Il rischio di dover ridurre corse tra città e Rho-Pero Maroni: "Basta attacchi o rivedremo i fondi"
Fare le nozze con i fichi secchi: l'imperativo, anche nell'anno di Expo, sembra essere questo. Perché se il governo taglia del 50 per cento il contributo per trasporti, pulizia e sicurezza in città e, allo stesso tempo, la Regione decide di tagliare di 17 milioni i fondi per il trasporto pubblicoa Milano, far quadrare i conti, per Atme per il suo azionista unico, il Comune, diventa quasi impossibile. E la scelta, per quanto dolorosa, altrettanto irrinunciabile: ridurre, per quanto si può, i servizi che verranno richiesti all'azienda di Foro Buonaparte. O sui percorsie sugli orari legati all'Esposizione universale, oppure sui servizi attivi nel resto della città. Una lunga riunione serale tra il sindaco Giuliano Pisapia e il presidente di Atm Bruno Rota, ieri, ha certificato proprio questa preoccupazione: tra Expo e nuove metropolitane da una parte, meno soldi pubblici dall'altra, come uscirne? Il contratto di servizio che lega l'azienda a Palazzo Marino è la stella (quasi) polare: nel 2014, a fronte di 140,2 milioni di chilometri richiesti, il corrispettivo pagato dal Comune è di 728 milioni. Ma nell'anno appena iniziato il calcolo è di altri 9,2 milioni di chilometri necessari per far muovere milioni di visitatori (e di lavoratori) da e per Expo, con un controvalore di 40 milioni. Soldi che, in uno schema perfetto, sarebbero stati coperti con i contributi promessi dal governo per l'impegno che Milano dovrà sostenere nei sei mesi dell'evento: ma, tagliata la cifra globale, restano non più di 35 milioni (sempre che arrivino, visto che per adesso non ci sono) da destinare a questo capitolo. È in questa situazione già delicata che si inserisce il taglio della Regione. Taglio che ieri il presidente Roberto Maroni ha rivendicato come un successo perché «avrebbe potuto essere il triplo: abbiamo ridotto il danno e il Comune, invece che ringraziarci perché non dovrà aumentare le tariffe, ci attacca». Non dice, Maroni, che il taglio a monte operato dal governo alle Regioni non doveva poi cadere obbligatoriamente sul trasporto pubblico, né tantomeno che dovesse avere un peso così grande su Milano, visto che – per esempio – la stessa Regione ha deciso un contributo di 60 milioni all'autostrada fantasma, la Brebemi, e non ha operato un taglio proporzionale su Trenord, nonostante i bilanci di Atm siano certamente più solidi (e senza considerare che la Lombardia ha avuto un premio, nella ripartizione dei fondi nazionali per il trasporto pubblico, grazie al fatto che il 53,2 per cento dei costi di Atm vengano coperti dagli introiti dei biglietti). «Non reagiamo ad atteggiamenti scorretti e non modifichiamo il piano, ma se il Comune continua con questo atteggiamento, su tante altre questioni in cui la Regione può dare un contributo, allora ci penseremo», minaccia Maroni. Ai fulmini del Pirellone risponde l'assessore Pierfrancesco Maran: «Se non si aumenta il biglietto è perché il Comune farà sacrifici nel suo bilancio, non certo per merito di chi penalizza arbitrariamente Milano: è incredibile il divario tra un'azienda come Atm, che nelle difficoltà economiche cresce, e quanto sta accadendo in Trenord». Che i contributi della Regione siano in caduta, del resto, lo dicono i numeri: nel 2010 erano 287,5 milioni, nel 2014 sono stati 284 (a fronte di un servizio maggiore) e nel 2015, con questa previsione di tagli, si scenderà a 267. Promette, l'assessore Maran, che quei 17 milioni verranno assorbiti «senza toccare sostanzialmente il contratto di servizio, se non con qualche limatura». Ma anche ieri sera, nell'incontro a Palazzo Marino, le preoccupazioni sono venute tuttea galla, mettendo assieme questi annunci con l'impatto pesante che la M4 e la M5 avranno sui bilanci, già da quest'anno (per la linea blu sono già 10 milioni, quest'anno), considerando che ad Atm non si possono chiedere altri impegni finanziari diretti. Il mutuo per i 30 nuovi treni del metrò, acquistati dall'azienda, pesa quest'anno per 15 milioni e i danni degli allagamenti di novembre e, soprattutto, di dicembre, peseranno sulle casse di tutti. Da qui, una decisione che non si potrà rimandare, e che dovrà coinvolgere anche Expo, con una ridefinizione del servizio minimo da assicurare.