Ieri, una ricerca congiunta delle Università Federico II e dell'Università di Napoli, hanno incoronato la metro torinese come la migliore al mondo per la pulizia dell'aria
Sia sulle carrozze, sia sulla banchina dove i viaggiatori attendono di salire. Ricerca coordinata dal docente di Pianificazione dei trasporti, Armando Cartenì, fatta in collaborazione con Gtt e Infra.To visto che si sono dovuti piazzare un po' di rilevatori di polveri sottili nell'aria, i famigerati PM 10 e PM 2,5. Una notizia che ha mandato in brodo di giuggiole l'assessore ai Trasporti, Claudio Lubatti, più spesso alle prese con le grane legate ai mezzi pubblici che, ogni giorno, devono far muovere decine di migliaia di torinesi. «La rivoluzione culturale sui temi della mobilità è ormai una realtà e avere prove di alta qualità dei servizi offerti, come quella testimoniata dallo studio, non può che aiutare le amministrazioni a spingere le persone a utilizzare i mezzi pubblici» è il commento di Lubatti. Lo studio, coordinato dal professor Cartenì, rileva anche come sia stato possibile raggiungere questo risultato grazie a due principali caratteristiche della metro scelta da Torino: gli pneumatici in gomma, che rispetto alle tradizionali ruote in ferro creano minor emissioni sia in partenza sia in frenata; fondamentale poi la presenza del tunnel di banchina che permette di separare l'ambiente della stazione dal tunnel dove corrono i treni e dove si alzano maggiormente le polveri sottili. Lo studio conferma come le concentrazioni di PM 10 e PM 2,5 nelle metropolitane su gomma siano mediamente inferiori a quelle su ferro. Per analizzare la concentrazione di polveri nell'aria sono stati utilizzati strumenti di misura fissi (la stazione scelta è stata quella di Carducci e gli strumenti sono stati posizionati, sia in ambiente esterno sull'omonima piazza, sia all'interno della stazione al livello del piano banchina) e mobili, cioè a bordo treno. Soddisfatti sia Walter Ceresa, presidente e ad di Gtt («La progettazione della metro è stata lungimirante»), sia Giancarlo Guiati di Infra.To. E le carrozze troppo calde: «Lubatti – dice Bertola – mi ha spiegato che in fase di progettazione, e io credo per risparmiare, non era stata prevista l'aria condizionata».