Nata nel 2009, Mytaxi è stata scaricata 10 milioni di volte e coinvolge 45.000 taxi in oltre 40 città del mondo

Mytaxi, “l’alternativa legale” a Uber, arriva a Milano

Mytaxi, “l’alternativa legale” a Uber, arriva a Milano

Chiamare il taxi, visualizzarlo sulla mappa, pagare e dare il voto al tassista: da oggi si può fare tutto tramite Mytaxi, l'applicazione per smartphone della Daimler. Che per invogliare tassisti e utenti a provarla, per un mese paga metà delle corse

C’è un nome che nessuno pronuncia mai, alla presentazione dell’app MyTaxi a Milano, ma che tutti hanno in mente, ed è Uber. Mytaxi funziona allo stesso modo, ossia mettendo in collegamento utenti e autisti, ma è “100% legale e si rivolge soltanto ai tassisti con licenza”, dice Barbara Covili, general manager di Mytaxy Italia. Il riferimento chiaro è proprio all’applicazione californiana Uber, che ha suscitato molte polemiche in Italia perché permette ai conducenti degli Ncc, e anche ai privati cittadini tramite Uber Pop, di sostituirsi ai tassisti. E in risposta a chi invoca una revisione del mercato delle licenze e della professione, la Covili dice che “non serve cambiare le regole esistenti”.   Quello che sicuramente aveva bisogno di essere aggiornato è il metodo con cui trovare i taxi, perché chiamare il numero dei radiotaxi è ormai un gesto antiquato per chi è più abituato ad aprire un’app piuttosto che ad alzare la cornetta.   “L’idea di Mytaxi è nata nel 2009“, racconta il fondatore e amministratore delegato di Mytaxi, il tedesco Nic Mewes, “quando con mio cugino siamo usciti da una festa e abbiamo dovuto aspettare mezz’ora al freddo prima di trovare il numero dei taxi e di vedere finalmente arrivare l’auto”. All’inizio l’applicazione è stata accolta tiepidamente – addirittura Mewes è arrivato a regalare gli smartphone ai tassisti per convincerli a usare il servizio – ma oggi è stata scaricata 10 milioni di volte e coinvolge 45.000 taxi in oltre 40 città del mondo fra Germania (la sede di Mytaxi è ad Amburgo), Austria, Svizzera, Polonia, Spagna e Stati Uniti.   Non a caso a settembre 2014 la Daimler (per intenderci, Mercedes e Smart) ha acquisito il 100% di Mytaxi tramite il gruppo Moovel, lo stesso che gestisce il car sharing Car2go. Perché l’obiettivo della Mercedes, dice il responsabile della comunicazione Paolo Lanzoni, è “vendere mobilità, non solo auto”. Da oggi, l’app Mytaxi si può scaricare anche in Italia e utilizzare a Milano, dove hanno già aderito circa 200 tassisti, molti dei quali indipendenti. Ma di MyTaxi possono servirsi anche i professionisti che già aderiscono a una cooperativa. Per arrivare a essere un servizio davvero alternativo ai radiotaxi, avrà bisogno di arrivare a un migliaio di taxi sui 4.500 circa di Milano.   Ma come funziona, in concreto, Mytaxi? Utente e tassista devono scaricare gratutitamente l’applicazione e altrettanto gratuitamente iscriversi. Entrambi sono geolocalizzati sulla mappa e vengono messi in contatto dall’app, che volendo gestisce anche il pagamento tramite carta di credito (oggi metà dei tassisti di Milano non sono attrezzati con il Pos) e l’invio della ricevuta sulla mail. L’utente può scegliere il tipo di vettura che gli serve (per esempio il numero di sedili) e seguire il percorso del taxi sulla mappa, e infine valutare il servizio. Altrettanto può fare il tassista, che può segnalare se l’utente si è comportato in maniera scorretta.   Per spingere l’utilizzo della app, Mytaxi ha preparato una significativa campagna di incentivi: dal oggi al 17 maggio qualunque corsa costerà la metà (il restante 50% viene integrato da Mytaxi) e chi consiglia a un amico di scaricare l’applicazione riceve un buono da 15 euro. Inoltre, fino al 30 settembre l’uso dell’app è gratis per i tassisti. E dopo? “Lavoreramo con i tassisti per determinare la strategia di pagamento”, dice la general manager Covilli. Negli altri paesi in cui è presente, Mytaxi utilizza strategie diverse per mantenersi, chiedendo ai tassisti un contributo fisso per ogni corsa oppure una quota percentuale. Per l’utente, invece, non cambia nulla rispetto alla classica telefonata al radiotaxi, perché a fare fede per il pagamento della corsa è sempre e comunque il tassametro piombato della vettura.  

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