Nella ricerca presentata alcuni giorni fa emerge che più di 1 milione di italiani non possono fare a meno del car sharing. Ma per troppi è alternativo ai mezzi pubblici
Cambia la mobilità urbana in Italia, anche perché il trasporto pubblico troppo spesso è deludente. Sono più di un milione, infatti, gli italiani che si sono messi a usare il car sharing, ovvero le automobili condivise. E a fine 2016 si è registrata una percentuale di utilizzo altissima: circa il 70% in più rispetto al 2015. Le 6mila automobili disponibili sono state noleggiate oltre 6,2 milioni di volte. I numeri arrivano dalla ricerca «Il Car Sharing in Italia: soluzione tattica o alternativa strategica?» condotta da Aniasa (associazione nazionale industria dell’autonoleggio e servizi automobilistici) e dalla società di consulenza Bain & Company, presentata a Milano nel corso dell’assemblea pubblica dell’associazione nelle scorse settimane. Dalla ricerca emerge che «il servizio di car sharing è sempre più diffuso in diverse città d’Italia ed è usato come strumento di mobilità, oggi ancora saltuario e sporadico, in alternativa alla vettura di proprietà ma anche (e in misura ancora maggiore) al trasporto pubblico». Nel dettaglio, i dati registrati a fine 2016 danno conto di un fenomeno in grande sviluppo in diverse città d’Italia: 1.080.000 tessere di iscrizione, 6.270.000 noleggi (+33%) e una flotta di 6.000 veicoli (+33%). Ogni auto condivisa toglie dalla strada fino a 9 vetture di proprietà. Oltre il 50% di chi usa il car sharing viaggia in compagnia di una o più persone, abbattendo ulteriormente i costi sostenuti e, in base ai dati, considerando il numero delle iscrizioni al servizio e le auto oggi disponibili, si stima che ogni vettura in sharing tolga dalla strada fino a 9 automobili di proprietà. Si tratta di un valore cumulato su più anni, in quanto ogni anno sono solo i nuovi utenti che rinunciano alla propria auto, e non necessariamente da subito. E, a questo punto, le istituzioni nazionali e locali dovrebbero uniformare la normativa sul settore e rendere omogenee le condizioni di utilizzo nelle città. Ma chi è l’utilizzatore tipo? È maschio, ha 38 anni in media, è un pendolare, utilizza il car sharing principalmente per motivi di lavoro (nel 55% dei casi è dipendente di azienda); vive soprattutto in zone centrali (46%) o semi-centrali (27%), nelle quali utilizza il servizio. È un utente pragmatico, ancora saltuario, poco fidelizzato al singolo operatore o allo specifico modello di auto: possiede in media 2,8 tessere dei diversi fornitori, guarda alla disponibilità del servizio prima che al brand, solo nel 6%-7% dei casi lo usa più di una volta a settimana. I servizi di car sharing soddisfano, con orari e modalità differenti, due diversi fabbisogni: lavorativo, dal lunedì al venerdì, con un picco di utilizzo tra le ore 9 e le 12, e personale, in particolare nel weekend, con un picco pomeridiano tra le 16 e le 19. Grazie all’auto condivisa, quasi 2 utenti su 10 hanno già rinunciato all’auto di proprietà, che presenta costi di gestione più onerosi rispetto al car sharing per percorrenze annue medio/basse (fino a 8.300 km/anno, per un’auto di medie dimensioni). Il 40% del campione intervistato lo utilizza al posto dell’automobile di proprietà, mentre più della metà (55%) dichiara di usarlo in alternativa al trasporto pubblico. Il 52% ha un’auto e il 37% ne ha due nel proprio nucleo familiare. Ma, potendo contare pienamente sul car sharing, gli italiani sarebbero disposti a rinunciare all’auto? Dalle risposte emerge come in realtà l’auto condivisa al momento sia un’opportunità di mobilità aggiuntiva, eventualmente sostitutiva della seconda auto. Il 43% degli utilizzatori non è ancora pronto ad abbandonare la propria vettura e il 32% lo farebbe se solo potesse affidarsi pienamente al car sharing, ma l’11% ha rinunciato a comprare un’auto e il 6% ne ha già venduta una, passando al car sharing. I dati mostrano quindi che l’auto condivisa sta ormai avendo un impatto concreto sulle abitudini di mobilità degli italiani. Quale convenienza Il car sharing ha vantaggi economici rispetto alla proprietà dell’auto per percorrenze annue medio/basse: fino a 11.800 km per una vettura grande, 8.300 km per una vettura media e 6.000 km per un’utilitaria. Senza considerare gli altri vantaggi garantiti dalla formula (la possibilità di entrare nelle zone a traffico limitato, sostare gratuitamente nelle aree pubbliche a pagamento, evitare un consistente immobilizzo di capitale per l’acquisto del bene) e i risparmi possibili grazie alla condivisione delle spese di viaggio (una scelta già oggi operata dal 56% degli utenti). In cima alle caratteristiche del servizio giudicate più importanti si trova il prezzo competitivo (indicato dal 63% del campione), la presa/riconsegna ovunque (53%), la facilità d’uso (44%), mentre con riferimento all’auto gli utenti chiedono un abitacolo pulito (48%), sistemi di sicurezza (40%) e dispositivi di bordo (su tutti, navigatore, kit BT/vivavoce) (39%). Cosa si può migliorare L’utente vorrebbe avere certezza dei costi, ovvero conoscere a priori l’importo da spendere per un determinato tragitto (spesso quello casa-lavoro), che con una tariffa al minuto è difficile prevedere in città con elevata congestione. Gli utenti poi vorrebbero: più auto, più parcheggi, diffusione più ampia in periferia e maggiore facilità d’uso anche con le app. Ci sono delle rigidità, infine, che rischiano di ingessare un mercato fortemente dinamico, con enormi potenzialità di sviluppo per la mobilità, urbana e non solo.