#ugualmentemobili Intervista ad Alberto Ramaglia

Napoli, il Tpl sostenibile e l’assetto urbano di una città da “riadattare”

Napoli, il Tpl sostenibile e l’assetto urbano di una città da “riadattare”

Il primo ostacolo a una mobilità sostenibile? Le nostre città. Il numero uno dell’Azienda Napoletana Mobilità Alberto Ramaglia spiega a Clickmobility il caso Napoli. “Si possono fare maggiori investimenti, confronti continui con le associazioni di disabili, puntare su politiche di formazione del personale”, ma il problema saranno sempre “le barriere architettoniche spesso insormontabili ancora prima di arrivare al bus”. “Bisognerebbe riadattare l’intero assetto urbano delle nostre città: dalle infrastrutture edilizie a quelle di trasporto e di viabilità”

“Società Unica” del trasporto pubblico locale dell’area metropolitana di Napoli, con la fusione delle società di gestione di gomma, ferro e parcheggi, l’Azienda Napoletana Mobilità “è oggi impegnata in un delicato processo di ristrutturazione finalizzato a efficientare e ottimizzare il servizio”, che tanto dovrebbe fare anche per “facilitare l’accesso dei disabili ai mezzi di trasporto”. Lo garantisce in esclusiva per #ugualmentemobili Alberto Ramaglia, classe 1956, di professione ingegnere, dall’ottobre scorso Amministratore Unico dell’Azienda Napoletana Mobilità SpA, l’Anm.    Impegnato in un processo di ristrutturazione del trasporto pubblico del Napoletano “volto a raggiungere la piena integrazione tra mezzi di trasporto su gomma e ferro, per rilanciare il Tpl e promuovere la mobilità sostenibile in città” – spiega – che dovrebbe andare a potenziare ferro (“entro l’estate saranno acquistati 10 nuovi treni, per un valore di 98 milioni di euro di Fondi Por regionali”, annuncia) gomma (“entro il 2016 è previsto anche l’acquisto di 70 nuovi autobus”), metropolitana (“a breve apriranno la stazione Municipio, la stazione Duomo, e la tratta Mergellina – San Pasquale della Linea 6 ed entro il 2018 sarà completato l’anello ferroviario fino all’aeroporto di Capodichino”), a Clickmobility Ramaglia racconta lo stato dell’arte del settore e dell’azienda che guida, in relazione al diritto alla mobilità dei passeggeri, e spiega nel dettaglio “difficoltà”, “problemi” e “le direttive europee che dovrebbero garantire un Tpl alla portata di tutti, e purtroppo recepite solo in parte, specie al Sud Italia”.   Ramaglia, parliamo di diritto alla mobilità dei passeggeri diversamente abili. A che punto è l'Italia, a suo parere, sul tema disabilità, che sia temporale o permanente, fisica o intellettiva?    Il diritto dei passeggeri diversamente abili a muoversi in autonomia è ormai riconosciuto così come quello di ricevere assistenza e informazioni adeguate per tutta la durata del viaggio. I passeggeri hanno il diritto a disporre di informazioni appropriate e comprensibili sia presso le stazioni che su internet. Lo impongono le direttive europeeche purtroppo però sono recepite solo in parte, specie al sud Italia.      Napoli compresa?   Napoli è un caso a parte grazie alla presenza di infrastrutture di nuova generazione. La nostra metropolitana collinare in questo è un modello per tante altre realtà anche estere. Per noi tuttavia l'attenzione al cliente disabile non si esaurisce nei dispositivi tecnici e tecnologici pur importanti, in dotazione alla nostra moderna rete di trasporto. La nostra politica è quella di accompagnare il passeggero, soprattutto se svantaggiato, lungo tutto il percorso di viaggio. Per questo teniamo alta l’attenzione alla formazione e istruzione del personale a diretto contatto con i viaggiatori, conducenti compresi, a una sempre maggiore sensibilizzazione alla disabilità. Anche se la richiesta sempre più diffusa da parte delle associazioni con cui dialoghiamo costantemente, è che al disabile sia data la possibilità oltre che il diritto di muoversi in piena autonomia.     Esistono regolamenti comunitari che sanciscono ben determinati diritti dei passeggeri, a partire dai disabili: li abbiamo pubblicati nelle precedenti uscite della rubrica. Nei trasporti aerei e su ferro sembra siano già stati recepiti, mentre la gomma appare ancora indietro.    E’ indubbio che per una tutela diffusa e completa dei diritti delle persone disabili servirebbe uno sforzo maggiore in termini di investimenti, in primis per il trasporto su gomma. Così come per garantire l’adeguamento e la manutenzione periodica dei dispositivi che facilitano l’accesso dei disabili ai mezzi di trasporto. Il confronto con le associazioni dei disabili è costante e ci offre spunti sempre nuovi per migliorare l’offerta di servizi. Detto questo, non è vero in assoluto che negli aeroporti funzioni tutto meglio, spesso anche qui gli utenti lamentano una limitata accessibilità. In ogni caso tutti possiamo e dobbiamo fare di più recependo in pieno e al meglio i regolamenti e le direttive comunitarie che sono chiare e puntuali. Ma questo sarà possibile solo se nella società civile e in tutti i suoi gangli e settori di attività pubblica e privata, vi sarà un mutamento culturale profondo e condiviso delle coscienze e degli intenti.   La vostra realtà come affronta la necessità di dover garantire il diritto di accesso ai vostri mezzi anche a chi ha problemi di mobilità?   