Referendum Atac

Roma: Referendum Atac, la paura fa 90

Roma: Referendum Atac, la paura fa 90

L'Assemblea comunale è chiamata a discutere sulla proposta di modifica dello Statuto della capitale che stravolge le regole dei referendum di iniziativa popolare. Il sospetto che nel mirino ci sia il referendum promosso dai Radicali su Atac

La giunta guidata dalla sindaca Raggi deve avere una grande paura del referendum proposto dai radicali sulla messa a gara del servizio di trasporto a Roma. Non si spiegherebbe, altrimenti, la discussione in Aula Giulio Cesere della proposta di delibera avanzata dalla maggioranza 5 Stelle di modifica dello Statuto comunale (la "Costituzione" della città) in programma oggi.   La notizia, riportata dal quotidiano "La Repubblica", a prima vista si presta al sospetto che la decisione della maggioranza grillina (per cambiare lo Statuto occorre la maggiornanza qualificata dell'aula o, in alternativa, un doppio voto espresso dalla sola semplice maggioranza) sia espressione della volonta di "azzoppare" la corsa del referendum su Atac piuttosto che inserire nuove regole a vantaggio dei cittadini: la tempistica, del resto, (modifica dello Statuto prima del 31 gennaio – termine ultimo per l'indizione del referendum) lascia pochi dubbi in proposito.     La proposta di modifica della Costituzione cittadina riscrive, infatti, le modalità di voto dei cittadini: nella fattispecie si introduce il principio (Art. 10, comma  della bozza presentata) secondo cui "l'Assemblea capitolina, anche su proposta della giunta,  può  presentare una contropropoposta di referendum ". In tal caso gli elettori "si pronunciano contestualmente, sia sulla proposta di referendum popolare sia sulla controproposta, e possono esprimere voto favorevole o contrario su una delle due proposte o su entrambe". Alla fine passerà la più votata.     Scontata la furibonda reazione dei proponenti il referendum:  "Questa nodifica – ha dichiarato Riccardo Magi, segretario dei radicali italiani, al giornale – introduce di fatto un contro-refendum, con il consiglio comunale e la giunta che si mettono in competizione con i cittadini che chiedono di cambiare. Oltretutto, mentre il quesito proposto dai cittadini deve passare un vaglio di ammissibilità, per quello di giunta e di consiglio nulla si dice. Per cui se dovesse risultare ingannevole, non verrebbe rilevato".

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