Crisi Atac

Atac: il piano B dietro l’angolo

Atac: il piano B dietro l’angolo

Sul destino di Atac pende il giudizio dei magistrati che hanno "rimandato" il piano industriale preparato dall'azienda capitolina per ottenere il concordato in continuità. Intanto spunta un piano B

Per ora si tratta solo di indiscrezioni, pubblicate oggi sulle pagine romane del quotidiano "Il Corriere della Sera". Il fatto è che sul salvataggio di Atac , dopo il "rinvio al mitente" del piano presentato dai vertici dell'azienda di trasporto capitolina da parte dei giudici chiamati a decidere sulla concessione del concordato in continuità, le nube si sono fatte ancora più dense.     Scrive il quotidiano, infatti, che nonostante la scelta blindata della giunta pentastellata  di mantenere dentro al perimetro pubblico l'azienda Tpl più indebitata d'Italia, dalle parti del Campidoglio si comincia a pensare a un piano B nel caso le correzioni richieste dal Tribunale di Roma non dovessero convincere del tutto i magistrati.     Da qui la necessità di tirare fuori dal cilindro una soluzione in grado di scongiurare il fallimento dell'azienda. Gli scenari che potrebbero aprirsi – scrive il "Corriere" – sono molteplici: da una partnership con Fs, che fornendo treni e bus consentirebbe alla municipalizzata di garantire la continuità del servizio, fino all' extrema ratio della messa a gara con la società di trasporto ferroviario in pole position per aggiudicarsi il bando . In alternativa Fs potrebbe fornire gli strumenti finanziari necessari, dopo i rilievi della procura, per la tenuta del piano e il ristoro del debito, entrando come gestore (totale o parziale) della mobilità capitolina.      Per ora le reazioni della maggioranza stellata non si discostano dal "non possomus": sul trasporto pubblico i grillini si giocano una partita che incide moltissimo sugli equilibri interni del movimento. La linea del Piave è Atac pubblica e no al referendum promosso dai Radicali che, secondo programma si terrà la seconda domenica di giugno. Per ora.     Certo è che su tutta la vicenda pesa come un macigno il giudizio ultimo dei magistrati. Senza i chiarimenti richiesti il concordato non si può fare, e senza concordato, in mancanza di una soluzione che guarda al mercato (soldi da far uscire dalle esangui casse capitoline non ce ne sono) giocoforza rientrano in gara i privati che possono aprire i cordoni della borsa.     Partita complessa dunque, che si intreccia anche con l'attesa della nascita del nuovo governo che, in caso di ingresso a Palazzo Chigi del Movimento 5 Stelle, potrebbe far tirare un sospiro di sollievo dalle parti del Campidoglio.

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