Dopo la presentazione del «dossier Esposito»

Appalti senza gara, la Procura apre l’inchiesta sull’Atac

Appalti senza gara, la Procura apre l’inchiesta sull’Atac

Dopo i dubbi dei revisori i magistrati intendono verificare anche il debito da 1,5 miliardi che l'azienda ha accumulato dal 2010 a oggi

Gli appalti di Atac finiscono sotto la lente della Procura di Roma. Commesse che la municipalizzata dei trasporti pubblici ha concesso negli ultimi cinque anni a trattativa privata, con un esborso di oltre 1,6 miliardi di euro. Ma non solo, perché i magistrati intendono verificare anche il debito da 1,5 miliardi che l'azienda ha accumulato dal 2010 ad oggi.   Si annuncia esplosiva l'indagine che i pubblici ministeri capitolini, coordinati dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, stanno avviando dopo le segnalazioni del presidente dell'Anticorruzione, Raffaele Cantone, che ha fatto luce «sull'eccessivo utilizzo della procedura negoziata», evidenziando così una «criticità nell'applicazione del Codice dei contratti pubblici». Perché la «procedura negoziata» dovrebbe rappresentare l'eccezione.E invece siè scoperto che dalla giunta comunale di Gianni Alemannoa quella di Ignazio Marinoè stata la regola.   Dal 2011 al 2015 oltre il 90% delle commesse (forniture, lavori e servizi), per ogni singolo anno, sono state assegnate con questa formula. L'Atac, tuttavia, ha ieri precisato in una nota: «Tra luglio 2013e agosto 2015 sono state pubblicate complessivamente 5.327 gare per un valore pari a euro 536.042.000, con aggiudicazione ad un ribasso medio di circa il 26 %.   Dai primi riscontri emerge che il dato medio degli affidamenti direttiè minore dell'1%». L'ex assessore ai Trasporti di Roma, Stefano Esposito, ha messo a punto un dossier di 100 pagine, con cui raccontaree denunciare il presunto malaffare che si celerebbe dietro l'azienda di trasporti. Atac nonè nuovaa indagini penali. I sostituti procuratori Alberto Pioletti e Laura Condemi sono in procinto di notificare gli avvisi di chiusura delle indagini preliminari agli ex vertici aziendali, Antonio Cassano, ex direttore generale, e Gioacchino Gabbuti, ex amministratore delegato. Stando alle accuse avrebbero veicolato consulenze esterne a società che sarebbero a loro riconducibili. Denaro per due milioni di euro che sarebbero – stando all'accusa – finiti su conti correnti a San Marino. Gli accertamenti sugli appalti, dunque, si aggiungono a un presunto contesto di malaffare che, secondo la Procura, sarebbe diffuso nella Capitale. Un altro capitolo rilevante dell'indagine riguarda anche il debito accumulato dall'azienda di Trasporti, pari a oltre 1,5 miliardi di euro. Una voragine che la Procura sta verificando dopo che sono stati sollevati dubbi dai revisori contabili. Perché, tra l'altro, risulta un deficit pari a 141 milioni per il 2014, mentre un passivo di 58 milioni nei primi mesi del 2015. A questo si aggiunga il crollo della bigliettazione (­10%) e dei parco­ metri (­12%).   Un quadro desolante di un'azienda pubblica che potrebbe nascondere presunti illeciti. La Procura intende districare la matassa. Secondo il presidente del Pd, Matteo Orfini, «per centinaia di migliaia di romani avere a che fare coni mezzi pubblici nonè certo un piacere. Anzi, spesso è una vera e propria odissea quotidiana.A noi spetta risolvere il problema,e nei prossimi mesi lo faremo, grazie all'impegno del Governo. Stefano Espositoè stato in Procuraa portare un dossier su Atac. Qualcuno risponderà di questo disastro».   Per Esposito «siamo di frontea una mole di2 miliardi 250 milioni in cinque anni spesi in appalti (di cui 1,6 miliardi senza gara, ndr) che è davvero spaventosa». Il senatore conclude affermando che «tutto ciò, soprattutto in considerazione della situazione economico­finanziaria di Atac, richiederebbe una seria e approfondita riflessione da parte della politica romana. Registro invece su una vicenda gigantesca come questa, ad eccezione del Pd, un singolaree assordante silenzio».

Left Menu Icon