Il Ceo Isbrand Ho spiega il successo dei mezzi "verdi" E aspetta il via libera dal mercato italiano
Da Pechino arrivano novità di grande interesse. Come i nuovi bus elettrici, un mercato obbligato a crescere per ragioni ambientali e di risparmio energetico dove la Byd, opera con successo da qualche anno. «Vogliamo creare autobus europei per gli europei» afferma con occhi che si illuminano, Isbrand Ho, Ceo dell'azienda per l'Europa. E sottolinea che i loro mezzi sono stati introdotti nel 2010 e che «negli ultimi quattro anni hanno ricevuto un grande apprezzamento, così da soddisfare completamente le aspettative. E questo – prosegue – è una bella lezione che spinge a migliorarsi sempre». I mezzi dell'azienda, presenti in 156 città nel mondo – di cui 47 in Europa -, hanno così subito costanti innovazioni come l'eliminazione delle batterie dalla cabina, intervento che ha permesso di migliorare gli spazi ed è stato molto apprezzato dall'utenza. Secondo Ho a far breccia nelle amministrazioni non è stata la sola vocazione ambientale ma pure l'abbattimento dei costi di gestione. E i numeri sono inequivocabili: durante una sperimentazione a New York è stato rilevato un costo di 14 centesimi al chilometro contro i 60 di un bus tradizionale. Allora, chiediamo, possiamo pensare che le aziende italiane possano trovare una via di rilancio con l'introduzione della modalità elettrica? «È un'opportunità grande – risponde Ho – perché riduce i costi di gestione in generale. Un sistema di trasporto elettrico può portare un abbattimento della spesa. Un costo di gestione del nostro bus, infatti, è inferiore del 70% rispetto a un autobus a gasolio o a metano». Però, ribattiamo, un autobus elettrico costa di più… «Certo – nota Ho – costa circa il 50% in più di quelli tradizionali perché le batterie costano molto. Ma se un bus a gasolio ha un ciclo di vita di circa cinque anni, quello elettrico supera abbondantemente gli otto. Le batterie – prosegue il manager – sono garantite per 4mila cicli di ricarica ma, tecnicamente, si possono ricaricare 10mila volte». E se lo dice un "tecnico" che lavora per una azienda che è nata come produttore di batterie c'è da credergli. D'altra parte nelle città europee dove questi bus circolano da tempo l'apprezzamento è elevato. Tant'è che anche a Roma cominciano a farci un pensierino per il prossimo Anno Santo. Però, in soldoni, in quando si ammortizza il costo di questi bus – prezzi ovviamente variabili a seconda della tipologia -? «In un lasso di tempo compreso tra i cinque e i sette anni – spiega Ho -, dipende dall'utilizzo e tenga presente che l'autonomia è di ben 260 chilometri e per la ricarica bastano appena 5 ore». Bene lo scenario futuro è ormai delineato, i bus presto saranno elettrici. E se così fosse anche in Italia, potrebbe nascere una presenza industriale? «Non appena avremo una domanda adeguata – chiosa Ho – valuteremo certamente un insediamento produttivo nel vostro Paese. Abbiamo in corso, a tale scopo, rapporti istituzionali con la struttura Inward Investment di Invitalia, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti gestita dal Ministero dello Sviluppo Economico».