La crisi Atac

Roma: crisi Atac, la versione di Causi

Roma: crisi Atac, la versione di Causi

Marco Causi, professore di Economia Politica all'Università "Roma Tre" ed ex assessore al bilancio delle giunte Veltroni e Marino affida in una lungo articolo la sua analisi sulla crisi che ha portato il Campidoglio a chiedere il concordato in bianco per Atac. Clickmobility riporta i passi più salienti.

"Dalle notizie in nostro possesso la crisi di bilancio di Atac nasce interamente dall´evoluzione di poche voci straordinarie di debito e credito una tantum. Si tratta di due partite che hanno come controparte il socio unico Roma Capitale e che erano già scritte nei precedenti bilanci".      Marco Causi, Professore di Economia politica, alla facoltà di Economia "Federico Caffè", dell'Università Roma Tre, ed ex assessore al Bilancio al comune di Roma sia nella consiliatura Veltroni (2001-2008) che della giunta Marino (luglio 2015) prende "carta e penna" e sul sito che ha per dominio il suo nome e cognome (marcocausi.it), pubblica la sua versione: quella del professionista dei conti (altro che cassiere di discoteca) che nella sua esperienza in Campidoglio ha toccato con mano la crisi dell'Atac, l'azienda di trasporti pubblici più disastrata d'Italia.     Scrive Causi: "Il conto economico dell´azienda produce invece un MOL (margine operativo lordo) positivo e, al netto di queste novità improvvise, presenterebbe una perdita contabile inferiore a 40 milioni, confermando così il progressivo riequilibrio in corso da qualche anno (le perdite sono state di 140 milioni nel 2014 e di 79 nel 2015)".     L'ex assessore (fu nominato dall'ex sindaco Marino a Luglio 2015) rammenta i passaggi posti in essere prima dell'avvento dei pentastellati: "L´equilibrio dei conti, ancorché parziale, è stato raggiunto anche grazie alla manovra di agosto 2015, che comprendeva una ricapitalizzazione di circa 180 milioni (40 di disponibilità liquide e 140 di conferimenti) e il varo di un nuovo contratto di servizio, il primo dopo quello precedente del 2005, successivamente sempre prorogato dopo la scadenza (2011). Il nuovo contratto, basato sul criterio innovativo dei costi standard e avente durata fino al dicembre 2019, è stato reso possibile grazie a risorse aggiuntive provenienti dalla Regione Lazio (più 40 milioni per il 2016, più 60 milioni per il 2017, così da arrivare a 240 milioni di trasferimenti regionali) e ha raggiunto l´ammontare complessivo di 559 milioni per il 2016 e 565,8 per il 2017". E ancora: "E´ sempre dell´agosto 2015 la decisione, nel bilancio di assestamento del Campidoglio, di stanziare 58,3 milioni di euro per le manutenzioni straordinarie del materiale rotabile, degli impianti e delle infrastrutture, una voce di investimento che era stata azzerata nei precedenti quattro anni. Questa disponibilità è stata inspiegabilmente cancellata dalla gestione commissariale e poi ripristinata solo parzialmente (18 milioni)".     Il professore di "Roma Tre" riconosce, tuttavia, i limiti degli interventi varati dall'amministrazione Marino: "Il miglioramento del risultato d´esercizio su un conto economico, naturalmente, non è di per sé elemento sufficiente a produrre un giudizio positivo sull´andamento complessivo delle attività aziendali: il servizio è stato pesantemente ridotto, gli investimenti sono crollati ormai da molti anni, lo stato manutentivo di flotte e reti è gravemente peggiorato, la crescita dei ricavi tariffari è insoddisfacente. L´azienda ha avuto difficoltà a impegnare e spendere sia gli stanziamenti appena citati sia le ulteriori risorse ottenute nell´ambito del Giubileo straordinario, poco più di 9 milioni di euro: i relativi investimenti risultano ad oggi ancora non conclusi".     