Emergenza Coronavirus

Fase 2: i nodi intricati del Tpl

Fase 2: i nodi intricati del Tpl

In attesa dell'avvio della Fase 2 il nodo da sciogliere rimane quello del trasporto pubblico. Le misure di distanziamento obbligatorie renderanno complicato l'organizzazione dei servizi di trasporto senza l'adozione di misure che Asstra, l'associazione degli operatori del settore, indica come pre-condizioni indispensabili

Nei giorni scorsi l'Asstra, l'associazione  nazionale delle aziende di trasporto pubblico locale in Italia, ha diramato un documento contenente le linee guida in previsione della cosiddetta Fase 2.   Non c'è dubbio che il problema dei trasporti pubblici, in presenza dell'obbligo di distanziamento sociale, rimane quello di pià difficile soluzione per una effettiva ed efficace ripartenza.   Nelle dichiarazione rese alla stampa in questi giorni la titolare del dicatero delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli, è stata categorica: "per i passeggeri la fase 2 dovrà essere governata con stazioni ferroviarie, metropolitane, aeroportuali e di bus cittadini con sistemi di distanziamento quasi obbligati. Ci saranno percorsi fissi per evitare l'incrocio di persone, uno davanti all'altro con corsie preferenziali e obbligate."   Dunque, si potranno usare i mezzi di trasporto ma con strettissime misure tese a scongiurare affollamenti sulle vetture e nelle stazioni. Un problema, si diceva, di difficile soluzione e che comunque richiede uno straordinario sforzo di organizzazione per le aziende Tpl.   Nel documento diffuso da Asstra si sottolinea infatti che l'applicazione rigida delle misure di distanziamento rischia di non trovare applicazione. Scrive Asstra: "Obbligare al distanziamento attuale (1persone/mq) comporterebbe, infatti, riduzioni della capacità di carico dei mezzi non sostenibili (riduzioni che si aggirano tra il 50% ed il 70% della capacità di carico; 70% di riduzione del carico per autobus urbani/extraurbani e circa 50% per treni regionali) con conseguente rischio del ricorso indiscriminato al mezzo privato non potendosi, nell’immediato, incrementare le frequenze per indisponibilità di mezzi e di personale (la produzione di mezzi richiederebbe tempi variabili che vanno dai 18 ai 36 mesi in relazione alla tipologia dei mezzi, bus o treni) e per mancanza di capacità delle reti ferroviarie. La rigida applicazione di tale regola, oltre a non essere compatibile con la  conformazione dei mezzi di trasporto pubblico, determinerebbe, pur in presenza di una domanda sensibilmente ridotta, l’insufficienza della offerta di trasporto".   Per l'associazione degli operatori Tpl senza l'adozione a monte di una serie di misure in grado di programmare e regolamentare il "ritorno" sui mezzi pubblici, il solo obbligo di distanziamento obbligatorio, oltre all'uso perentorio di mascherine e guanti per gli utenti, non può essere garantito. Asstra ritiene che debbano verificarsi, prima, delle pre-condizioni:  1) Istituzione organismi di coordinamento tra Enti competenti e aziende di trasporto – Le aziende Tpl devono operare in stratto contatto con gli Enti territoriali(tavolo di coordinamento). Le aziende, inoltre, chiedono che siano fornite "le necessarie agevolazioni e semplificazioni normative ed amministrative per la rapida attuazione degli obiettivi e favorire, ove necessario, la collaborazione con i privati.  Infine, è necessario che vengano previste, ove necessario, "le adeguate coperture economiche". 2) Rimodulazione orari città e territori – Le aziende chiedono una diversificazione degli orari di avvio delle attività scolastiche, universitarie, lavorative,produttive. 3) Smart working e digitalizzazione – Ulteriori incentivazioni del ricorso allo smart working da parte delle imprese e delle pubbliche amministrazioni

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