XII Rapporto Isfort sulla mobilità: l’Italia torna a muoversi; ma sono necessarie politiche di sviluppo e investimenti sul TPL

XII Rapporto Isfort sulla mobilità: l’Italia torna a muoversi; ma sono necessarie politiche di sviluppo e investimenti sul TPL

È stato presentato ieri a Cagliari, presso l'Hotel Regina Margherita, il XII Rapporto Isfort sulla mobilità in Italia dal titolo "La svolta dietro l’angolo? La mobilità sostenibile alla prova della ripresa", realizzato con le associazioni di categoria ANAV e Asstra e con la consulenza scientifica del centro studi HERMES.

Quello che emerge è un Paese che torna a muoversi: dopo anni di contrazione, la domanda complessiva di mobilità, infatti, ricomincia a crescere in maniera decisa, soprattutto per quel che riguarda il trasporto pubblico locale. Anche se i dati dei primi sei mesi del 2015 evidenziano la necessità di rafforzare e consolidare questo trend.

 Secondo il Presidente di Anav, Nicola Biscotti, servono ora regole stabili e chiare, risorse certe adeguate e strutturali e, soprattutto, un disegno politico complessivo e di lungo respiro che individui nello sviluppo della mobilità collettiva e del TPL una priorità strategica del Paese.

“Nell'ultimo decennio – ha sottolineato Biscotti durante la presentazione – abbiamo assistito ad un'attenzione solo episodica per il settore. Occorre oggi cogliere i segnali di ripresa ed avviare finalmente una strategia politica di tipo industriale basata sui pilastri della concorrenza per il mercato nell’affidamento dei servizi su lotti di dimensioni contendibili, dell’applicazione dei costi standard per l’ottimale allocazione delle risorse e per la definizione dei corrispettivi a base d’asta, dello stimolo agli investimenti in materiale rotabile, riconoscendone i costi di ammortamento nei corrispettivi di servizio, della programmazione e realizzazione delle infrastrutture dedicate alla mobilità collettiva”.

 Sulla base di quanto emerso dallo studio, il volume degli spostamenti medi giornalieri (popolazione 14-80 anni) è salito nel 2014 a 111,7 milioni, con una crescita netta (+11,5%) rispetto all’anno precedente. Ad aumentare è soprattutto la mobilità metropolitana: gli spostamenti di corto raggio (10 km) salgono nel 2014 al 73,5% del totale.

Per il 2015, però, ha spiegato Carlo Carminucci, direttore scientifico di ISFORT, “i primi risultati non sembrano confermare il quadro di forte ripresa che ha caratterizzato il 2014. Il tasso di mobilità, in particolare, si è attestato al 78,2%, un valore un po’ più basso rispetto alla media dello scorso anno".

 Sul fronte delle scelte modali, riprende a battere il cuore ecologico degli Italiani che nel 2014 hanno ricominciato ad andare a piedi, in bicicletta e sui mezzi pubblici. In un quadro generale di ripresa della mobilità, in cui tutti i mezzi guadagnano spostamenti, le percorrenze a piedi e in bicicletta sono aumentate nel 2014 rispetto al 2013 del +26%, ma è forte il balzo in avanti anche dei mezzi pubblici, che crescono del + 11,8%. Fanalino di coda l’automobile con una crescita del +6,4%. Tuttavia, nell’anno 2014 la ripartizione delle quote tra le modalità motorizzate continua a mostrare un mercato in cui è sempre l’auto privata a fare la parte del leone: automobile 81,1%; mezzi pubblici 14,6%; motocicli/ciclomotori 4,3%, anche se il trasporto pubblico col punto percentuale guadagnato nel 2014 (13,6% anno 2013 – 14,6% nel 2014) contribuisce ad erodere la quota pur sempre dominante dell’auto (all’82,7% nel 2013 all’81,1% nel 2014)

 

La crisi economica e la mobilità
Per la mobilità ecologica (mezzi senza motore), il sorprendente recupero sperimentato nel 2014 riesce a compensare solo in parte la caduta degli spostamenti registrata negli anni della crisi economica; infatti, il volume complessivo delle percorrenze a piedi e in bicicletta nel giorno medio feriale resta nel 2014 inferiore di circa il 20% rispetto al 2008. La crisi economica ha avuto un paradossale effetto negativo sulla mobilità ecologica, sia perché in assoluto la domanda si è fortemente ridotta, sia perché i viaggi si sono allungati. Nel periodo 2008-2014 l’auto perde il –10,9%, motocicli/ciclomotori il –32,8%, i mezzi non motorizzati (piedi e bici)  – 20,8%, solo il trasporto pubblico, grazie alla spinta del 2014, recupera interamente i volumi di passeggeri del 2008; incassando nel periodo 2008-2014 un +0,8%.

Per quanto riguarda il giudizio degli Italiani sui diversi mezzi di trasporto la graduatoria (indice di soddisfazione, punteggi medi 1-10) ) mette sul podio la bicicletta (8,4) a seguire la moto, (8,3) tallonati dall’automobile che continua a piacere tanto (8,2) , molto apprezzate le metropolitane (7,6), sufficienza per pullman/ autobus extraurbano (6,6) , autobus/tram (6,2) etreno locale (6,0). Nelle grandi città autobus e tram sono sotto la sufficienza (5,7).

Le performance delle aziende
Il Rapporto Isfort nella seconda parte esamina la situazione dell’andamento dell’offerta di trasporto pubblico, mostrando la capacità di risposta messa in campo dalle aziende di TPL di fronte alla crisi economica, una crisi che alle aziende è costata una riduzione delle risorse pubbliche, dal 2009 al 2014, di ben 800 milioni di euro (-12%) e che ha comportato a sua volta una riduzione dei livelli produttivi  del – 5,4% a cui le aziende hanno fatto fronte attraverso una più efficiente organizzazione del personale ottenuta evitando licenziamenti e facendo ricorso a strumenti  quali blocco del turn-over e contratti di solidarietà.  

L’età media del parco mezzi continua costantemente a crescere arrivando a toccare nel 2014 12,21 anni di età, si allarga quindi la forbice col resto d’Europa tenuto conto che la media Europa si attesta intorno ai 7 anni. Questo è il risultato di una politica di investimenti a livello nazionale praticamente inesistente

I dati economici di gestione mostrano l’efficientamento intrapreso dalla stragrande maggioranza delle aziende del settore, come risposta positiva ad una crisi che al contrario avrebbe potuto essere devastante per il comparto. Il 77% delle aziende del campione chiude l’esercizio 2014 in utile rispetto ad una percentuale del 66% registrata nel 2013. Per leggere correttamente il dato va detto che del totale delle perdite registrate nel 2014 dalle aziende del campione, il 74% proviene dalle aziende del Centro, in pratica quasi esclusivamente dall’azienda ATAC di Roma.

Con questa precisazione, il dato risulta ancora più significativo se contestualizzato con la difficile situazione economica. Parte del risultato è da imputare al favorevole andamento del mercato che ha consentito un risparmio per l’acquisto delle materie prime, come il carburante, ma fondamentali sono state le manovre tariffarie attuate negli ultimi anni e gli sforzi delle aziende, in periodi di scarsità di risorse, per avviare processi di razionalizzazione e ottimizzazione delle attività e dei servizi. Le imprese, a parte alcune piccole aziende che sono fallite, hanno attutito finora le conseguenze negative dei tagli alle risorse facendo il massimo, ma senza un cambio di rotta in prospettiva non ci sarà né sviluppo dell’offerta , né miglioramento dei servizi, né di ripresa del turn over.

Left Menu Icon