Sicilia, cesoie sul trasporto pubblico locale

Sicilia, cesoie sul trasporto pubblico locale

L’associazione di categoria Asstra: tra il 2010 e il 2014 tagliate un quarto delle risorse regionali per il settore. Il parco veicoli extraurbano supera i 15 anni, chiesti investimenti certi per la mobilità sostenibile

Il taglio delle risorse non ha risparmiato il trasporto pubblico locale che tra il 2011 e il 2014 ha visto una contrazione di circa 800 milioni di euro, pari al 15% del totale. Per gli investimenti, solo considerando il 2014 e il 2015, gli imprenditori del settore hanno visto vaporizzarsi 664 milioni di euro (300 per il 2014 e 364 per il 2015). Sono questi i numeri diffusi lo scorso 9 giugno dall'Asstra (Associazione delle società ed enti del trasporto pubblico locale di proprietà degli enti locali, delle regioni e di imprese private) nel suo Position Paper. 
Il tpl sta attraversando un periodo di profonda mutazione. Negli ultimi anni “il mondo delle società a partecipazione pubblica locale e regionale operanti nel settore del trasporto pubblico locale – si legge nello studio – si sta caratterizzando per una tendenza, seppur ancora circoscritta, verso processi di mutamento organizzativo e industriale”. In numeri dal 2010 al 2015 le società si sono ridotte da 160 a 115 (‐28%), soltanto nel 2013 quasi il 13% delle società partecipate ha chiuso i battenti. Attualmente le società partecipate sul totale sono appena il 16% anche se contribuiscono alla produzione totale per il 77% con il 75% del personale e il 68% della produzione di km.
Un cambiamento strutturale che in qualche modo segue anche l'evoluzione delle risorse regionali per il settore. Tra il 2010 e il 2014 la Sicilia ha registrato un crollo del 25%, un dato che la piazza al quarto posto, dopo Lazio (-31%), Campania (-27%) e Molise (-26,7%), per riduzione dei contributi. Tra il 2015 e il 2014, dati aggiornati allo scorso maggio, la contrazione delle risorse è stata pari al 3%.
Tagli che rappresentano un problema, soprattutto per un governo che continua a sottolineare di voler ammodernare il parco dei mezzi di trasporto. Al momento l'età media dei bus nazionali è tra le più alte d'Europa ed è almeno di sei anni più vecchia (13 anni contro 7). Ancora peggio sta ovviamente la Sicilia che si permette di superare la media nazionale offrendo un parco veicoli extraurbano che supera i 15 anni.
Non investire adeguatamente nel tpl, che ormai pare diventato “un problema un spending e non leva di sviluppo delle città”, come ha spiegato al Sole 24 Ore Massimo Roncucci, presidente di Asstra, sarebbe un vero peccato. Lo dimostra anche la costante disaffezione dei siciliani. Gli ultimi dati Istat rilevano come la domanda di trasporto pubblico locale (bus e treno) isolano sia lontana dagli standard nazionali. In Italia c'è una media di 208,8 passeggeri annui trasportati dai mezzi di tpl per abitanti, un dato irraggiungibile per Ragusa (5,2) Caltanissetta (7,4) e Agrigento (7,8) e anche le migliori come Catania (57,7) e Messina (47,5). Dal 2008 al 2013 il centro etneo ha visto dimezzare la sua domanda di mezzi pubblici.
Le soluzioni sono offerte proprio nelle nove pagine del documento dell'Asstra che analizza criticità e  priorità del settore. Tra queste, leggiamo, la  “stabilizzazione ed indicizzazione delle risorse del Fondo nazionale trasporti ed integrazione con il Fondo perequativo regionale nella quota parte storicamente destinata ai trasporti”, “procedure più snelle e veloci per l’erogazione alle Regioni del Fondo nazionale al fine di evitare onerosi ritardi nei pagamenti” e l'”immediata attuazione del principio dei costi standard, il quale deve costruito in modo tale da stimolare l’efficienza, efficacia, l’economicità della gestione, gli investimenti nonché il raggiungimento di un ragionevole margine di utile finalizzato alla remunerazione del capitale investito”.

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