Il primato dell’auto per gli spostamenti rimane saldo, la micro-mobilità come soluzione occasionale. Il recente studio diffuso da ANIASA conferma le abitudini degli italiani
Gli italiani sono tornati a muoversi come nel periodo pre-COVID. L’auto resta il mezzo preferito per gli spostamenti (2 su 3 la usano abitualmente), mentre i trasporti pubblici faticano ad essere competitivi. Il maggiore utilizzo di auto non si sta traducendo in maggiori vendite, anzi la campagna contro le alimentazioni diesel e benzina ha penalizzato il mercato e l’elettrico oggi viene acquistato quasi esclusivamente nelle metropoli del Centro-Nord Italia e dalle flotte aziendali. Con il graduale ritorno al lavoro in presenza, le forme alternative di mobilità (monopattini ed e-bike, su tutte) risultano meno utilizzate rispetto alle aspettative.
Sono queste le principali evidenze che emergono dalla ricerca “L’Italia riaccende i motori della mobilità – Nuove esigenze o abitudini consolidate?” condotta da ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, e dalla società di consulenza strategica Bain & Company (su un campione ampiamente rappresentativo di 1.000 residenti nelle principali città italiane, intervistati nel mese di maggio 2021), e presentata nei giorni scorsi.
L’uso dell’auto è tornato ai livelli pre-COVID. Fermi gli acquisti
Secondo l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani, l’automotive è il settore più colpito in assoluto dalla crisi, con una perdita di cassa di 10 miliardi di euro nel 2020 e un aumento dell’indebitamento per circa 9 miliardi. Sul fronte della mobilità su strada, invece, dopo i numerosi lockdown, l’utilizzo dell’auto è tornato ai livelli pre-COVID (2 italiani su 3 la usano per spostarsi) e quasi li ha superati, mentre si registra un ricorso sempre più limitato al Trasporto Pubblico Locale (solo il 42% del campione lo utilizza in modo ricorrente). Il maggiore ricorso alle quattro ruote non si traduce però in nuove vendite di auto, rimaste nei primi 5 mesi del 2021 addirittura sotto i livelli del 2019 (-28% vs maggio 2019). Gli italiani infatti preferiscono piuttosto comprare un’auto usata o mantenere la vecchia auto di proprietà, magari Euro 2 o Euro 3 (con conseguente impatto sull’inquinamento e sulla minore sicurezza).
Le soluzioni di micro-mobilità non sostituiscono l’auto
L’auto in particolare è il mezzo prediletto da chi si muove in periferia, dove il trasporto pubblico è meno presente, e dai pendolari. Un trend significativo degli ultimi mesi riguarda gli spostamenti in bicicletta (con un boom di acquisti, 2 milioni solo nel 2020) e sui monopattini (125.000 pezzi venduti nei primi 7 mesi del 2020), con molti nuovi operatori nati a Milano e Roma nel giro di pochi mesi.
La bicicletta, però, per il 69% dei suoi utilizzatori, è un mezzo utilizzato esclusivamente nel tempo libero e quindi non sostituisce altre forme di mobilità. Una casistica simile riguarda anche chi invece utilizza in modo frequente il car sharing e il monopattino: in gran parte dei casi, questi non hanno un’auto personale e li utilizzano in combinazione con il TPL. Gli automobilisti (anche pendolari) e gli utenti della micro-mobilità presentano due profili molto diversi tra loro ed è quindi impossibile pensare di sostituire l’automobile con la micro-mobilità. L’auto ed il TPL restano ad oggi la migliore soluzione per flessibilità e costi di gestione e non hanno di fatto reali alternative agli occhi del pendolare che si muove tutti i giorni.
Un altro fattore importante che in questi mesi ha inciso in modo decisivo sui consumi di mobilità è il remote working. Secondo la ricerca, l’auto oggi è usata maggiormente proprio da chi dichiara di lavorare meno da remoto, mentre car sharing e monopattini sono usati soprattutto da chi lavora da casa (per più di 3 giorni a settimana). Il dato di fatto è che i consumatori stanno tornando progressivamente a lavorare in sede, con i giorni di remote working che, dopo essere saliti da meno di 1 nel 2019 a quasi 3 a settimana nel 2020, ad oggi sono già tornati a circa 2 giorni. Questo trend, in un contesto in cui il TPL fatica a rimanere competitivo, sta favorendo il ritorno all’uso dell’auto personale. L’automobile quindi vince al momento la partita della mobilità. Ma quali sono allora le auto preferite dagli italiani?
La rincorsa dell’elettrico: cresce solo nelle metropoli e grazie alle flotte aziendali. Al Sud è all’1%
La campagna contro le alimentazioni diesel e benzina sta dando i suoi frutti: nel 2020 le immatricolazioni di auto endotermiche, che restano comunque la scelta preferita dal consumatore, sono scese dall’84% dell’anno precedente al 71%.
Il consumatore si è orientato fortemente verso l’ibrido, che ha assorbito quasi tutto il calo crescendo dal 6% al 18% (principalmente da mild hybrid). Rimangono stabili le alimentazioni a gas (9%) e cresce, anche se di poco, l’elettrico puro, dallo 0,6% del 2019 al 2,3% del 2020 (ben poco rispetto al 6-7% di Francia e Regno Unito o al 54% della Norvegia). L’elettrico sale al 5% di quota nelle grandi metropoli, dove viene acquistato soprattutto dal settore delle flotte aziendali, e rimane intorno al 2% in tutto il resto del Paese. La quota di privati che comprano veicoli alla spina non supera l’1,7% e la media dei veicoli a batteria elettrica scende addirittura all’1% al Sud, dove si preferiscono GPL e Metano (quota al 13%). Il 51% dei consumatori indica l’elevato costo del veicolo alla base di questa ritrosia verso l’elettrico, problema evidentemente non risolto dagli incentivi.
(Fonte: www.aniasa.it)