In merito a notizie di stampa apparse su alcuni quotidiani l’Assessorato alla Mobilità e ai Trasporti di Roma Capitale ribadisce che l’azione portata avanti da giugno 2013 a luglio 2015
In merito a notizie di stampa apparse su alcuni quotidiani l’Assessorato alla Mobilità e ai Trasporti di Roma Capitale ribadisce che l’azione portata avanti da giugno 2013 a luglio 2015 ha chiarito inequivocabilmente la situazione economico-finanziaria di Atac e che solo una lettura superficiale e strumentale può limitarsi a trarre delle conclusioni prendendo in considerazione il solo risultato economico-gestionale, in quanto tale indicatore, nel caso dell’Azienda di trasporto pubblico locale, è fortemente influenzato dalla pulizia contabile che negli ultimi due esercizi l’azionista ha imposto alla controllata, nonché dai trasferimenti largamente insufficienti di cui l’Azienda ha beneficiato negli ultimi sette anni, come in più di una occasione e in tutte le sedi istituzionali si è avuto modo di dimostrare, senza smentita alcuna.
Pertanto, le ipotesi di soluzioni artificiose come la creazione di bad-company o l’ingresso della Regione come azionista, non sono di interesse per Roma Capitale che intende restare socio unico di Atac fino al 2019 e che, grazie anche alla discontinuità manageriale posta in essere, ha conseguito per la prima volta, come dimostra l’andamento gestionale 2014, una gestione caratteristica positiva. Così come non è condivisibile la prospettiva di richiedere la nomina di un curatore al tribunale, anch’essa attribuita dagli organi di stampa ad un anonimo componente del Collegio Sindacale, in quanto il disallineamento tra le previsioni del Codice Civile e l’iter normativo che deve essere rispettato per la ricapitalizzazione della Società è questione che può facilmente trovare soluzione nella collaborazione istituzionale che il Comune andrà a richiedere al Ministero dell’Economia e delle Finanze e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Restano invece ancora sul tappeto i problemi legati alla riorganizzazione dei processi industriali, al rilancio di un programma di manutenzione ordinaria e straordinaria, ad un piano di rinnovamento dei materiali da destinare all’esercizio: tutte questioni che, ovviamente, non possono gravare esclusivamente sulle casse comunali, ma che non legittimano la politica, anche attraverso i giornali, a tornare ad interferire nella gestione aziendale che, contrariamente al passato, grazie ad un ritrovato senso di responsabilità e ad un rafforzato presidio manageriale, sta già raggiungendo significativi segnali di inversione di tendenza, come dimostra l’accordo quadro sulla produttività siglato lo scorso 18 luglio tra Azienda e Organizzazioni Sindacali. I disagi che la città sta scontando in queste ultime settimane sono l’ultima eredità di una gestione sconsiderata su cui la magistratura, sia penale che contabile, è più volte intervenuta. Eredità che potrà essere definitivamente archiviata se tutti i livelli politico-istituzionali vorranno affrontare con onestà, capacità e consapevolezza i problemi che affliggono il trasporto pubblico romano e contribuire a rimuoverne le cause, come Roma Capitale, in questi due anni, e per quanto di propria competenza, ha dimostrato di saper e voler fare.