La parola d’ordine è prudenza. La quotazione in Borsa per dare l’avvio al processo di privatizzazione del gruppo non dovrà avvenire per forza entro il 2016, ma solo quando si sarà raggiunta la quadra sul piano industriale

Mazzoncini (FSI), progetti per il futuro: “Conquista del TPL e quotazione in borsa”

Mazzoncini (FSI), progetti per il futuro: “Conquista del TPL e quotazione in borsa”

Inutile correre, spiega il nuovo amministratore delegato, fresco di nomina, incontrando la stampa per il suo debutto mediatico.

Quotazione in borsa appena il Gruppo sarà pronto e conquista del trasporto pubblico locale delle principali città italiane, questi gli obiettivi che il nuovo amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini, ha presentato oggi alla stampa nel corso della sua prima conferenza stampa in questa veste. Condizione necessaria per poter realizzare il piano industriale è – secondo il neo AD di FSI – la stabilizzazione del quadro regolatorio. “Siamo confidenti che la legge di riforma del trasporto pubblico locale possa vedere le luce nella prima metà del 2016” in più bisogna tenere in considerazione anche le direttive dell’Autorità dei trasporti e dell’Unione Europea, “ appena questo quadro regolatorio sarà chiaro “noi saremo in grado di sviluppare la parte di piano industriale che riguarda questo, che è circa poco meno del 50 per cento del fatturato del Gruppo”.   Il decreto del presidente del Consiglio, approvato in via preliminare dal Governo, “non ci dà assolutamente delle scadenze da mantenere, né queste scadenze le abbiamo concordate coi ministeri”, spiega. Ecco perché per collocare il 40% di Fs in Borsa non c’è bisogna di scapicollarsi. Una linea che, in controluce, punta anche a contenere il dissenso dei sindacati, contrari alla privatizzazione, come hanno avuto modo di ribadire stamattina durante un incontro con il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio.    Il nuovo volto delle Ferrovie ha le idee ben chiare ed è già pronto a mettere il suo marchio sul nuovo corso del gruppo. Mazzoncini, che gode della fiducia incondizionata di Matteo Renzi, sa bene che il Governo vuole fare bene sulla privatizzazione di Fs e lo sottolinea anche durante la conferenza stampa, precisando però che l’esecutivo ha chiesto di avviare l’operazione quando il gruppo sarà pronto. Il segnale è evidente: inutile farsi prendere dalla frenesia. Meglio fare le cose per bene anche perché, spiega, la quotazione non punta a fare cassa. Una posizione, questa, perfettamente in linea con quella del Governo tant’è che Mazzoncini utilizza il termine ‘smontare’ quando parla delle ricostruzioni di un esecutivo pronto ad agire sotto l’impulso dell’incasso.    Sul processo di privatizzazione, che aveva messo ai ferri corti gli ultimi vertici delle Ferrovie, con uno scontro frontale tra l’ex ad Michele Mario Elia e l’ex presidente Marcello Messori, Mazzoncini non lascia spazio a dubbi: la proprietà della rete deve rimanere pubblica e quindi il gestore dell’infrastruttura, Rfi, deve restare integrato nel gruppo. Nulla, spiega, cambierà al momento della quotazione e per dare forza al suo ragionamento bolla come “assurdo” il dibattito degli ultimi mesi su questo tema, affermando che è come discutere della vendita del Gennargentu.    Se sulla quotazione in Borsa il piede poggia sul freno, sul rinnovo dei vertici delle società controllate da Fs si schiaccia sull’acceleratore: Trenitalia e la stessa Rfi hanno bisogno subito di un board “autorevole, competente ed efficace” e per questo si farà in fretta. Un dossier, quello delle controllate, che potrebbe cominciare a essere spulciato durante la riunione del consiglio d’amministrazione in programma il 9 dicembre. E tra le poltrone vacanti c’è anche quella che lo stesso Mazzoncini ha lasciato libera, passando da Busitalia a Fs. Una controllata, Busitalia, che ha rappresentato l’humus dei rapporti tra Renzi e Mazzoncini: toccò a quest’ultimo avviare la privatizzazione dell’Ataf, l’azienda tranviaria fiorentina. E ora sarà lui a gestire, insieme al Governo, il traghettamento di Fs verso la privatizzazione.    Per farlo l’assetto è ben chiaro: la diarchia presidente-ad, che con Elia e Messori si è rivelata fallimentare, è stata messa in soffitta. Renzi punta su Mazzoncini e il fatto che l’amministratore delegato ricoprirà un ruolo di primo ordine è attestato anche dal fatto che il cda, riunitosi due giorni fa per la prima volta, ha assegnato tutte le deleghe operative proprio all’a.d. Più defilata, anche se gode anch’essa di un grande apprezzamento da parte del premier, è invece la presidente Gioia Ghezzi.    Mazzoncini, tuttavia, non vuole passare come il dominus di Fs: “Tutti i precedenti amministratori di Ferrovie dello Stato sono sempre stati dirigenti della società, tanto che storicamente il livello di emolumento da amministratore è sempre stato molto contenuto”, ha risposto a chi gli chiedeva il perché della carica di direttore generale, oltre a quella di amministratore delegato. La nuova Fs è partita e viaggia su binari perfettamente paralleli a quelli di palazzo Chigi.

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