A rischio quattro Intercity (su 5) della Genova-Torino «Un'ulteriore riduzione andrà a incidere sulle ditte in appalto che sono già in solidarietà»
La scure è puntata su quattro (dei cinque) treni Intercity che collegano ogni giorno Genova e Torino. Ma i tagli al servizio, e sarebbero gli ultimi di una serie, potrebbero diventare di più se la trattativa tra Regione e Trenitalia non arrivasse a un punto – leggi:un valore economico – che soddisfi le parti. Queste, oggi, sono le prospettive del servizio ferroviario della Liguria. E questo, assieme alle ulteriori, negative conseguenze che le riduzioni avrebbero sulla forza lavoro, è ciò contro cui si scaglia la Filt Cgil. «Con tanti problemi in sospeso, l'unica questione che pare viaggiare rapidamente sono i tagli». Guardando alla tenuta del servizio, già provato da mille problemi, il piano è duplice, ma il punto di caduta è lo stesso: meno treni. La scadenza che si staglia oggi è quella del consueto cambio orario di giugno, il cui quadro è però definito con largo anticipo. Il primo fronte discende dal rapporto fra Trenitalia e il ministero dei Trasporti. E dal contratto che regola il trasporto cosiddetto universale che comprende appunto gli Intercity. «A quanto ci risulta – dice la coordinatrice Filt per il trasporto ferroviario, Laura Andrei – è stato deciso di sacrificare quattro coppie di collegamenti Genova – Torino». In dettaglio: si tratta di quattro partenze da Genova e altrettante da Torino (ce ne sono alle 7.08, 8.08, 9.24, 15.24 e 16.49 da Genova e alle 6.05, 10.50, 14.05, 18.05 e 18.40 da Torino), considerate superflue per il numero di regionali veloci attivati dalla Regione Piemonte sulla stessa tratta lo scorso anno. E sarebbe stata proprio la querelle con i cugini a dare il "la" all'operazione: dopo i tagli a numerosi collegamenti Torino-Ventimiglia decisi dal Piemonte (era in carica la giunta Cota) che li finanziava nonostante transitassero per buona parte in territorio ligure, ecco la proposta: tagliare gli Intercity e "girare" i finanziamenti per riportare in vita i collegamenti soppressi (alcuni dei quali circolano ma solo in estate, perché ritenuti di interesse turistico dal Piemonte). «Il punto è che sul dirottamento delle risorse non vi è certezza, i sacrifici invece sono già stati programmati». Il sindacato chiede alle due Regioni – e in primo luogo alla Liguria di farsi sentire. E non solo perché si perderebbero per strada altri collegamenti. «Ma anche perché una ulteriore riduzione inciderebbe sulle ditte in appalto, a cui sono già applicati i contratti di solidarietà». Senza quattro treni, gli appalti (le pulizie) non avrebbero più sufficiente lavoro da fare. «E non ci sarebbero alternative a delle misure più pesanti». A questo scenario si intreccia, pur se formalmente distinto, quello della trattativa tra Regione Liguria e Trenitalia, rapporto che al momento vive in forza di una proroga di sei mesi siglata a fine 2014 a parità di condizioni. Ma, ancora, non c'è certezza rispetto a quello che potrebbe accadere a giugno, alla scadenza del prolungamento. La trattativa, che si trascina ormai da mesi, sembrava essere arrivata a un punto di incontro attorno alla fine dell'anno. Ma lo scenario politico, allora in attesa e condizionato dalle imminenti Primarie – e alcune visioni non proprio concordi in seno alla stessa giunta hanno portato a rimandare tutto. «Senza rinnovo, i rischi aumentano giorno dopo giorno», dice la Cgil. Il fattore decisivo è ancora una volta il vil denaro. Per Trenitalia, data in particolare la riduzione del servizio degli ultimi anni, il valore del contratto deve essere ritoccato (perché i costi non sono calati di pari passo, sostiene l'azienda). E se si era partiti da una base di 8-9 milioni in più, alcuni aggiustamenti hanno portato a riavvicinarsi. Ma non sarà un processo indolore: per raggiungere l'intesa una delle alchimie potrebbe essere ridurre il numero di fermate dei treni. Un intervento certo meno pesante ma pur sempre un taglio. A ogni modo la giunta deve ancora dare mandato ai Trasporti di firmare. «Non condivido le posizioni dei sindacati, anche se – su questo concorda l'assessore Enrico Vesco le procedure per il rinnovo devono essere rapide». Tra quanti sono alla finestra c'è la Filt Cgil: «La situazione di impasse è sempre più preoccupante: per il servizio, per gli investimenti su nuovi treni, l'ultimo dei quali risale al 2009, e per il lavoro».