Crisi Atac

Atac: il Presidente Simioni fra passato e presente

Atac: il Presidente Simioni fra passato e presente

Con una lunga intervista concessa al quotidiano "Il Sole 24 Ore" Paolo Simioni, Presidente dell'Atac,  parla della difficile situazione dell'azienda dopo la richiesta di concordato

Un vero fiume in piena il presidente Paolo Simioni, chiamato al capezzale del grande malato dopo la repentina uscita di scena di Bruno Rota. Nella sua prima intervista concessa al quotidiano economico "Il Sole 24 Ore", oggi in edicola, Paolo Simioni,  il manager voluto dalla giunta pentastellata per sostituire l'uomo del miracolo Atm, affronta i nodi dell'azienda di trasporto più disastrata d'Italia.   Fra passato e presente Simioni parla del destino di Atac.  Sul concordato il presidente Atac non ha dubbi: "Consente al meglio il bilanciamento fra salvaguardia del valore produttivo dell'azienda e tutela dei creditori. La legge fallimentare – spiega Simioni – 50 anni fa tutelava soloi creditori. Poi ci si è resi conto che salvaguardare produzione aziendale, occupazione, indotto è altrettanto importante. Così sono nati i concordati".     Nessun timore neanche alle istanze di fallimento presentato da alcune aziende creditrici: "Nessun rischio. L'istanza di fallimento – spiega il presidente – semplicemente accorcia il tempo a nostra disposizione per presentare il piano che la legge fissa tra 60 e 120 giorni: saranno 60 perché è riconosciuta un'urgenza. Potremo comunque avere 60 giorni di proroga, se servirannoe se il giudice vorrà concederli".      Sul debito mostruoso che attanaglia l'azienda Simioni non usa mezze parole: "Abbiamo chiuso il progetto di bilancio 2016 con numeri drammatici: a una perdita di esercizio che si profilava comunque pesante, 39 milioni, abbiamo dovuto aggiungere 174 milioni di svalutazioni e fondo rischi, principalmente per il mancato riconoscimento di crediti dal socio Roma Capitale, oltre che per una sentenza sul consorzio Roma Tpl. Totale, 213 milioni".     Quanto all'ipotesi del rientro integrale del debito bancario, per 170 milioni, in soli due anni, previsto dalla precedente amministrazioni, la risposta è netta: "È un prezzo troppo alto, che assorbe quasi interamente il flusso di cassa operativo generato dalla società, comportando la sospensione integrale degli investimenti e un fortissimo calo nella qualità dei servizi.È indispensabile ridurre l'indebitamento finanziario, ma senza azzoppare l'operatività dell'azienda"; e aggiunge: «Atac terrà in pancia solo la quota di debito cui potrà far fronte».      Questo per quanto riguarda l'eredità del passato. Per il presente e per il futuro il Presidente dell'Atac vede la luce in fondo al tunnel: "Atac – dichiara – deve strutturare un'offerta in grado di cogliere una domanda potenziale enorme; razionalizzazioni di rete, recuperi di produttività, tecnologie, alleggerimento del debito".     Provvedimenti, questi,  che Simioni intende inserire nel nuovo piano industriale che dovrà passare il vaglio del commissario nominato dal Tribunale: "Dobbiamo migliorare la pianificazione dell'offerta di trasporto di superficie – dichiara – adeguando linee, frequenze e fermate che andranno tagliate se risulteranno in eccesso. Bisogna incrementare la velocità commerciale, oggi a 14 km/h, anche attraverso nuove corsie preferenziali. La produttività di autisti­macchinisti e delle officine dovrà essere aumentata. Sotto l'aspetto commerciale, va migliorato il posizionamento dei diversi prodotti e i canali di vendita. Altro obiettivo strategico è l'integrazione tra le diverse modalità di trasporto in città e periferia."     Infine, uno sguardo alla lotta all'evasione e al rinnovo della flotta. Sostiene Simioni: "la lotta all'evasione è e resta una priorità dell'azienda. Bisogna spostare personale dagli uffici al controllo, prevedere l'ingresso dei passeggeri da una sola delle tre porte del bus, puntare allo sviluppo dei contapasseggeri. Conoscere quanti sono a bordo dei bus, dove salgonoe scendono, è fondamentale per reimpostare la pianificazione delle risorse". 
    Per quanto riguarda la flotta il Presidente si lascia andare a una proiezione per il futuro:  "Ho un numero in testa: 1.800 autobus disponibili su strada, ma per questo servono tra 150e 200 milioni di euro. Da un primo studio, nei prossimi due anni sembrano disponibili fondi pubblici per l'acquisto di 250 bus. La società deve acquistarneal più presto almeno 400. Dobbiamo quindi ridisegnare la destinazione dei flussi di cassa e studiare forme di finanziamento ad hoc, che si alimentino con più produzione chilometrica e più bigliettazione, in modo da allineare il tempo di rientro alla vita utile del mezzo".

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