Dal prossimo 4 maggio si allentano le maglie del lockdown. Ripartono molte attività produttive. Per il Tpl confermate tutte le restrizioni e l'obbligo di distanziamento sociale a bordo dei mezzi di trasporto.
Alle 20.30 di ieri sera il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha illustrato gli attesi provvedimenti per la cosiddetta Fase 2 che dal prossimo 4 maggio scatteranno in tutto il paese. Chi ieri sera si aspettava una sorta di "liberi tutti" è rimasto deluso. La cosiddetta Fase 2, attesa da milioni di cittadini chiusi in casa da quasi due mesi, presenta poche novità. La stella polare che l'esecutivo ha deciso di seguire rimane quella del distanziamento sociale sebbene a maglie leggermente allargate. La necessità di rimettere in moto il paese si scontra, infatti, con il dovere di salvaguardare la salute dei cittadini è, sfortunatamente, queste cose non collimano. Rimangono, dunque, in piedi tutte le precauzioni che, in estrema sintesi, si traducono nel divieto assoluto di assembramenti: le attività che dal prossimo 4 maggio riprenderanno dovranno rigorosamente rispettare le misure di sicurezza (le stesse in vigore dall'inizio della pandemia) senza nessuna deroga. Resta in vigore, inoltre, l'obbligo dell'autocertificazione per gli spostamenti anche se questi ultimi sono ampliati rispetto a prima. Per quanto riguarda il Tpl le misure comunicate erano largamente attese: nessuno potrà salire su un mezzo pubblico senza mascherine o guanti; un metro è la distanza minima obbligatoria. Cosa questo significhi per il Tpl è facile da immaginare. Le prescrizioni sono chiare: la loro attuazione è ora demandata alle singole aziende sparse sul territorio nazionale che dovranno attrezzarsi per farle rispettare. Operazione non facile se, come sottolineato alcuni giorni fa da Asstra, l'associazione nazionale che rappresenta gli operatori del trasporto pubblico, non verranno contemporaneamente adottate tutta una serie di misure tese a cambiare radicalmente le abitudini dei cittadini partendo, in primo luogo, da una diversa distribuzione degli orari di lavoro per scongiurare le classiche ore di punta. Con la riduzione dell'ordine del 25% sul fattore di carico di ciascun mezzo l'ipotesi di mantenere inalterati gli orari, con i conseguenti affollamenti pre virus, appare infatti impraticabile. In attesa di comunicazioni ufficiali da parte delle aziende tpl riguardo le soluzioni che verranno adottate, in virtù delle restrizioni confermate, circolano in questi giorni sugli organi di informazione alcune delle raccomandazioni espresse dal comitato tecnico scientifico che in queste settimane ha coadiuvato la Presidenza del Consiglio e i vari ministeri: termoscanner per misurare la febbre ai pendolari nei grandi hub ferroviari; abolizione del contante per l'acquisto dei biglietti (dematerializzazione e automatizzazione); dispenser di gel igienizzante vicino alle macchinette dei biglietti, eliminazione dei tornelli all'ingresso delle stazioni delle metropolitane (per scongiurare possibili code); steward a bordo dei mezzi per far rispettare le distanze; sanificazione quotidiana dei mezzi di trasporto.
Queste appena citate sono le misure che con diversa modulazione tutte le aziende Tpl dovranno adottare.
Chiuso il capitolo sulla ri-organizzazione del servizio si apre ora la partita relativa al'equilibrio economico finanziario di tutte le imprese del Tpl che per effetto dell'epidemia e delle successive restrizioni si trovano a un passo dal default.
I posti "perduti" su aerei, bus e metro, per non parlare di navi e traghetti, saranno milioni e i mancati ricavi delle aziende private e di quelle del Tpl, il trasporto pubblico locale, supereranno, secondo le prime stime, i 4-5 miliardi. Da qui la necessità di trovare delle compensazioni, dei fondi da assegnare alle aziende, dall'Atac alle Fs, dall'Alitalia all'Atm, che hanno visto ridimensionati gli introiti. In questi giorni il Professor Giuseppe Catalano, capo struttura tecnica del Ministero Infrastrutture e Trasporti, nel corso di una teleconferenza organizzata dalla rivista Autobusweb, ha confermato che il Mit sta studiando l'istituzione di un fondo "compensativo" che dovrà ristorare le perdite subite ma, al momento, non si conoscono i dettagli della misura nè l'entità delle somme che verranno destinate.