Costi alti, ricavi bassi e eccessiva dipendenza dai contributi

ROMA. TRASPORTO, ITALIA CENERENTOLA: DIECI ANNI DI ARRETRATEZZA RISPETTO AI PRINCIPALI PAESI DELL'EUROPA

ROMA. TRASPORTO, ITALIA CENERENTOLA: DIECI ANNI DI ARRETRATEZZA RISPETTO AI PRINCIPALI PAESI DELL'EUROPA

A stabilire i dettagli è uno studio sul tpl condotto su oltre 100 aziendeIl tpl in Italia garantisce 1,8 miliardi di chilometri, trasporta oltre 5 miliardi di passeggeri, impiega circa 100 mila persone, fa circolare 45 mila veicoli fra bus, tram e metro con un fatturato complessivo che si aggira nell'ordine di 7 miliardi di euro

I trasporti italiani in netto ritardo rispetto ai principali paesi delL'Europa.
Lo stabilisce uno studio sul trasporto pubblico locale condotto da Bain & Company su un campione di oltre 100 aziende.
Il nostro paese paga un divario di dieci anni nel trasporto pubblico locale con costi più elevati, ricavi più bassi e una dipendenza troppo marcata dai contributi pubblici che  rendono il sistema poco redditizio e scarsamente competitivo.

Il tpl in Italia ha un notevole peso economico ed ogni anno garantisce 1,8 miliardi di chilometri, trasporta oltre 5 miliardi di passeggeri, impiega circa 100 mila persone, fa circolare 45 mila veicoli fra bus, tram e metro con un fatturato complessivo che si aggira nelL'ordine di 7 miliardi di euro.

A parità di fatturato le Ferrovie dello Stato trasportano solo un decimo del Tpl. Sulle 1.238 aziende operanti in Italia l’87% è rappresentato da realtà private, ma è il restante 13% di proprietà pubblica (enti locali) ad erogare il 68% della produzione chilometrica nazionale.
Inoltre le prime 5 aziende coprono il 27% del mercato.

"Il punto di criticità maggiore del nostro sistema di Tpl è che è strutturalmente in perdita".

I ricavi da traffico in Italia coprono solo il 29% dei costi operativi contro il 39% in Francia, il 60% in Germania, l’81% del Regno Unito e la media europea del 58%. Il divario deriva sia dalla scarsa capacità di generare ricavi da traffico (1 euro per km contro 2,2 in Germania e 1,5 in Gb), sia dai maggiori costi operativi (3,6 euro per km come in Germania, contro 1,9 del Regno Unito).

Decisamente significativo il gap in termini di tariffe: il costo mensile di un abbonamento urbano in Italia è pari a 25,7 euro contro la media europea di 40,59 euro. In termini di produttività il sistema italiano sconta un deficit del 20% rispetto alle best practice europee (17.972 km percorsi/addetto contro 21.661 medio in Europa), corrispondenti a 20.000 addetti equivalenti e la velocità commerciale è inferiore del 10-15% rispetto agli altri Paesi. Risultato finale: con i conti strutturalmente in rosso (ebit negativo pari a 2,3%), il costo a carico della collettività è di oltre 10 milioni di euro al giorno, cioè 4 miliardi di contributi annui.

"Siamo alla vigilia di un grosso processo di cambiamento del settore. Sono quindi sempre più auspicabili alcune azioni per rilanciare il trasporto pubblico locale" spiega ancora Orneli.

Lo studio indica come sempre più "auspicabili" alcune azioni per rilanciare il trasporto pubblico locale:
– innovazione nel modello di governance, con particolare riferimento alla separazione tra regolazione/controllo e gestione, occorre "superare la situazione di conflitto di interesse che vede i Comuni contemporaneamente proprietari delle aziende, clienti e stazioni appaltanti delle gare";
– modernizzazione del sistema di aggiornamento delle tariffe, anche attraverso L'introduzione di meccanismi 'price cap' e L'attribuzione di competenze in materia tariffaria ad un'Autorità indipendente;
– soluzioni "coraggiose" di incremento della velocità commerciale e incentivazione L'utilizzo del mezzo pubblico, finalizzate ad un aumento della domanda;
– identificazione di ambiti territoriali ottimali (ATO) e superamento della frammentazione, attraverso la crescita delle dimensioni d'impresa e L'integrazione territoriale e industriale. Manu Mich. – clickmobility.it

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