Crisi Atac

Roma: Atac, tutti a piedi. Anzi, no.

Roma: Atac, tutti a piedi. Anzi, no.

Una dichiarazione choc dell'assessora alla Mobilità del comune di Roma (poi ritirata) riporta al centro dell'attenzione nazionale il destino dell'Atac. 

«Se il concordato non dovesse andare a buon fine e tramutarsi in un fallimento aziendale o in un'amministrazione straordinaria, già dal 27 gennaio ci sarebbe il rischio di blocco del servizio» Così parlò l'assessore alla mobilità del comune di Roma Linda Meleo (costretta poi, in serata, a una precipitosa marcia indietro) secondo quanto riportato da tutti gli organi di stampa oggi in edicola.     Che il caso "Roma" sia quotidianamente sotto la lente di ingrandimento di stampa e opinione pubblica è nell'ordine naturale delle  cose, trattandosi della capitale. Il fatto è che a Roma è in pericolo il diritto alla mobilità dei cittadini e che intorno alle sorti dell'azienda di trasporto pubblico più indebitata d'Italia, l'Atac, si sta combattendo da oltre un anno una battaglia campale fra l'attuale compagine che regge le sorti della città  e le opposizioni dentro e fuori dal Gra.     Ogni giorno che passa i toni della polemica si fanno sempre più accesi. L'ultimo grido (in ordine di tempo) l'ha lanciato ieri l'assessore alla mobilità, Linda Meleo, che ha prospettato durante una  riunione della commissione trasporti dell'assemblea capitolina, il blocco totale del servizio di trasporto pubblico nel caso in cui la richiesta di concordato in continuità non andasse a buon fine.     Il termine, dopo la proroga di 60 giorni concessa dal tribunale, com'è noto, scade fra pochi giorni (il 26 gennaio) e del piano industriale per il riequilibrio del conto economico su cui, in ultima istanza, il giudice è chiamato ad esprimersi per concedere il concordato in continuità, non c'è traccia. Oltre al recupero di produttività (aumento delle ore lavorative) con cui si è raggiunto un faticoso accordo con le organizzazioni sindacali, c'è poco altro. Troppo poco.     Da qui la minaccia dell'assessore di un blocco del servizio di trasporto in caso di rigetto da parte del giudice. In molti sostengono che a fronte delle misure minime abbozzate nel piano industriale l'intera strategia poggi unicamente sulla proroga fino al 2021 (in scadenza nel 2019) del contratto di servizio con Atac: un guadagnare tempo, da parte dell'attuale amministrazione, nella speranza di giorni più sereni.      La precipitosa marcia indietro fatta in serata dall'assessore (che ha parlato di fraintendimento delle sue parole) non sposta di un centimetro il nocciolo della questione: l'Atac ha bisogno di essere rifondata. E pochi dubbi, al riguardo, li ha manifestati anche l'ex assessore alle partecipate di nomina grillina Massimo Colomban che in un'intervista concessa al quotidiano romano "Il Messaggero"   ha espresso le sue perplessità sulla strategia adottata fino ad ora e la chiusura totale del Campidoglio a Fs che in diverse circostanze ha manifestato un interesse concreto nei confronti di Atac.     Ancora pochi giorni, dunque, e i romani conosceranno il destino di Atac. Quello che è certo è che la mobilità della capitale  rischia di diventare tema centrale dell'imminente campagna elettorale.

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