Il Tempo: "Atac non ricicla i ticket, cento tonnellate di biglietti non riutilizzati"

Atac replica al Tempo: “I nostri biglietti non sono tossici”

Atac replica al Tempo: “I nostri biglietti non sono tossici”

Per "il Mattino" i biglietti dell'Atac sono «vuoti a perdere». Non è previsto nessun riciclo dall’azienda del trasporto pubblico locale, né per i ticket utilizzati dai passeggeri e poi cestinati

Per "il Mattino" i biglietti dell'Atac sono «vuoti a perdere». Non è previsto nessun riciclo dall’azienda del trasporto pubblico locale, né per i ticket utilizzati dai passeggeri e poi cestinati nell’indifferenziata; né per quelli invenduti, la cui distruzione spetterebbe alla Sipro, la società che provvede al ritiro delle rese. Questa la denuncia di Valeria Di Corrado sul quotidiano: "Per avere un’idea della mole, non bisogna pensare a un solo biglietto (che, preso singolarmente, può sembrare innocuo), si deve invece moltiplicare il suo peso per 116 milioni: quanti sono i titoli di viaggio stampati in un anno. Il risultato è di 100 tonnellate di carta che non vengono riutilizzate."   «L’operazione di riciclo non è quella della carta semplice – spiega la relazione tecnica-investigativa commissionata dall’Atac a un pool napoletano di esperti e consegnata alla procura di Roma – Occorre procedere alla separazione della banda magnetica e degli ologrammi, perché costituiscono impurità in tema di riciclo di carta, e quindi l’operazione risulta energicamente più onerosa».   Nel documento viene pubblicata la foto di una sequoia gigante: il quantitativo di biglietti Metrebus non riciclati equivale in 50 anni a distruggere un albero di 85 metri di altezza e 5.545 tonnellate di peso. «Ciò dovrebbe sensibilizzare le compagnie di trasporto pubblico locale a contenere la produzione di titoli di viaggio – concludono i tecnici – cercando di promuovere l’impiego di biglietti di maggiore durata, che si rifletterebbe anche sul prezzo al pubblico».   L’esempio è quello di Londra, dove l’utilizzo della Oyster card (carta elettronica) ha ridotto la bigliettazione cartacea del 57% dal 2003 al 2006.   Un altro interrogativo è: cosa ne è dei ticket invenduti? Il distributore li riconsegna alla Sipro, che provvede a depositarli nel proprio magazzino di via di Salone, dove restano in attesa di essere distrutti. In che modo, non è dato sapere. Nel 2012 giacevano nel magazzino 5.022.078 biglietti invenduti relativi al 2010 e altri 5.652.748 del 2011. «Il loro destino resta al momento ancora da stabilirsi – riferiscono gli esperti nominati da Atac per stilare il report – Senza contare che le operazioni condotte sui titoli di viaggio, registrate dalle telecamere, vengono cancellate dopo 90 giorni. Prima della cancellazione non risulta prevista nessuna visione, neanche a campione, da parte di un organo Sipro oppure da parte di Atac».   E qui, si inserisce anche il discorso sulla sicurezza. «Sul file dei resi fornito dal distributore non viene eseguito alcun controllo per verificare se qualcuno dei titoli definiti invenduti, non sia invece già stato utilizzato"» Gli addetti Atac si limiterebbero insomma a un «controllo a vista, da considerare alquanto superficiale».   Ritornando al danno ecologico dovuto a uno smaltimento non corretto dei biglietti, la Cisl edicolanti e tabaccai ha chiesto un’audizione al procuratore di Roma, ipotizzando il reato di disastro ambientale.   La categoria tiene ad avere spiegazioni anche sul fronte della salute. Sempre dalla relazione tecnico-investigativa del pool napoletano sembrerebbe infatti che i ticket Metrebus contengano bisfenolo A, una sostanza ritenuta tossica e cancerogena. «In considerazione dell’elevato maneggio dei titoli di viaggio da parte di edicolanti e tabaccai sarebbe opportuno evitare l’impiego di carta termica contenente Bpa», si legge nell’indagine. Atac ieri ha rassicurato che la carta non contiene sostanze nocive, senza però specificare quale sia il tipo utilizzato. «Già nel 2006 avevamo denunciato malesseri tra i rivenditori, come mal di testa, nausea e vomito – commenta Massimo Cenci della Cisl – All’epoca pensavamo fossero dovuti all’inquinamento elettro-magnetico dei Pos, ora abbiamo ragione di pensare che c’entri anche la carta dei biglietti».

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