Mentre si aspetta il via del percorso di ristrutturazione e reindustrializzazione dello stabilimento di valle Ufita, il passato torna prepotentemente alla ribalta
La pagina più brutta dei 116 giorni di lotta dei lavoratori della ex Irisbus – segnata dalla protesta delle tute blu contro il tentativo dei vertici della Fiat di far uscire i mezzi già pronti e gli scheletri di altre decine di autobus dalla fabbrica – finisce nelle aule di tribunale. Trentadue imputati, tra cui trenta ex addetti dell'azienda della Cnh industrial, dovranno comparire, lunedì prossimo, davanti al giudice del Tribunale di Benevento Sergio Pezza per la prima udienza sui fatti del 15 ottobre del 2011. Una giornata difficile e carica di tensione, cominciata poco prima dell'alba con l'arrivo in fabbrica degli autisti degli autobus e delle bisarche, che vengono caricate con gli scheletri dei mezzi da completare. Nella partita a scacchi che vede impegnati, in quei giorni, azienda e maestranze, la Fiat mette in campo una mossa che scompagina le fila e avvia inesorabilmente a conclusione una battaglia di grande dignità per la difesa del posto di lavoro durata 116 giorni. Gli addetti non cedono alla tentazione di varcare i cancelli aperti, ma all'azienda «bastano» le barricate erette davanti alla porta carraia e le proteste che impediscono l'uscita tranquilla dalla fabbrica degli autisti delle bisarche e dei vertici dello stabilimento. Arrivano i procedimenti disciplinari nei confronti di due Rsu, Dario Meninno e Lello Colello, prima, e di altri sette operai, poi. Il rischio che si trasformino in licenziamenti quasi impone la firma del sofferto accordo del 2 novembre: la Fiat si tira fuori, ritira le contestazioni mosse nei confronti delle maestranze, rinuncia a costituirsi parte civile e pure alla richiesta di risarcimento danni avviata, nel contempo, nei confronti di altri addetti. Da parte loro, i lavoratori si impegnano a sbloccare tutti i presidi nei pressi dei cancelli e ad accettare la cassa integrazione per cessazione dell'attività. La denuncia dell'azienda per i fatti del 15 ottobre innesca, però, un procedimento che va avanti d'ufficio, con il rinvio a giudizio e la prima udienza del prossimo 26 gennaio. Le accuse mosse nei confronti dei 32 imputati sono svariate: dalle barricate realizzate con le auto, i trattori, le balle di paglia ed i pneumatici per impedire l'uscita dei pullman dallo stabilimento, fino al blocco della vettura che avrebbe dovuto portare fuori dalla fabbrica gli autisti delle bisarche e alla protesta che, a tarda sera, impedisce l'uscita, dal varco degli impiegati, degli stessi autisti delle bisarche e dei vertici aziendali, costretti ad abbandonare lo stabilimento, in piena notte, attraverso una scala dei vigili del fuoco. I 32 manifestanti sono imputati a vario titolo dei reati riscontrati e sono pronti a mettere in campo – attraverso i propri legali, del sindacato ma anche privati – un'azione difensiva che poggia le basi soprattutto sulla natura della protesta, portata avanti a difesa del posto di lavoro e della dignità dei dipendenti della ex Irisbus e di un intero territorio. Una battaglia di 116 giorni assolutamente civile e pacifica, che solo in alcuni momenti ha rischiato di degenerare soprattutto a causa della tensione accumulata. Mobilitazione Uno sciopero indetto per difende la presenza Irisbus in Irpinia.