I mezzi hanno in media 13 anni, fornitori in gran parte falliti
Per certe vecchie glorie del trasporto pubblico di frontiera la pensione sembra non arrivare mai. È un problema di risorse, principalmente, ma anche del ritardo della soluzione promessa dalla Regione Liguria ormai più di un anno fa per l'acquisto di nuovi bus. Sta di fatto che di certe "macchine" in servizio nella vallate del Levante non esistono neppure più i pezzi di ricambio (oppure le ditte che li producevano sono fallite), e quando si guastano – evenienza sempre più frequente – gli operai diventano matti per reperirli in giro per il mondo. Come fanno? Ad esempio servendosi della piattaforma commerciale online "ebay", dove aziende, collezionisti e comuni privati mettono in vetrina oggetti trovati in soffitta o in bui magazzini allo scopo di ricavarci qualche euro. Sembra una favola, ma non lo è. La settimana scorsa proprio grazie all'esito positivo di una ricerca su internet nell'officina di Carasco è tornata a ruggire una vecchissima corriera. Quel che ormai nessuno nega più è che il parco mezzi di Atp, l'azienda provinciale dei trasporti, sia ormai vicino a un pericoloso collasso. Perché è uno dei più vecchi d'Italia: 13 anni e mezzo l'età media degli autobus urbani ma soprattutto extraurbani che circolano tra capoluogo, Tigullio ed entroterra vari. Quando i dati delle aziende del Paese parlano di altri numeri: l'associazione delle società e degli enti del trasporto pubblico locale, Asstra, fissa la media d'età nazionale a 11,3 anni (11 se ci si limita ai soli mezzi extraurbani, solitamente più "giovani" dei cugini di città). Una criticità importante, che si tramuta in guasti assai frequenti e in corse che "saltano" senza nessun tipo di preavviso per gli utenti. «La situazione è drammatica – conferma Enzo Sivori, presidente della società con sede in via Conturli a Carasco – ogni giorno i nostri tecnici fanno i salti mortali per organizzare il servizio. Ma cos ì , è chiaro, non si può andare avanti per molto. Pensi che le vetture più vecchie hanno venti, ventun anni. E sono ancora in esercizio». Per effettuare un servizio che già è ai minimi storici, ogni giorno servono 180 dei 256 mezzi posseduti dall'azienda. Significa che circa 70-75 mezzi rimangono nelle rimesse perché da sottoporre a tagliando o riparare. Fino a pochi anni fa, il numero delle vetture era superiore di almeno venti unità, e anche questo incide. Nella quota di quelli che rimangono in rimessa sono compresi anche i bus di riserva, utili in caso di rottura di un bus in servizio. Il problema è che ai "box" ci sono ormai pezzi da amatore, e pure i 180 che ogni giorno vengono messi sulle strade, non se la passano bene. Sul confort di viaggio si potrebbe anche chiudere un occhio – come pure sul rispetto per l'ambiente, tutt'altro che cristallino -, ma quando la corriera si rompe troppo spesso – e magari nel bel mezzo di un viaggio – la vita, specie per un pendolare, si complica non poco. «Stiamo per acquistare due mezzi in autofinanziamento, e la stessa cosa faremo con altri due tipi di veicolo – spiega il presidente Sivori – è chiaro che però i nostri sforzi restano insufficienti».