Disastro Atac

Roma: Atac, “mission impossible” per il nuovo dg

Roma: Atac, “mission impossible” per il nuovo dg

Con un'intervista al "Corriere della Sera" il dg Bruno Rota parla del disastro dell'azienda dei trasporti pubblici capitolina. La procedura fallimentare sempre più vicina

«In questi mesi ho preso progressivamente atto di una situazione dell'azienda assai pesantemente compromessa e minata, in ogni possibilità di rilancio organizzativo e industriale, da un debito enorme accumulato negli anni scorsi». E ancora: «Quando c'è una crisi finanziaria, procrastinare serve solo ad aggravare i problemi. Se non la si affronta, tutto il resto è velleitario». Infine: «Un'azienda che non ha capacità di far fronte agli impegni finanziari, ha l'obbligo di legge di evidenziare questa situazione…I modi per affrontare questo debito spaventoso sono nell'ordinamento italiano, si tratta di percorrerli con trasparenza, coraggio e rapidità. Ma sono scelte dell'azionista».   Così parlò Bruno Rota, il Deus ex machina di Atm Milano, chiamato al capezzale dell'agonizzante azienda di trasporti capitolina dalla giunta pentastellata nel disperato tentativo di rimettere in piedi un morto. Se non è un "de profundis" poco ci manca.    Pur non nominado mai apertamente la parolina che fa sudare freddo il Campidoglio e l'esercito di dipendenti di Atac, (dimostrando così che un buon manager, quando ha come datore di lavoro la politica, deve saper calibrare le parole), la "procedura fallimentare" è di fatto, per il dg, lo sbocco logico di una situazione insostenibile.
    Bruno Rota, nell'intervista concessa a Federico Fubini, pur con la cautela necessaria al ruolo che ricopre, parla a 360° e non nasconde i nodi irrisolvibili dell'Atac.   A parte il mostruoso debito "sedimentato" (così lo definisce) che gli fa dire: "fatico a pagare gli stipendi", non tralascia nessuno dei problemi che attanagliano l'azienda.
    E giù, una serie di situazioni che si è trovato a gestire e che lasciano poco spazio alla fantasia. Dice Rota: "Troppo assenteismo, non riusciamo più a coprire i turni»; "l'effetto combinato dell'anzianità del parco mezzi e l'impossibilità di fare interventi di manutenzione, dato che non si trovano fornitori disposti a darci credito"; "gli accordi di timbratura sono in larga parte lettera morta. Il personale di linea continua a timbrare poco e male"; "I sindacati rappresentativi li ho incontrati tutti. Per la verità qui si presentano come rappresentanti delle posizioni del sindacato gente che ha trecento iscritti su undicimila dipendent". Solo per citare le più significative.
    Di fronte al disastro, il dg che ha trasformato Atm e la resa un'azienda efficiente e competitiva a livello europeo, dice senza giri di parole quello che si deve fare e avvisa tutti: "Conosco bene il trasporto pubblico locale – rimarca Rota – e non ho alcuna intenzione di mettere a rischio i risultati di una vita di lavoro serio qui all'Atac".
  Parafrasando lo slogan di un noto caffè:  "What else?"

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