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Bergamo: rapporto sugli spostamenti, i bergamaschi preferiscono l’auto

Bergamo: rapporto sugli spostamenti, i bergamaschi preferiscono l’auto

Il rapporto elaborato dall’Agenzia della Mobilità di Bergamo dice che solo il 6,7% degli spastamenti avviene sui mezzi pubblici.

In queste ore l’Agenzia della Mobilità di Bergamo ha diffuso un rapporto condotto da Isfort circa le abitudini negli spostamenti dei cittadini bergamaschi. La rilevazione è stata condotta tra marzo e aprile e ha interpellato i residenti tra i 14 e gli 84 anni, con 1.877 interviste.
Dall’analisi il macro dato che emerge è che il Tpl cattura solo il 6,7% delle preferenze negli spostamenti da parte dei cittadini a fronte del 67,8% effettuato con il mezzo privato.

Il rapporto rileva inoltre che gli uomini fanno spostamenti più lunghi delle donne e solo un quarto degli spostamenti supera i 10 chilometri ma il 55,2% sono extraurbani. Anche l’età entra in gioco: più si invecchia, più si contraggono la distanza giornaliera percorsa e il tempo impiegato per muoversi. Inoltre, solo un quarto di tutti gli spostamenti supera i 10 chilometri.

La parte del leone negli spostamenti registrati la fa il tessuto provinciale rispetto a quello cittadino: la quota di percorsi extraurbani è del 55,2% rispetto a quella degli spostamenti urbani che è del 44,8%).

L’indagine rileva inoltre che chi viaggia lo fa soprattutto per lavoro (40,1%) e nel tempo libero (33%). Il dato curioso che emerge rispetto all’uso del mezzo privato è che i bergamaschi fanno registrare una media superiore alla media lombarda (62,2%) che italiana (64,7%). L’uso dell’auto è dominante nella fascia dai 30 ai 45 anni: in questa fascia gli spostamenti in auto l’auto salgono al 75,3% mentre i mezzi pubblici scendono al 5,5%. Per quanto riguarda i mezzi pubblici, tra le classi d’età prevalgono gli studenti: il 48,7% sono viaggiatori tra i 14 e i 29 anni, mentre solo il 3,2% ha più di 65 anni.

Una polarizzazione confermata da Marcello Marino, direttore dell’Agenzia del Tpl: «Nel bacino di Bergamo la popolazione scolastica di riferimento è composta da circa 44 mila studenti. Nell’orario di punta solo sulle linee di forza, senza considerare quelle di adduzione, offriamo 56 mila posti. Il problema è che questo sforzo rappresenta più del 60% dell’offerta di trasporto pubblico, a dispetto di una popolazione mobile in età lavorativa che è attorno ai 450 mila individui».

Continua, poi, l’effetto post pandemia per il Tpl: il saldo tra chi dichiara di usare più i mezzi pubblici e chi invece li utilizza meno è in rosso nelle ore di punta (-11,4%), in quelle di morbida (-15,6%) e nei fine settimana (-9,4%). Un copione che si stima anche per il futuro prossimo: rispettivamente -10,5%, -8,3% e -6,3%.

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