Prezzi al ribasso per affidare al miglior offerente gli spazi di 2.607 tra bus e tram di Atac
«L'effettiva disponibilità del parco mezzi è ridotta da problemi di esercizio, con conseguente incertezza riguardo alla possibilità di realizzare le campagne pubblicitarie nei termini concordati con gli acquirenti». Così Paolo Simioni, nelle dichiarazioni riportate dal quotidiano romano "Il Messaggero" oggi in edicola.
Dunque, per Atac, la prima legge di Murphy scatta sempre: "se qualcosa può andar male lo farà". E infatti, per affidare al miglior offerente gli spazi di 2.607 tra bus e tram la base d'asta è stata fissata a 20,5 milioni, 4,1 all'anno; veri e propri prezzi di saldo (nel 2015 si partiva da 29,2 milioni) con il rischio concreto che anche questa volta la gara vada deserta.
Sulla vicenda, del resto, il manager veneto ha leidee chiare: Nelle dichiarazione raccolte dal Messaggero Simioni parla esplicitamente di declino della città: «Il contesto ambientale romano disincentiva i grandi investitori nazionali e soprattutto internazionali che preferiscono altri contesti».
Senza appeal, con importanti aziende che hanno smontato le tende per trasferirsi altrove, con un quotidiano stillicidio di vetture che si fermano, quando non prendono le fiamme, e una metropolitana che ha tempi di attesa biblici, più che su investitori l'azienda di trasporti romana dovrebbe cercare persone disposti a fare l'elemosina.
E allora via allo sconto, con un sistema – riporta il quotidiano – di royalty a favore di Atac che scatterà soltanto se il fatturato del partner supererà quota 9.4 milioni e una clausola di salvaguardia che riassume il clima di incertezza che si respira ormai da mesi negli uffici di via Prenestina. «Qualora la variazione della media giornaliera delle vetture circolanti sia superiore o inferiore al 20 per cento – si legge questa volta nel bando – si produrrà un'oscillazione del canone con ribasso o rialzo».
In un caso o nell'altro sarà difficile tornare ai numeri del 2009, quando la municipalizzata fatturava 16,2 milioni di euro per gli spot sui bus, nelle metro e sulle paline. Anche perché i dati raccolti dall'istituto Nielsen certificano un crollo del 18,5 per cento per le pubblicità "in strada" nei primi quattro mesi del 2017. In Atac, dunque, hanno deciso di semplificare: chiuso il rapporto con l'agenzia francese Igp Decaux, ora si procede con il nuovo bando.