Intervista a Mario Barbuto, presidente dell’Uic, l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, "La situazione generale migliora progressivamente", ma attenzione: "ci sono barriere fisiche e soprattutto culturali" e "si ha l'impressione che la mobilità delle persone con disabilità non costituisca un elemento della progettazione, e costringa a ideare soluzioni di ripiego"
L'ingresso con segnalatori acustici, risposte audio negli schermi informativi e nelle macchinette distributrici, sistemi di guida tattile tramite i percorsi speciali a pavimento o vocali tramite smartphone e GPS. L’autobus del futuro non è poi tanto distante dai modelli più avanzati già oggi in circolazione, ma “gli strumenti per rendere il trasporto pubblico alla portata di tutti, per davvero andrebbero impiegati su scala sempre più vasta: aiutano a vivere meglio, a muoversi con maggiore facilità, andrebbero diffusi molto di più”. Magari con l’aiuto di un "disability manager", una figura che sul territorio “possa affrontare il rapporto tra disabilità e diritto di cittadinanza in modo globale e competente”. A spiegarlo e auspicarlo a Clickmobility è Mario Barbuto, presidente dell’Uic, l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, l’associazione nazionale – fondata nel 1920 da Aurelio Nicolodi, reduce che aveva perduto la vista in guerra – che “gestisce direttamente alcuni servizi fondamentali dei quali fruiscono tutti gli utenti sul territorio nazionale, dal “Libro Parlato”, progetto per cui speakers professionisti leggono per gli utenti ciechi, alla formazione e l'aggiornamento professionale, il supporto legislativo e psicologico” e soprattutto tutela la categoria sul terreno della scuola, del lavoro e della mobilità. Barbuto, quanto è difficile per un cieco o un ipovedente usufruire del trasporto pubblico locale? Le condizioni variano da comune a comune, da un'area geografica all'altra. In alcune città, ad esempio, si può fruire di "buoni taxi" che agevolano l'uso di questo mezzo altrimenti molto costoso. In altre abbiamo autobus dotati di annuncio vocale alle fermate, a volte individuabili anche da una segnaletica tattile a terra. La situazione generale migliora progressivamente, ma si ha l'impressione che spesso la mobilità delle persone con disabilità non costituisca un elemento della progettazione, costringendo in seguito ad approntare soluzioni di ripiego. A che punto è l'Italia, a suo parere, sul tema disabilità? quanto c'è ancora da lavorare sulle barriere architettoniche di ogni tipo, da quelle fisiche a quelle culturali, nella fruizione dei trasporti? Non credo sia troppo indietro rispetto al panorama internazionale più avanzato, anche perchè oggi si tende ad adeguare le normative secondo indicazioni, risoluzioni e direttive europee più generali. Per quanto riguarda i ciechi, in tema di trasporto, influiscono tanto le barriere fisiche quanto e soprattutto, quelle di carattere culturale. Ovvero? Negli spostamenti ferroviari e aerei, spesso funziona un buon servizio di accompagnamento, almeno nelle grandi aree metropolitane. Càpita tuttavia sovente che le persone vengano considerate quasi come degli oggetti, dei pacchi da spostare, sistemare, collocare. Certi attegiamenti e certi linguaggi inappropriati possono spesso ferire le persone e soprattutto rivelano di una concezione non sempre consona con il rispetto dei diritti umani basilari. Inoltre, per quanto riguarda i ciechi e la libera circolazione sui mezzi di trasporto sorgono spesso problemi verso il cane guida che non viene sempre accolto come un cane da lavoro nell'esercizio di una sua funzione, appunto l'accompagnamento della persona non vedente. La legge già tutela ampiamente gli utilizzatori di cani guida perchè prevede l'obbligo di accoglierli su qualsiasi mezzo di trasporto pubblico, ma spesso il pregiudizio e l'ignoranza rendono complicata la sua reale e totale applicazione. Quanto conta il ruolo della politica, in questo genere di cose? La politica conta sempre. Sia