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Milano, il tribunale smonta UberPop: “Aumenta il traffico e non è sicura”

Milano, il tribunale smonta UberPop: “Aumenta il traffico e non è sicura”

Respinto nel merito il ricorso dell'azienda che contestava lo stop all'applicazione di autisti fai da te che "approfitta della fiducia dei giovani". Confermati i sigilli in tutta Italia, bocciata anche la versione con conducente

Stop definitivo a UberPop, l'applicazione che trasforma chiunque in tassista, ma che di fatto "aumenta il traffico", "non garantisce la sicurezza" e "approfitta della fiducia dei giovani". Il Tribunale di Milano ha confermato il blocco e l'inibizione del servizio UberPop in tutta Italia respingendo il reclamo della multinazionale e ha deliberato di estendere l'ordine anche ai 'driver' che fanno concorrenza sleale ai tassisti. Perché – sostengono i giudici – ben venga lo sviluppo delle nuove tecnologie, ma – visto che "il servizio non è una pura cortesia" – sul terreno della concorrenza si gioca "ad armi pari".

Respinto il ricorso – Il blocco dell'applicazione diventa dunque definitivo su tutto il territorio nazionale, dopo che nelle scorse settimane, il tribunale milanese aveva già disposto l'inibitoria all'utilizzo del servizio accogliendo il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti. Uber poi ha fatto reclamo contro la decisione chiedendo in prima battuta la sospensione dell'inibitoria, bocciata nei giorni scorsi. Oggi è stato respinto anche il reclamo nel merito, confermando sostanzialmente che il servizio agisce in concorrenza sleale nel settore taxi. La multinazionale di San Francisco potrà comunque avviare una nuova causa davanti a un tribunale civile.

Le motivazioni nel merito: alternative, sicurezza, tariffe – La app Uberpop "non vale a limitare in alcun modo l'inquinamento o la concentrazione del traffico", anche perché "la clientela" del servizio probabilmente in "mancanza di Uber si rivolgerebbe" non ai tassisti ma "ai mezzi di trasporto pubblico di linea ovvero all'uso di biciclette o city cars", scrivono i giudici nella sentenza. Nel provvedimento, tra l'altro, il collegio, presieduto da Marina Tavassi, parla di "ragioni di sicurezza del consumatore" che il servizio, che permette a chiunque di fare il driver anche senza licenza, non garantirebbe. In più, secondo i giudici, "il sistema dei prezzi di Uber Pop" non ha "regole predeterminate e trasparenti ed anche questo elemento non va certo a vantaggio dei consumatori". Per il Tribunale, poi, "sorprende che alcune associazioni di consumatori siano intervenute a sostegno del reclamo proposto da Uber ipotizzando che tale servizio possa valere a ridurre l'inquinamento della città o il livello del traffico".

"Approfitta della fiducia dei giovani" – Ai clienti della app UberPop – sostiene il tribunale – non vengono fornite informazioni né sullo "stato dell'auto" né sulla "persona che sarà alla guida" e, dato che "il pubblico di Uber è un pubblico notoriamente giovane ai cui occhi queste preoccupazioni possono apparire esageratamente pessimistiche", diventa "ancora più facile per alcuni approfittare della fiducia ingenuamente riposta nella sicurezza del sistema stesso e nell' affidabilità del conducente". Per i giudici, infatti, si è "soliti dire che internet prima o poi smaschera chi ha reso false dichiarazioni, chi non si comporta correttamente, chi non ha un'auto in buone condizioni, chi non sa guidare" e "ciò è possibile", ma "una simile evidenza sarà trasmessa dalla rete solo dopo che qualcuno sia incorso in una situazione pericolosa".

"Sì alla modernità, ma concorrenza solo ad armi pari" – Se qualcuno riporta "lesioni" – si sottolinea nella sentenza – "Uber non risponde in nessun modo", perché non ha un' assicurazione di tipo commerciale. I giudici prendono "atto degli sviluppi delle nuove tecnologie e delle rinnovate esigenze del mercato" e, tuttavia, spiegano che "la libera concorrenza" deve "esplicarsi a parità di armi", senza che possano esserci "indebiti vantaggi" per alcuni, come per Uber nei confronti dei tassisti, derivanti dal mancato "rispetto di regole imposte dal settore", in questo caso quello dei trasporti.

Divieti estesi ai singoli driver – I giudici della sezione specializzata imprese di Milano, tra l'altro, hanno accolto anche il ricorso delle associazioni di categoria dei tassisti – assistite dagli avvocati Marco Giustiniani, Nico Moravia, Giovanni Gigliotti dello Studio Legale Pavia e Ansaldo e dall'avvocato Alessandro Fabbi – riguardante la singola posizione di un driver della app UberPop. Ricorso questo che, invece, non era stato accolto nel primo provvedimento del maggio scorso. "Il Tribunale di Milano – hanno spiegato i legali dei tassisti – ha anche esteso l'inibizione nei confronti del singolo driver. Non possiamo che essere soddisfatti di questo risultato – hanno aggiunto – è la terza volta, infatti e nell'arco di meno di tre mesi, che i giudici milanesi hanno emesso provvedimenti volti al blocco della app. A questo punto non ci sono davvero più alibi: il servizio non potrà più essere riattivato".

Batosta anche per UberBlack – Ma non è l'unico schiaffo rimediato da Uber, perché il tribunale di Milano ha bocciato anche il servizio di noleggio auto 'garantito' UberBlack, sottolineando che "lo smartphone non è una rimessa e Uber non è la segretaria che passa le chiamate". Il giudice del tribunale civile Anna Cattaneo, ha accolto nei giorni scorsi il ricorso del Comune contro una sentenza del giudice di pace, che aveva annullato una multa a un autista del servizio UberBlack per aver "effettuato un servizio di noleggio con conducente senza attenersi alle disposizioni della licenza" in quanto "acquisiva un servizio al di fuori della rimessa". "Il sistema di noleggio con conducente nelle città in cui è operativo il servizio di taxi – ha spiegato il giudice – non può effettuarsi con le modalità della applicazione introdotta da Uber, che lo assimila al servizio di radio-taxi".

Le regole del servizio con conducente – Come ha ricordato il giudice, "nel servizio di noleggio con conducente la richiesta di effettuare una determinata prestazione deve pervenire presso la rimessa" e "lo stazionamento dei mezzi deve avvenire all'interno delle rimesse", oltre al fatto che "nei Comuni dove vi sia un servizio di taxi è vietata la sosta delle autovetture in posteggio su suolo pubblico, dato che le vetture devono sostare esclusivamente all'interno della rimessa" dove deve avere "inizio e termine ogni singolo servizio". Nel caso in esame, invece, l'autista si trovava fuori dalla rimessa quando ha ricevuto la prenotazione attraverso il servizio Uber e quindi per la polizia municipale che lo ha multato avrebbe violato i termini della sua licenza. Il giudice di pace aveva annullato la multa mentre ora, come comunicato dall'Unione artigiani, il tribunale ha ribaltato quella sentenza e confermato la sanzione all'autista.

Le violazioni – Gioiscono i tassisti e gli autisti delle auto a noleggio con conducente, perché   non solo nel caso degli autisti fai da te la battaglia vinta è contro l'esercizio abusivo della professione, ma viene anche sancita la concorrenza sleale con gli Ncc che rispettano le regole. Prima fra tutte, quella che il servizio parte e torna nell'autorimessa, e l'autista non sta in strada ad aspettare le chiamate come fosse un radio-taxi. Lo spirito di modernità che muove i ricorsi dell'azienda non sembra superare dunque gli scogli della giustizia.

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