Nonostante l'arrivo di 56 milioni per la realizzazione del progetto Sir 3 non si placa la disputa tra i favorevoli e i contrari al Tram
Nonostante l'arrivo dei soldi (56 milioni dal Ministero delle Infrastrutture) a Padova la querelle fra i favorevoli e i contrari al progetto Sir 3 (che si articola su tre linee tranviarie lungo le direttrici nord/sud, est/ovest e centro/sudest) non accenna a placarsi.
La disputa, come sempre accade nel belpaese, si è trasformata in una guerra fra i diversi schieramenti politici: da una parte la maggioranza di centrosinistra che con il Sindaco Giordani vuole chiudere in fretta la partita della nuova tramvia, dall'altra l'opposizione di centrodestra, guidata dall'ex sindaco Bitonci, che non ne vuole sapere. Al di là delle schermaglie politiche, per l'attuale amministrazione non sono pochi i nodi da sciogliere: i soldi sono in effetti arrivati ma la condizione posta dal Ministero guidato dal ministro Delrio è che entro 90 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della concessione dei fondi, dovrà essere trasmesso a Roma il cronoprogramma dei lavori. L'amministrazione, dunque, deve fare in fretta per scongiurare il pericolo della revoca dei fondi.
Gli ostacoli più rilevanti che occorre superare riguarda una parte del tracciato che incontra la fiera opposizione di alcune categorie che dai lavori si ritengono danneggiate e la scelta della tecnologia da impiegare (Translohr 2.0, tram tradizionale o bus elettrici con guida vincolata).
Su quest'ultimo aspetto il dibattito, accantonata la sterile polemica politica, si è invece spostato sulla soluzione tecnica migliore per la città.
Nell'edizione odierna del quotidiano "Il Gazzettino" sono state riportate le opinioni di due addetti ai lavori: Paolo Rossi, ex presidente di Aps holding e il presidente di Busitalia Veneto Andrea Ragona. Per il primo non ci sono dubbi: il bus elettrico conviene molto più del Tram. Rossi infatti così argomenta: "Con i bus elettrici (24) per 500mila euro l'uno più le infrastrutture, il costo è di 20 milioni. Al posto dei 100 per il mezzo vincolato". E continua: "Ma sarebbe tutta un'altra storia anche per la manutenzione. I tram restano all'aperto di notte e vengono tenuti accesi. Quanto ci costa di energia? E quanto costerà la manutenzione di questo mezzo entro 40 anni, il termine di gestione che ci hanno imposto per darci i finanziamenti? Il bus elettrico ha un costo infinitesimale, basta controllare il motore ogni tanto. Si ricarica in poco tempo al capolinea e le batterie durano anche 300 chilometri". Di tutt'altro parere Andrea Ragona che dichiara al giornale: "I bus elettrici possono sostituire i bus tradizionali, non il tram. Il nostro obiettivo deve essere quello di incentivare l'utilizzo del trasporto pubblico. Per far questo è necessario garantire una maggiore portata oraria. I nuovi bus elettrici acquistati dal Comune di Torino hanno una capienza di 77 persone. Un tram arriva tranquillamente trasportarne il triplo. Per avere la stessa portata sarebbe necessaria acquistare un numero enorme di mezzi facendoli viaggiare con una frequenza brevissima, in pratica uno dietro l'altro». E ancora: "Anche se sul breve periodo i bus elettrici potrebbero rivelarsi più economici, sul lungo periodo l'operazione potrebbe diventare insostenibile dal punto di vista finanziario. Le linee tramviarie, infatti, godono di un finanziamento regionale maggiorato rispetto al trasporto su gomma. I bus elettrici, invece, sono equiparati agli autobus – dice ancora Ragona – e la frequenza delle loro corse genererebbe un chilometraggio tale che non potrebbe essere coperto dai soldi messi disposizione da Venezia».