parlare con chiarezza della situazione del contratto degli autoferrotranvieri e della situazione di un settore , che piacendo o no al presidente di ATM – che ammette di aver provato a fare un fronte comune contrattuale tra le aziende metropolitane, senza riuscirci –  è sull’orlo del dissesto. Lungi da noi entrare nella dialettica, irta di trabocchetti,  populismi e mezze verità,  dei buoni vs i cattivi gestori di bus, tram e metro.  La nostra esperienza dell’universo dei trasporti pubblici locali del paese, che rimonta al lontano 1947, ci suggerisce più che una cautela rispetto alla tentazione di liquidare in modo semplicistico la lettura attuale della crisi del sistema dei Trasporti Pubblici Locali (TPL) italiano, di cui la crisi del contratto nazionale non è che un aspetto. Non è questo il luogo per fare una analisi dettagliata e storica di questa crisi.  A chi fosse interessato, suggeriamo la lettura  dell’inchiesta a 360° sul  TPL pubblicata proprio dal Corriere della Sera in prima pagina nel luglio del 2013, una inchiesta premonitrice, come succede al grande giornalismo, che denunciava il crac del settore.  Da allora le cose non sono molto cambiate, purtroppo Quell’inchiesta restituiva  il quadro di una situazione difficilissima che riguarda le imprese di trasporto pubblico locale in Italia, che  non hanno il bilancio col segno più come succede in ATM, come ribadito il 3 febbraio con orgoglio meneghino.   Insomma, un’Italia dei trasporti pubblici divisa a metà : da una parte  ATM e dall’altra tutto il resto. Sicuramente ATM è una azienda efficiente  che negli ultimi anni ha prodotto utili. Un andamento positivo che in tanto è stato possibile, in quanto è stato sostenuto dalle scelte del comune di Milano, nonché proprietario dell’Azienda, che non ha mancato di mettere nelle mani della sua  azienda nel corso degli anni  delle leve fondamentali per far tornare i conti: la gestione della sosta, la gestione dei parcheggi, il servizio di rimozione dei veicoli, da ultimo il car sharing. Tutte attività che, come noto, sono molto redditizie e coprono le perdite che pure ci sono state per il servizio di T.P.L.   Inoltre ci sembra strano che  nonostante da mesi l’ATM abbia affermato la propria volontà di uscire da ASSTRA, solo oggi comunichi “alla grande” uno strappo che ha già consumato. Sarà stata  la pressione dello sciopero? Sarà il bisogno di scaricare questa tensione, in certi frangenti, su un soggetto esterno?   Di certo non aiuta l’atteggiamento, anche da parte di certa stampa, di chi trova scandaloso lasciare senza contratto 116.500 autoferrotranvieri dal 2007 (falso, il contratto è stato rinnovato in parte nel 2009) ma trova normalissimo che 3,5 milioni di lavoratori pubblici abbiamo il contratto bloccato da anni e per i prossimi anni!  Infine,  Asstra è l’organizzazione meno costosa per una azienda di TPL di qualsiasi altra associazione nell’attuale panorama dell’associazionismo. Tanto dovevamo ad onor del vero.

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