Il Consiglio de Ministri ha dato il via libera alla legge sulla concorrenza. Confermata la delega sul trasporto pubblico non di linea. Dura presa di posizione delle OO.SS di settore
Promuovere la concorrenza nel conferimento delle licenze e garantire una miglior tutela del consumatore. Sono i due principali obiettivi indicati nell’articolo del ddl concorrenza dedicato alla riforma di taxi e Ncc. La misura prevede una delega al Governo per adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del disegno di legge, su proposta del Mims e del Mise, un decreto legislativo per la revisione della disciplina in materia di trasporto pubblico non di linea. In particolare, come spiega la relazione illustrativa allegata alla bozza del ddl, il decreto dovrà adeguare l’offerta di servizi alle nuove forme di mobilità esistenti che utilizzano app e piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti, riducendo gli adempimenti amministrativi a carico degli esercenti degli autoservizi pubblici non di linea. Il decreto dovrà inoltre adeguare il sistema sanzionatorio per le violazioni amministrative, individuando sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità della violazione, anche al fine di contrastare fenomeni di abusivismo, demandando la competenza per l’irrogazione delle sanzioni agli enti locali.
Non si è fatta attendere la reazione delle organizzazioni sindacali dei conduttori delle auto “gialle” che con un comunicato inviato all’agenzia Ansa annunciano una dura opposizione al provvedimento: “L’ipotesi di introdurre il comparto del trasporto pubblico non di linea nel ddl concorrenza – si legge nella nota congiunta firmata da Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Tam, Satam, Claai, Unimpresa, Usb taxi, Or.S.A taxi, Ati Taxi, Fast Confsal e Associazione Tutela Legale Taxi – è per noi inaccettabile. Siamo pronti alla mobilitazione”,
“La normativa che disciplina il settore – continua il comunicato – è già stata profondamente revisionata e adeguata ai tempi nel 2019, ed ha abbondantemente superato il vaglio di legittimità della corte costituzionale, allora presieduta dal Ministro Marta Cartabia. Ad oggi occorre solamente concludere l’iter di riforma con l’approvazione dei previsti decreti attuativi e di un DPCM per la disciplina delle app, già nella disponibilità legislativa della Presidenza del Consiglio”.
Per i sindacati “la possibilità che le istituzioni possano cedere alle pressioni esercitate da particolari gruppi di interesse e alle fameliche mire di grandi multinazionali che gestiscono piattaforme di intermediazione tecnologica, abbandonando così i lavoratori del settore a ricatti e sfruttamento, trasformandoli di fatto da drivers in riders, vedrà la nostra ferma e dura opposizione e la nostra mobilitazione”.