Questo per il passato. Per il presente il Professore è convinto che la drammatica crisi di bilancio di Atac è frutto di una decisione errata presa dall'amministrazione 5 Stelle: il disconoscimento da parte di Roma Capitale di due crediti vantati da Atac nei confronti del Comune. Scrive Causi: "La cancellazione di queste somme abbatte il capitale aziendale al di sotto delle soglie previste dalla legge e implica quello che, giornalisticamente, viene definito come obbligo a "portare i libri in tribunale".   E spiega: "I crediti ripudiati nascevano da incrementi di costo verificatisi in anni precedenti che, in passato, il Comune aveva autorizzato. Si tratta del cosiddetto "lodo Tevere tpl", che dopo un lungo contenzioso arrivato alla conclusione in Cassazione ha imposto ad Atac e Roma Capitale di riconoscere gli aumenti contrattuali dovuti agli addetti della rete di servizi periferici di bus gestita dall´operatore privato. Accanto a questa voce c´è la copertura, simmetrica, degli analoghi aumenti contrattuali dovuti ai dipendenti dell´azienda pubblica".     Per l'ex assessore la decisione presa dalla giunta capitolina presenta forti criticità e solleva dubbi sulla tenuta, in sede giudiziale, di quella decisione: "C´è anche da chiedersi se il disconoscimento, deciso dal Campidoglio in beata solitudine, reggerà alle verifiche a cui sarà certamente sottoposto in sedi giudiziali, nell´ambito del processo di recupero delle somme dovute in base a sentenze già passate in giudicato da parte del soggetto terzo che vanta il credito".     Causi, dunque, punta il dito contro una scelta che ha di fatto messo all'angolo l'Atac  e si chiede il motivo della mancata ricontrattazione con le banche creditrici: "Atac ha un debito finanziario con le banche di circa 120 milioni (inferiore al passato, in conseguenza della drammatica riduzione degli investimenti) e il programma di pagamento prevede esborsi consistenti nel triennio 2017-2019. Non sarebbe stato preferibile, con il supporto negoziale del Campidoglio, ricontrattare con le banche il piano di pagamento e diluirlo su un numero più lungo di anni?"   Con le armi del mestiere del professore di Economia, che sulla base dei dati conosciuti ipotizza soluzioni alternative per riportare Atac in linea di galleggiamento, la scelta della sindaca Raggi si presta a letture che con il salvataggio di Atac c'entrano poco. Scrive Causi: "Il progetto di bilancio 2016 di Atac non è stato reso pubblico. Non si conoscono le motivazioni del disconoscimento da parte di Roma Capitale dei crediti vantati da Atac, cioè del fattore che ha scatenato la crisi. Non si conoscono le valutazioni degli organi indipendenti, e cioè del Collegio sindacale (pur interpellato dalla Presidente del principale gruppo di opposizione in aula Giulio Cesare) e della società incaricata della revisione contabile di Atac. Io penso che siamo di fronte a un pasticcio prodotto dall´incapacità di gestione della giunta capitolina pro-tempore. Se così non fosse, attenzione, qualcuno potrebbe iniziare a pensare che siamo di fronte a qualcosa di peggio, e cioè a un´ipotesi di mala gestio per cui il socio pubblico, nel nostro caso il Comune, fa fallire la sua azienda per non pagare i creditori".     Sullo sfondo dell'intera vicenda rimane Roma. Per l'ex assessore ci sono pochi dubbi: la decisione del concordato in bianco anzichè quella, pure possibile, dell'amministrazione straordinaria prevista dalla Prodi-Marzano per le grandi aziende in crisi, riverbererà i suoi effetti sulla città. "Con le nuove regole di bilancio in vigore per gli enti locali  la copertura dovrà essere immediata. Considerato che circa 3 miliardi di spesa corrente comunale sono rigidi (dipendenti e contratti di servizio), sarà necessario tagliare circa il 25 per cento della restante spesa corrente (che vale poco più di un miliardo). In alternativa bisognerà recuperare economie sulla spesa in conto capitale, già adesso ridotta al lumicino. In entrambe i casi (e soprattutto nel secondo) la scelta, non si sa se voluta o casuale, del concordato sarà pagata con la riduzione di servizi e opere per la città".

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