1.254 progetti per 149 Comuni coinvolti, oltre 14,6 milioni di cittadini beneficiari e investimenti per tre miliardi e 600 milioni di euro
Sono questi i numeri delle smart city italiane aggiornati in tempo reale su Italian Smart City, la piattaforma online nazionale promossa dall’Anci che contiene le schede dettagliate dei singoli progetti portati avanti nelle principali città italiane. Urban planning, energia e mobility le tre aree in cui si stanno maggiormente concentrando i progetti.
La mappa italiana non è ancora uniforme e prima ancora di assistere al decollo della modalità smart un’altra rivoluzione si sta già facendo strada e rischia di mettere a repentaglio strategie già poco chiare e spesso confuse. Si tratta della rivoluzione dei Big Data, ossia delle grandi moli di dati derivanti da sensori, smart meter e piattaforme digitali che se adeguatamente raccolti e analizzati possono consentire lo sviluppo di un nuovo modello di città, la Big Data City. «La data revolution è già cominciata: i dati sono tanti, sono ovunque e costituiscono un incredibile patrimonio per chi li saprà utilizzare al meglio», sottolinea Gianni Dominici, direttore generale di Forum PA che ha organizzato Smart City Exhibition con Bologna Fiere.
«Parlare di dati oggi significa parlare di trasparenza delle amministrazioni, politiche consapevoli, nuove opportunità di business, servizi efficienti e a misura di cittadino. I dati, insomma, sono la vera ricchezza a disposizione di governi, territori, imprese, associazioni di cittadini – continua Dominici -. Quello che ancora manca e su cui bisogna lavorare è la consapevolezza su cosa si può davvero fare con i dati e le competenze per gestirli al meglio».
Ma quali e quanti sarebbero i dati a disposizione? Le tipologie a servizio della città sono numerose: si va dai dati prodotti dai sensori posizionati su edifici, semafori, elementi di arredo urbano e persino quelli degli smartphone a quelli prodotti dal funzionamento delle città (bilanci economici e statistiche infrastrutturali), dalle informazioni che scaturiscono dalle interazioni sui social media che rappresentano il punto di vista dei cittadini (la cosiddetta Sentiment Analysis) ai dati che provengono dai sistemi di Citizen Relationship Management. Che il capitolo smart city stia assumendo un’importanza sempre maggiore anche in Italia è comprovato dalla creazione della task force Smart City presso il Ministero dello Sviluppo economico. Presieduta dal Sottosegretario delegato alle Smart City Simona Vicari, assicurerà lo studio, l’analisi, il disegno, l’opportuna integrazione e il monitoraggio delle misure orientate a favorire la diffusione di reti elettriche intelligenti e connesse (Smart grid) alle infrastrutture di banda larga – si legge in una nota del Ministero dello Sviluppo Economico.
«Si tratta dell’ultimo passo prima della presentazione ufficiale del programma destinato a rivoluzionare l’urbanistica, la tecnologia e i servizi delle nostre città. La task force ci permette di poter vagliare al meglio tutti gli aspetti legati alle politiche industriali nelle loro diverse caratteristiche, dalle reti alle imprese», ha dichiarato il Sottosegretario Vicari. E la nuova urbanistica passerà attraverso lo sfruttamento dei sensori, quelli già in uso –installati su strade ed edifici, lampioni e videocamere – e soprattutto quelli della rivoluzione Internet of things e del machine-to-machine, le tecnologie che renderanno tutto iper-connesso. Gli Stati Uniti stanno spingendo molto in questa direzione e Chicago è già considerata la Big Data City mondiale.
Ma l’America punta ancora più in alto: l’amministrazione Obama ha appena lanciato un nuovo piano di investimenti da 160 milioni di dollari per accelerare sulla digitalizzazione urbana. Quattro i pilastri del programma: big data, smart communities, sicurezza e Internet of Things.
«Le smart cities sono molto più del semplice sforzo da parte dei governi di modernizzare le proprie infrastrutture e rappresentano un asset fondamentale per l’affermarsi di tecnologie quali Internet of things, la banda ultralarga wireless, il cloud computing, Big data e analytics. E soprattutto si assisterà ad una sempre maggiore convergenza di risorse quali energia, acqua, servizi igienico-sanitari e altri servizi essenziali», sottolinea la società di analisi ReportLinker.
Intanto l’Europa ha messo in palio, attraverso una call ad hoc, 60mila euro per lo sviluppo di una piattaforma che raccolga i dati da sensori pubblici e privati per sviluppare app finalizzate al miglioramento della vita nelle smart city.