Esposito, neoassessore ai Trasporti: «Subito un tavolo aperto sull'Atac» Disagi inaccettabili Primo obiettivo: proporre un patto di responsabilità verso i pendolari romani.
Non si può certo dire che Stefano Esposito sia uno che si tiri indietro davanti alle sfide: da senatore pro-Tav a commissario Pd nella Ostia delle mafie, ora alla guida dell'assessorato più «ostico» della Capitale. Al senatore Pd, 46 anni di Moncalieri, Torino, neo-assessore ai Trasporti di Ignazio Marino, questa volta però è toccata un compito particolarmente ostico: risolvere il «disastro» – così lo definisce anche lui – dei mezzi pubblici della Capitale, bus e metro, croce e incubo per migliaia di romani. «Grande grana grande onore», il primo commento dell'ex supervisore del Pd lidense, «ma un occhio su Ostia ce lo lascio», minaccia ironico i suoi detrattori. Provocatore di professione, un «duro», avrà forse modo di usare i social – come fa già in modo spasmodico – anche per ascoltare i disagi dei pendolari. Il suo primo tweet da assessore ha già scatenato polemiche e ironie. «Un grande orgoglio, un'enorme impegno», un apostrofo di troppo e via ad accuse al «maledetto correttore» e ai giornali poco attenti alla sostanza. Il senatore non usa giri di parole ma sui trasporti punta al dialogo. «Non faccio proclami, prima parlo con i soggetti coinvolti. – spiega il neo-assessore – Ma voglio proporre a tutti, macchinisti, istituzioni, sindacati, un patto di responsabilità. È ora di smetterla di scaricare le nostre discussioni sui romani, non è più accettabile». Aprirà un tavolo, subito, su Atac, «senza soluzioni precostituite, ascolterò tutti», e ha già il test per capire chi è con o contro di lui. «C'è la domanda preliminare su Atac la cui risposta ti dà l'idea se c'è dialogo o no: siamo d'accordo che così non funziona? Se la risposta è no chiamo la neuro». E si è dato un auto-ultimatum: 90 giorni per proporre soluzioni. «Lo dobbiamo a questa città, che si sia romani o no, è anche casa mia. Sennò meritiamo di esser presi tutti a calci nel sedere» aggiunge. Sulla questione badge (l'obbligo di timbrare dei macchinisti, tra le nuove contestate regole imposte): tutti dovrebbero timbrare, ma «non posso pensare che sia questo il tema». E il problema fondi? «Spero di poter contare sulle risorse per il Giubileo, sennò andremo a cercare altre risorse. – sottolinea e su aperture ai privati aggiunge – Per la Roma-Lido c'è un project financing ma vedrò le carte». Il premier Renzi gli ha già dato la sua benedizione. «Voleva mandarmi in Qatar come ambasciatore ha scherzato, sarebbe stato più facile senz'altro, era il suo in bocca al lupo, me lo ha detto ridacchiando. Del resto rimane sempre un viola…», ironizza Esposito, riferendosi alla fede calcistica del fiorentino Matteo Renzi.