È stata avviata lo scorso 8 luglio in Commissione Ambiente della Camera la discussione di quattro disegni di legge per la tutela e la valorizzazione del patrimonio ferroviario in abbandono e la realizzazione di una rete della mobilità dolce. Si tratta dei ddl 72 Realacci, 599 Bocci, 1640 Famiglietti e 1747 Busto
Le tematiche dei disegni di legge – mobilità dolce e la riqualificazione delle ferrovie dismesse per lo sviluppo di itinerari ciclo-turistici – sono da anni oggetti di un intenso dibattito, ha ricordato il relatore Mirko Busto (M5S), volto alla ricerca degli strumenti per introdurre nel Paese un sistema di mobilità, caratterizzato da percorsi di tipo ecologico, in grado di riutilizzare tratti di ferrovie dismesse, che rappresentano un grande patrimonio ambientale e naturalistico.
I ddl puntano dunque a realizzare una Rete Nazionale di Mobilità Dolce, che favorisca il turismo, il tempo libero, l’attività fisica delle persone – con particolare attenzione ai diversamente abili, ai bambini e agli anziani – e la salvaguardia dei beni territoriali diffusi, attraverso il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione delle infrastrutture dismesse o sottoutilizzate.
La Rete dovrebbe essere costituita da: linee ferroviarie in disuso, argini e alzaie dei fiumi e dei canali, tratti stradali secondari o dismessi, percorsi prevalentemente pedonali, strade rurali, mulattiere di rilevante interesse storico, sentieri di pianura e montagna, cammini storici italiani dedicati ad un’utenza ciclopedonale, tramvie extraurbane, percorsi usati per la transumanza e tratturi.
Secondo le proposte di legge, la Rete assumerà rilevante importanza per la messa in sicurezza del territorio rispetto al rischio di dissesto idrogeologico e come presidio contro l’abbandono delle zone montane, appenniniche e, in generale, interne, contribuendo alla salvaguardia del patrimonio storico, naturale e testimoniale nazionale.
Per realizzare la Rete Nazionale di Mobilità Dolce, i ddl prevedono che il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti stili un elenco delle ferrovie in disuso e definisca le linee guida di mobilità dolce. Successivamente le Regioni elaboreranno i programmi regionali di mobilità dolce e provvederanno al recupero, riqualificazione e valorizzazione dei percorsi individuati, promuovendo la partecipazione degli enti locali e dei cittadini.
Si propone, inoltre, la diffusione della cultura della mobilità dolce nelle scuole, l’istituzione della ‘Giornata nazionale della mobilità dolce’ e il progetto ‘Bicitalia’, una rete nazionale di percorribilità ciclistica ad uso prevalentemente turistico costituita prevalentemente dalle ‘Vie verdi’, itinerari di particolare interesse ambientale, paesaggistico e testimoniale. Per gli interventi, i ddl ipotizzano il ricorso al partenariato pubblico-privato, a sponsorizzazioni da parte di aziende private e a lasciti ed erogazioni liberali, in particolare per la realizzazione di percorsi pedonali e per utenti a mobilità ridotta, percorsi ciclabili, percorsi per il turismo equestre, attività ricettive, noleggio di biciclette, informazione turistica e altre tipologie di utilizzi sostenibili. La realizzazione e gestione delle opere potrà essere affidata a soggetti senza fine di lucro. Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera e primo firmatario di uno dei disegni di legge, ha dichiarato: “Ho presentato questo testo a inizio legislatura con l’obiettivo di dare impulso a una rete di mobilità intermodale e sostenibile e di recuperare a tal fine il patrimonio delle linee ferroviarie dismesse, con i loro oltre 1.189 km di binari ormai chiusi. È una proposta di legge nata anche dall’esperienza e dalle indicazioni delle associazioni riunite nella Confederazione Mobilità Dolce (Co.Mo.Do.). Recuperare le nostre ferrovie dimenticate e farne una rete di percorsi verdi sui quali pedalare e passeggiare è un modo per andare incontro alle mutate esigenze trasportistiche di tanti italiani ed è anche un’occasione straordinaria per valorizzare la bellezza dei nostri paesaggi, per scommettere su ciò che rende l’Italia unica nel mondo: cultura, qualità, conoscenza, innovazione, territorio e coesione sociale”.