Concordato Atac

Roma: l’Atac lascerà le ferrovie locali

Roma: l’Atac lascerà le ferrovie locali

Nel piano consegnato nel futuro di Atac non c'è più spazio per le ferrovie concesse. Per i creditori c'è l'impegno a versare subito 357 milioni e il resto attraverso l'emissione di obbligazioni.

Il piano è finalmente arrivato sulla scrivania del magistrato. Nero su bianco, i buoni propositi dell'azienda di trasporto più indebitata d'Italia, che dovrebbero indurre il giudice relatore Lucia Odello a dare il via libera definitivo al concordato in continuità. Nelle 133 pagine depositate il management di Via Prenestina ha spiegato come e quando intende pagare i creditori ma, soprattutto, ha disegnato l'Atac del futuro.   Sul lato dei debiti i tecnici che hanno lavorato al documento scrivono che i crediti prededucibili saranno saldati al 100%, mentre quelli chirografari al 31% in tre anni. Per il resto sono proposte obbligazioni emesse dopo il 2021, con una tranche del 30% e una del 39%, sempre attraverso «strumenti finanziari in conversione».     Dunque, l'azienda si impegna a versare "subito" 357 milioni di euro, di cui 193 per i chirografari. Nel piano sono previste anche le alienazioni degli immobili (come le ex rimesse di San Paolo, Vittoria, piazza Ragusa, area Garbatella) e dei terreni di Atac. Valore stimato: 91 milioni di euro.      Per quanto riguarda gli aspetti industriali, invece, il piano disegna un'azienda con una marcata vocazione al trasporto su gomma. Escono dal perimetro Atac le ferrovie concesse: Roma-Lido, Roma-Viterbo, Roma-Giardinetti. Nelle previsioni del team guidato da Paolo Simioni l'Atac dovrà passare dagli attuali 81,6 milioni di chilometri ai 96,2 del 2021. Rimangono sotto il controllo dell'azienda le tre linee della Metropolitana.     Via Prenestina conta di recuperare i chilometri persi attraverso due leve: la prima attraverso il rinnovo della flotta che prevede entro il 2021 l'entrata in servizio di 700 nuovi autobus; l'altra attraverso l'incremento delle ore lavorate di autisti di autobus e macchinisti.     Queste le carte messe sul tavolo dal Campidoglio. L'ultima parola spetta al tribunale civile di Roma: in caso di rigetto si aprono le porte per il fallimento dell'azienda.

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