L'operatore di bike sharing Ofo ha chiuso i battenti lasciando un debito di oltre 300 euro e una quarantina di disoccupati
Nella grande corsa alla mobilità condivisa non tutti riescono ad arrivare al traguardo. E' il caso di Ofo, la società cinese di Bike sharing sbarcata sotto il Duomo nell'estate del 2017 – insieme alle connazionali e concorrenti Mobike – che ha alzato bandiera bianca dopo soli due anni lasciandosi dietro un debito di oltre 340 mila euro e una quarantina di persone senza lavoro. Colpa della concorrenza, del vandalismo diffuso, di una organizzazione non all'altezza, fatto sta che delle 4000 bici gialle rimaste sulle strade se ne sta occupando ora il Comune. Intanto BikeMi (il servizio che Atm ha affidato a Clear Channel e ha appena compiuto dieci anni di vita) resiste, nonostante la concorrenza abbia intaccato i suoi numeri. In queste settimane si sta rinnovando la flotta, con la sostituzione di 700 bici. Nei prossimi mesi toccherà alle 1.150 a pedalata assistita, comprese le 150 attrezzate con i seggiolini per bambini. Nel 2020, sarà il turno delle tremila rimanenti. Entro fine anno arriveranno altri 630 nuovi mezzi. Alla fine, il sistema «tradizionale» potrà contare su quasi 5.500 biciclette.