Il problema dell'accessibilità ai diversamente abili del trasporto su gomma è rilevante, in Italia e non solo a Napoli. Almeno per due ragioni: i dispositivi elettronici di accesso a bordo bus per gli utenti in carrozzella sono alquanto delicati e spesso finiscono per funzionare male o non funzionare affatto, circostanza che spinge da più parti a tornare alle pedane ad azionamento manuale. Sono le stesse città a presentare barriere architettoniche spesso insormontabili ancora prima di arrivare al bus. Bisognerebbe riadattare l’intero assetto urbano delle nostre città: dalle infrastrutture edilizie a quelle di trasporto e di viabilità. Cosa non sempre facile, costosa e spesso impossibile.    Per quale motivo? Spieghi.   Quando queste infrastrutture sono state progettate, evidentemente la sensibilità verso le categorie deboli era molto più bassa mentre la velocità dettata dalla necessità di inseguire lo sviluppo economico ha fatto sì che ci si dimenticasse delle esigenze di una categoria importante, consistente ed in crescita della nostra società. Ad oggi in ogni caso esistono specifiche normative per il trasporto su gomma che salvaguardano l'accessibilità ai diversamente abili mediante pedana/scivolo e dispositivi di bordo bus. Per quanto riguarda il settore gomma, circa il 70% del parco mezzi dell’Azienda Napoletana Mobilità è attrezzato con pedana disabili. Il problema però è garantirne il funzionamento con continuità poichè spesso questi dispositivi vanno fuori servizio in corso d'opera, alla prima sconnessione o sobbalzo. Occorrerebbe prevedere servizi 'dedicati' da gestire in maniera mirata e specifica con mezzi attrezzati nel concreto e non solo sulla carta. Per questi motivi in molti casi si preferisce adottare dispositivi di tipo meccanico manuali.   Come affrontare il problema?   Entro il prossimo anno disporremo di settanta nuovi veicoli su gomma che secondo il capitolato dovranno essere dotati di pedana disabili manuale. In quanto alla rete su ferro a Napoli le infrastrutture di trasporto più recenti come la Linea 1 metropolitana, sono state progettate senza barriere, dotate di ascensori che consentono agevolmente il superamento del dislivello da quota strada al piano banchine, mappe tattili per i disabili visivi, percorsi LOGES e tutti i supporti necessari a favorire l’accesso agevole alle fasce deboli. Secondo lo stesso DPR le barriere possono essere superate anche con l'assistenza di personale (macchinista per esempio o agente di stazione) sia per ridurre il gap di salita sul treno sia per immobilizzare le carrozzelle a bordo. A questo scopo l’Azienda Napoletana Mobilità sta realizzando uno studio ad hoc per realizzare rampe di accesso dalla banchina alla prima porta del treno e cinture a bordo con citofono in postazioni dedicate per due carrozzelle.  Anche per le quattro funicolari di Napoli, di impianto storico, nel corso degli ultimi decenni sono stati adeguati alla normativa vigente in materia di disabilità. L’occasione è stata la manutenzione ventennale degli impianti che ha consentito insieme al restyling delle stazioni anche e soprattutto l’adeguamento o l’introduzione ex novi di impianti di sollevamento che facilitano l’accessibilità   A livello normativo si potrebbe fare qualcosa di più?   La norma è efficace quanto più esplicita con chiarezza gli obblighi e i doveri di utenti e gestori. E soprattutto definisce in maniera più stringente le penalità per chi non è in regola con gli obblighi di legge. E’ alla sensibilità del legislatore nel definire gli ambiti precisi di responsabilità che oggi dobbiamo affidarci e non tanto alle coscienze di coloro cui è destinata la norma. Questo potrebbe fare la differenza.    Quanto la tecnologia può aiutare a superare le barriere e gli ostacoli per un diversamente abile? E quanto un'azienda come la vostra può investire in tecnologia per risolvere il problema?   In Italia esistono una moltitudine di iniziative e di progetti a livello locale e nazionale che promuovono l’uso delle tecnologie tra disabili ed anziani. Tuttavia diversi restano gli ostacoli e le criticità: servirebbe una maggiore collaborazione delle istituzioni, delle associazioni e dei privati sia per promuovere la consapevolezza del valore delle tecnologie sia per diffondere un uso sempre più consapevole dei criteri di accessibilità. Anche se la legislazione comunitaria e italiana hanno fatto passi in avanti, resta ancora scarsa la conoscenza e la sensibilità delle amministrazioni pubbliche, degli operatori ICT e spesso anche delle stesse persone svantaggiate. Ne consegue che ad oggi un’alta percentuale dei siti, anche istituzionali, non è accessibile ai disabili. La nostra azienda sta lavorando attualmente alla realizzazione di un nuovo portale unico della mobilità cittadina proprio nella direzione di una completa accessibilità per le categorie deboli. La strada per la totale accessibilità e rimozione delle barriere virtuali, che sono di fatto l’equivalente delle barriere architettoniche, e però ancora lunga. Questo impegno richiede l’elaborazione di specifiche politiche ispirate da un forte senso di responsabilità sociale nei confronti di quanti, ora più deboli, possano diventare più forti proprio attraverso la tecnologia.      Matteo Macor – @matteomacor

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