Un conto salatissimo per l'intero settore del trasporto passeggeri. In un articolo del "Sole 24 Ore" le stime delle perdite per il 2020
“A fine anno il sistema nazionale del trasporto pubblico passeggeri urbano ed extraurbano potrebbe pagare un conto altissimo al Covid-19: minori ricavi da traffico per circa 4 miliardi di euro”.
In un articolo pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano economico “Il Sole 24 Ore” a firma di Marco Morino, si fa una prima analisi sull’impatto dell’epidemia Covid sul sistema di trasporti passeggeri nel nostro paese.
I numeri presentati dal quotidiano evidenziano uno stato di crisi diffuso e generalizzato che protrarrà i suoi effetti ben oltre il 2020.
La Pandemia ha colpito tutti i settori della mobilità causando un vero e proprio shock per i trasporti. Autobus, filobus, tram, metropolitane e treni regionali, servizi ferroviari a lunga percorrenza, trasporto passeggeri su gomma a lunga percorrenza, treni ad Alta velocità e intercity; tutti fermi o quasi, con volume di traffico ridotti ben oltre il 90% nelle prime fasi dell’epidemia.
Numeri certo giustificati durante tutto il periodo di quarantena e con i servizi ridotti allo stretto indispensabile da parte di tutte le aziende tpl che hanno riprogrammato il servizio e ridotto drasticamente gli orari e le frequenze. Ma l’effetto della pandemia è destinato a protrarre nel tempo i suoi effetti anche dopo la fine del lockdown.
«Nel periodo dal 22 febbraio al 4 maggio – dice al quotidiano Andrea Gibelli, presidente di Asstra – il settore del tpl in Italia ha registrato circa 800 milioni di euro di minori introiti. Per l'intero 2020 le nostre stime indicano una perdita pari a circa 1,5 miliardi».
Numeri che devono tuttavia trovare una conferma nelle prossime settimane quando i volumi di traffico torneranno a crescere: Dice ancora Gibelli: “dopo il 4 maggio, c'è stata una lenta risalita. Ora siamo a circa 2,6 milioni di passeggeri al giorno. Il tpl registra una timida ripresa della domanda, ma i numeri restano molto lontani rispetto al pre Covid”.
Sui ricavi futuri – sottolinea il presidente di Asstra – avranno un peso determinante le norme previste per il distanziamento sociale (almeno 1 metro tra le persone), che limitano la capacità di trasporto dei mezzi pubblici al 25-30% del numero di passeggeri trasportati in condizioni di normalità.
Certo, la creazione di un fondo di 500 milioni inserito nel Decreto dello scorso 13 maggio, destinato a compensare le riduzioni da ricavo da traffico, è una boccata di ossigeno per le imprese, ma lo stato dei conti indica che occorrerà presto rimetterci altre risorse.
I segnali che arrivano con l’inizio della fase 2 sono ancora troppo timidi: nella prima settimana (4-10 maggio) si stima una crescita del traffico intorno al 17% rispetto al periodo pre Covid. L’obbligo di osservare la distanza sui mezzi di trasporto e una paura ancora diffusa fra i cittadini spingono questi ultimi a preferire l’automobile ai mezzi pubblici. In base alle previsioni degli operatori, dopo due mesi abbondanti di lockdown a biglietti zero, si può già ipotizzare che quest'anno i mancati ricavi per il sistema del trasporto pubblico locale (tpl) potrebbero raggiungere gli 1,5 miliardi di euro. Anche il settore ferroviario accusa il colpo. Interpellato dal quotidiano Gianbattista La Rocca,amministratore delegato di Italo,dall'inizio della crisi a oggi i treni “rossi” hanno fatto registrare una perdita di fatturato superiore ai 200 milioni di euro. E le previsioni sono che ci vorrà ancora molto tempo per arrivare ai livelli di traffico pre Covid.
Per Orazio Iacono, amministratore delegato di Trenitalia nel periodo di lockdown il gruppo ha perso circa 10 milioni di euro al giorno per la mancata vendita dei biglietti. “Solo nei mesi di marzo e aprile – ha dichiarato nel corso di un’audizione alla Camera – Fs ha registrato una perdita di fatturato di 500 milioni di euro, rispetto allo stesso periodo del 2019 che, proiettata a fine anno, vale quasi 2 miliardi”.