Car sharing, ride sharing, car pooling: facciamo chiarezza.

Car sharing, ride sharing, car pooling: facciamo chiarezza.

Ippr concetti di “car sharing”, “car pooling” e “ride sharing” vengono spesso confusi tra loro. BlaBlaCar è un social network dedicato al ride sharing o, nel suo senso ampio, al car sharing. Non si tratta invece di un sito di car pooling

I tre concetti in sintesi:  

  • Car sharing: autonoleggio a ore
  • Car pooling: colleghi viaggiano insieme, spesso alternando l’utilizzo delle loro auto, per tratte prevalentemente brevi e regolari
  • Ride sharing: un automobilista mette a disposizione i posti liberi nella sua auto per tratte medie o lunghe e solitamente saltuarie

    Il car sharing   Inteso in senso ampio, conforme all’originale inglese, il car sharing è l’insieme delle attività legate all’utilizzo di un’auto da parte di più persone; questa definizione comprende quindi anche le attività car pooling e ride sharing.   In senso stretto, il car sharing è un servizio di autonoleggio essenzialmente a breve termine, dove le autovetture sono messe a disposizione da un’azienda (privata o pubblica) e distribuite nei centri urbani. I clienti, una volta ottenuta una tessera, possono di norma scegliere e prenotare l’auto via internet e aprirla utilizzando la propria tessera. Il car sharing è nato in Svizzera ed è diffusissimo negli Stati Uniti (famoso il leader Zipcar, quotato in borsa a New York e recentemente acquisito da Avis), nel Regno Unito, in Germania, in Francia, in Australia ecc.   Alcune aziende offrono persino un servizio di car sharing “one way”, dove non ci sono parcheggi fissi e le autovetture possono essere prese e lasciate in qualsiasi punto all’interno dell’area coperta dal servizio. In Italia esistono servizi di car sharing in numerose città tra cui Milano (5.147 utenti nel giugno 2012), Venezia (3.661), Torino (2.600), Genova e Savona (2.418), Roma (2.395) e Bologna (1.031).   Recentemente si stanno diffondendo sempre di più servizi di car sharing “peer to peer”, dove gli autoveicoli non sono di proprietà di un’azienda, ma vengono messi a disposizione direttamente da privati, mentre l’azienda gestrice del servizio si occupa di mettere in contatto proprietari e clienti fornendo un’adeguata copertura assicurativa. Tra i sistemi di car sharing peer to peer più diffusi in Europa si annoverano Whipcar nel Regno Unito, Drivy in Francia e Tamyca in Germania; in Italia non esiste ancora nessun servizio di questo genere.   Il car pooling
Spesso erroneamente confuso con il ride sharing, il car pooling (= messa in comune delle auto) è un sistema utilizzato prevalentemente da pendolari con orari di lavoro simili per condividere le loro automobili e risparmiare sulle spese del tragitto casa-lavoro. Le auto private vengono così “messe in comune” con un gruppo di colleghi o persone con le stesse esigenze di trasporto.   Trattandosi di tragitti regolari, vengono spesso a formarsi degli “equipaggi” fissi, e i partecipanti – piuttosto che dividere le spese – preferiscono alternare l’utilizzo dell’auto. Il car pooling è solitamente incentivato da enti pubblici o mobility manager di grandi aziende.   Tra gli esempi esteri sono ben note le “carpool lanes” diffuse in alcune zone degli Stati Uniti, tra cui la California e New York: si tratta di corsie autostradali riservate alle auto con almeno due persone a bordo, istituite in zone con un alto traffico pendolare. In Italia diverse amministrazioni locali hanno creato dei servizi ad hoc per il car pooling, tra cui Prato, Padova, Vittorio Veneto, Piacenza. In Toscana, l’iniziativa “Auto in comune” ha cercato di creare una rete di comuni promotori del car pooling, con alcuni casi virtuosi, anche se ad oggi spesso l’interesse dei comuni rimane sulla carta. A Milano, i piani per il progetto “Portami”, già finanziati con 1,5 milioni di euro, sono in attesa di realizzazione ormai da anni. Da segnalare anche il servizio di car pooling di Autostrade per l’Italia, creato nel 2008 per i pendolari sulle autostrade A8 e A9 interessate da cantieri.   Ad oggi nessuno dei servizi di car pooling esistenti in Italia ha raggiunto una massa critica sufficiente per decollare ed essere considerato un’alternativa valida ad altre modalità di trasporto. La ridotta flessibilità, il basso numero di partecipanti, gli scarsi incentivi e le limitazioni tecnologiche vengono addotti come principali motivazioni di tale fallimento.   Il ride sharing   Il ride sharing è l’attività della quale ad esempio si occupa BlaBlaCar, finita ieri nell'occhio del ciclone. A differenza del car pooling, che è praticato prevalentemente su tratte brevi e prevede spesso l’utilizzo alternato del veicolo, nel ride sharing (= condivisione del viaggio) viene condiviso il viaggio: l’accento non viene posto quindi sulla messa in comune delle auto tra un gruppo di persone che percorrono regolarmente la stessa tratta, ma si parte dall’iniziativa del singolo automobilista che percorre una tratta in auto e, tramite siti dedicati come BlaBlaCar, “affitta” i propri posti liberi e riesce così a trovare dei compagni di viaggio che contribuiscono alle spese di benzina, pedaggio, manutenzione ecc.   Una sorta di moderno autostop, dove tuttavia gli utenti sono più o meno monitorati (a seconda della piattaforma) e ci si accorda sul web prima dell’inizio del viaggio.   L’unico continente dove il ride sharing è diffuso è l’Europa; negli Stati Uniti non è mai decollato (anche se alcuni servizi, come Lyft e Zimride, sono promettenti).   In Europa esiste dal secondo dopoguerra, quando nei pressi delle principali stazioni ferroviarie di Germania, Paesi Bassi e altri paesi c’erano degli uffici dedicati a chi offriva e cercava dei posti in auto.   Con l’avvento di Internet l’attività si è trasferita online, e BlaBlaCar è il primo operatore europeo del ride sharing, leader di mercato in Francia, Spagna, Regno Unito, Italia, Polonia, Benelux e Portogallo. In Italia, BlaBlaCar gestisce ormai oltre l’80% degli annunci di ride sharing.i

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