Le strategie dei nuovi car sharing targati Toyota e Opel

Le strategie dei nuovi car sharing targati Toyota e Opel

I servizi dovrebbero arrivare a Milano e a Roma entro la fine dell’anno. Il colosso giapponese punta sull’ecologico, mentre la casa tedesca sembra optare per il peer-to-peer

Il car sharing è un mercato che fa gola. Sarà per i risultati che i vari Car2Go ed Enjoy sventolano con orgoglio, sarà che Expo Milano 2015 si avvicina e le possibilità di guadagno si fanno ogni giorno più concrete, fatto sta che anche Toyota e Opel sembrano pronte a sguinzagliare le proprie flotte in Italia. Partendo – guarda caso – da Milano e Roma.   I giochi sarebbero già in fase avanzata per Toyota: c’è chi parla di 200 vetture già immatricolate e consegnate a un non-ancora-identificato partner, che starebbe pianificando il lancio del servizio meneghino già per le prime settimane dell’autunno. Una proposta più tradizionale e in linea con il classico noleggio, con punti prestabiliti in cui ritirare e posteggiare le vetture, seppure – assicurano dal colosso giapponese – con prezzi molto competitivi. Le auto messe a disposizione avranno la prerogativa di essere ibride; e dunque, guardando al listino, si può pensare a Yaris, Auris e Prius. Anche se a Grenoble, in Francia, è già stato annunciato per ottobre l’arrivo delle i-Road (nella foto) e delle Coms in condivisione: tre ruote le prime, quattro – ma comunque monoposto – le seconde. Entrambe elettriche.   Nel frattempo, anche Opel sta affilando armi (e tergicristalli) per entrare nel mercato del car sharing. L’approdo sembra essere stato previsto entro la fine dell’anno, ma i dettagli del servizio restano ancora avvolti dal mistero. C’è chi parla di un tentativo di proporre una condivisione peer-to-peer: privati che, dietro compenso, mettono a disposizione di altri la propria vettura (come nel caso di Car2Share), con gestione, garanzia e supervisione della stessa casa automobilistica. In questo caso a noi italiani – che spesso siamo più gelosi dell’ auto che della fidanzata – sarebbe richiesto davvero un cambio radicale di mentalità.

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