in parlamento nella formulazione e nell'approvazione delle leggi, sia sul territorio dove un sindaco o un assessore "sensibile" possono, come si dice, fare la differenza. Contano i politici e contano soprattutto i funzionari, i dirigenti, i manager pubblici. Per questa ragione noi sosteniamo l'opportunità, anzi la necessità che i comuni istituiscano la figura del "disability manager". Una persona che possa affrontare il rapporto tra disabilità e diritto di cittadinanza in modo globale e competente. Una figura che potrebbe essere riservata anche a offrire a molte persone con disabilità una occasione professionale di grande importanza. Quali sono gli ostacoli da superare nella battaglia in cui lavorano realtà come la vostra? Sono moltissimi. E vanno dai pregiudizi alle barriere architettoniche, dalle pratiche discriminatorie agli atteggiamenti quotidiani negativi di tante persone, spesso responsabili di importantissime funzioni pubbliche. Basterà pensare alla battaglia per il diritto all'istruzione dei nostri ragazzi; per il diritto al lavoro, alla libertà di movimento e così via. Siamo ovviamente qui per farcene carico e superare i problemi presenti con pazienza, tenacia e perseveranza. Quali sono i bisogni concreti più diffusi nella fruizione dei mezzi pubblici per le persone con disabilità, temporanea o permanente? Accedere ai mezzi senza ostacoli e senza barriere. Poter conoscere come gli altri, orari, provenienze, destinazioni dei mezzi. Poter identificare il mezzo in arrivo, la fermata di discesa, le eventuali variazioni provvisorie di percorso. Muoversi liberamente sui mezzi. E penso soprattutto ai treni, ma non solo. Essere liberi da disagi supplementari o da umiliazioni quando si usa il servizio di assistenza in particolare nelle stazioni e negli aeroporti. A livello normativo si potrebbe fare qualcosa di più? Si può sempre fare di più e meglio, naturalmente. Ad esempio omologare i nuovi mezzi di trasporto pubblico solo se garantiscono realmente l'accesso a tutti, incluse le persone in carrozzina, e se dotati di sistemi vocali e tattili di identificazione e di orientamento. Molto tuttavia viene già offerto dalla normativa nazionale e soprattutto internazionale. Occorre soprattutto applicare le norme esistenti e impegnarsi per renderle davvero utili alle persone per le quali sono state emanate. Diverse aziende di trasporto, i grandi gruppi soprattutto, iniziano a essere sensibili sulla cosa. Vi è una maggiore attenzione alla libertà di movimento anche per le persone con disabilità e naturalmente anche le piccole e grandi compagnie di trasporto ne risentono positivamente. In primo luogo esse sono sollecitate dalla normativa. Poi dal desiderio o dalla necessità di fronteggiare al meglio le nuove esigenze poste dalla circolazione autonoma di tante persone con disabilità. Manca ancora una adeguata formazione e informazione del personale di sportello e di contatto, troppo spesso del tutto ignro delle norme e delle condizioni di facilitazione. Questa ignoranza costringe spesso i viaggiatori a ripercorrere e ripetere all'infinito gli stessi discorsi, affrontando sempre le stesse problematiche. Questa situazione, a volte, risulta molto, molto frustrante. Quanto la tecnologia può aiutare a superare le barriere e gli ostacoli per un ipovedente o in generale per chi è diversamente abile? La tecnologia, molte volte è amica del genere umano, a condizione che non si pretenda di risolvere problemi sociali con ritrovati tecnici. Sistemi di guida tattile tramite i percorsi speciali a pavimento o vocali tramite smartphone e GPS risultano oggi particolarmente preziosi e andrebbero impiegati su scala sempre più vasta. Segnalare una porta d' ingresso con un lieve ticchettìo ripetitivo, avere una rispost audio negli schermi informativi o nelle macchinette distributrici, offrire una versione Braille della guida rapida di sicurezza, sono tutti strumenti che aiutano a vivere meglio e a muoversi con maggiore facilità. Matteo Macor – @matteomacor